In ricordo di don Pino Puglisi: quell’appuntamento mancato con il Cardinale

16 settembre 2019

Don Pino Puglisi non amava le “passerelle di notabili”. Noi notiamo che, nelle ricorrenze del suo assassinio, non mancano i politici che si ‘pavoneggiano’ provando ad essere ciò che non sono. Noi invece proviamo a ricordare questo straordinario sacerdote con un passo di un libro a nostro avviso emblematico

“Nei tre anni che don Pino sarà a Brancaccio la mafia lo farà spiare da un medico e da un ragazzo che frequenta il Centro Padre Nostro…”.

All’indomani delle celebrazioni per l’anniversario della morte di Padre Pino Puglisi, ucciso dai mafiosi il 15 settembre del 1993, dopo le tante battute di petto istituzionali – soprattutto da parte di certi politici della città di Palermo, vogliamo ricordare il prete di Brancaccio con un passo del libro Don Pino Puglisi – Maestri della fede – I grandi protagonisti del Cristianesimo (Mondadori editore).

Apprendiamo che i mafiosi di Brancaccio facevano spiare il sacerdote. A pagina 96 si racconta che, a un certo punto, don Pino Puglisi decide di dare vita a una Confraternita.

“Certo ha delle preoccupazioni: se persone poco pulite tenteranno di entrarvi, sapranno i parrocchiani dire di no?”.

“E’ una scommessa – leggiamo sempre nel libro – è la scommessa della partecipazione”.

La proposta di don Puglisi all’inizio trova molti riscontri positivi. Quando il sacerdote sottolinea le finalità religiose dell’iniziativa il clima si raffredda un po’.

“Don Pino non vuole che, sotto la veste di una confraternita – leggiamo sempre nel volume Don Pino Puglisi – venga legittimata in qualsiasi modo la presenza di persone legate alla mafia, alla sua cultura, come era per il comitato per le feste”.

Il sacerdote tiene la barra del timone dritta: non vuole i mafiosi.

Nel libro si racconta delle discussioni che si registrano intorno al nome da dare alla Confraternita.

“Non dovrà, nelle intenzioni di don Pino – leggiamo sempre nel libro – essere intitolata a San Gaetano, nonostante sia il nome della parrocchia e sembri logico debba essere così, e c’è un motivo: è quello sostenuto da coloro che avevano fatto parte del comitato per le feste e che ancora cercano di inserirsi nelle attività della parrocchia. Si va ai voti. Per don Pino è uno smacco, la sua battaglia di principio, non colta forse da alcuni, è persa: il nome scelto è proprio Confraternita di San Gaetano. Ma nella lettera con la quale il parroco informa l’Arcivescovo della formazione di una nuova Confraternita mette a fondo un colpo da maestro: la Confraternita è dedicata ‘a San Gaetano e a Maria Santissima del Divino Amore’. In fondo è a entrambi che la parrocchie è dedicata, e questa intestazione lunga, poco usata in genere, è la più corretta”.

Padre Puglisi fissa un appuntamento con l’Arcivescovo di Palermo, Cardinale Salvatore Pappalardo. L’appuntamento, si legge nel libro, è per il 10 luglio.

“Vuole forse dare un segnale – leggiamo sempre nel volume Don Pino Puglisi -: che lui e i cittadini di Brancaccio non sono soli. Cerca il sostegno alla nascita di una Confraternita che, diversamente da quanto spesso accade, non sia passerella dei notabili, che non legittimi in special modo un potere che nel quartiere vuol dire mafia”.

“Ma il giorno dell’appuntamento – leggiamo sempre nel libro – il Cardinale va di fretta, non può fermarsi con don Pino, e gli altri che lo stanno già aspettando e lo vedranno andare via, ha preso altri impegni. Il loro appuntamento, dirà, non era nella sua agenda. Si è trattato di un disguido, non era a conoscenza dell’appuntamento con Padre Puglisi per quel giorno. Che si sia trattato di un errore, di un equivoco, il Cardinale Pappalardo continuerà a sostenerlo sempre dopo l’omicidio del parroco di Brancaccio”.

“Allo stesso modo – leggiamo sempre nel libro – i confratelli diranno che don Pino quell’appuntamento disse di averlo preso. Comunque, l’incoraggiamento sperato, probabilmente a causa di un imprevisto, non arriva. Sarebbe probabilmente arrivato in seguito, ma non c’è più tempo, i giorni di don Pino sono contati, su di lui è stata emessa una sentenza di morte”.

Don Pino non c’è più. Notiamo, però, che le “passerelle di notabili” che al sacerdote non piacevano, ci sono sempre…

Foto tratta da Gds Palermo

 

 

 

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