J'Accuse

Altro incendio a Milazzo: ma quando la chiuderanno ‘sta Raffineria che non serve alla Sicilia?

Condividi

Per 638 posti di lavoro si continua a tenere in piedi una raffineria che inquina un tratto di costa della Sicilia che, per le bellezze che ha, dovrebbe puntare sul turismo. Invece si va avanti con la produzione di benzina, senza alcuna agevolazione per i siciliani: solo inquinamento, malattie e morti!

E’ normale che una città come Milazzo, che dovrebbe vivere di turismo e di cultura, debba fare i conti con l’inquinamento della raffineria e anche con gli incendi della stessa raffineria?

Ieri il fuoco è tornato nello stabilimento petrolchimico. Non è stato, per fortuna, un incendio disastroso come quello dell’ottobre 2014. Le fiamme sono state domate subito, ma la paura degli abitanti e, naturalmente, l’inquinamento (ma questo ormai è ‘normale’) non sono stati evitati. Ovviamente.

A fuoco è andato l’impianto di raffinazione che riduce lo zolfo presente negli idrocarburi. Ma, al di là delle spiegazioni tecniche, c’è un problema di inquinamento che gli incendi – ovviamente – accentuano.

A Milazzo gli abitanti ricordano ancora l’incendio dell’ottobre del 2014. Una vicenda che aspetta ancora di conoscere la verità processuale, con la Regione siciliana che lo scorso anno si è costituita parte civile. 

“I reati ipotizzati dalla Procura della Repubblica di Barcellona, guidata da Emanuele Crescenti – nel comunicato diramato lo scorso anno dal Governo regionale – sono: gettito pericoloso di cose e disastro colposo, in relazione alle emissioni di gas, vapori e fumo. L’inchiesta è nata dopo le denunce di numerosi associazioni ambientaliste e di alcuni Comuni dell’hinterland per l’eccezionale diffusione, nelle zone limitrofe allo stabilimento, di patologie dell’apparato respiratorio e tumorali, con sensibile incremento anche del tasso di mortalità”.

In un articolo del quotidiano La Repubblica leggiamo le seguenti dichiarazioni:

“Mi riservo di approfondire – ha dichiarato il sindaco di Milazzo, Giovanni Formica – è perlomeno curioso che la frequenza di questi incendi sia così aumentata negli ultimi anni”.

C’è anche la dichiarazione di Giuseppe Maimone, presidente dell’Associazione per la Difesa dell’Ambiente e della Salute dei Cittadini (ADASC):

“Si tratta di eventi che non dovrebbero verificarsi, soprattutto in un impianto come LCFiner che è stato al centro di diverse contestazioni per il suo potenziale pericolo anche per l’estrema vicinanza con il centro abitato. Già in passato si sono registrati altri problemi all’impianto. Più volte le associazioni hanno chiesto maggiore manutenzione per ridurre al minimo il verificarsi di questi eventi”.

Solo che gli eventi continuano a verificarsi. E per arrivare a capire di chi sono le responsabilità passano anni.

Per la cronaca, nel 1993 un’esplosione avvenuta all’interno della raffineria ha provocato la morte di sette operai.

Dal 1996 la Raffineria di Milazzo è gestita da una società che vede assieme Agip Petroli e Kuwait Petroleum Italia.

Dal 2013 l’impianto ha una capacità di raffinazione di circa 10 milioni di tonnellate di greggio all’anno. La gran parte dei prodotti, finiti e semilavorati, viene spedita via mare dal porto petroli di Milazzo.

Considerando anche le raffinerie di Augusta, la Sicilia raffina dal 40 al 50% del greggio che arriva in Italia, ma i cittadini siciliani non godono di alcuna agevolazione sui prezzi della benzina. Di fatto, i siciliani vengono trattati come colonizzati!

Alla Sicilia, del greggio raffinato che serve a tutta l’Italia, restano solo l’inquinamento dell’ambiente e le malattie che colpiscono le popolazioni di questi luoghi. E’ una vergogna senza fine che grida vendetta!  

Rimane la nostra domanda: perché, ancora oggi, Milazzo deve tenere in piedi questa raffineria? A chi serve? Perché non chiuderla per fare altro? Ma veramente per un pugno di posti di lavoro la Sicilia deve continuare a farsi sfruttare e avvelenare in questo indegno modo?

Alla fine lo sapete quanti mirabolanti posti di lavoro dà questa raffineria che inquina l’ambiente? Appena 638 dipendenti più un migliaio di addetti dell’indotto, stando a quello che raccontano i sindacati. Noi a questa storia dell’indotto non ci crediamo proprio.

A nostro avviso questa raffineria va chiusa e basta. La Sicilia deve puntare sul turismo e sulla cultura. E sulle energie alternative, mandando a quel paese chi continua a inquinarla e ad avvelenarla, causando malattie e morte tra i siciliani.

 

Visualizza commenti

Pubblicato da