I sindaci della Sardegna si battono per l’insularità, i sindaci della Sicilia stabilizzano precari…

11 settembre 2019

‘ANTROPOLOGIA POLITICA’/ Un articolo pubblicato da ‘Sardinia’ post ci consente di cogliere la differenza quasi ‘antropologica’ tra i sindaci dei Comuni della Sardegna e i sindaci dei Comuni della Sicilia. I primi si battono per l’insularità, chiedendo la modifica della Costituzione. I sindaci siciliani si battono per ‘stabilizzare’ i precari… 

In un mondo di totale incertezza, il contenuto di un articolo di Sardiniapost, se raffrontato con la situazione siciliana, ci regala una matematica certezza: che nella politica della nostra Isola il sottosviluppo non ci abbandonerà mai. A meno che i siciliani non si liberino della vecchia politica a partire da Comuni.

Ma leggiamo cosa scrive Sardiniapost, quotidiano on line della Sardegna:

“Uno striscione con scritto ‘Insularità in Costituzione’ esposto nella facciata di ogni Municipio. È questa la protesta alla quale hanno aderito oltre 150 sindaci che venerdì prossimo parteciperanno alla manifestazione diffusa per difendere il principio di insularità. L’iniziativa, promossa dal Comitato, presieduto dall’assessore ai Lavori pubblici, Roberto Frongia, e da Maria Antonietta Mongiu, si rivolge direttamente alle amministrazioni comunali”.

“L’invito – prosegue il quotidiano on linea della Sardegna – è stato accolto tanto che sono sempre più numerosi i sindaci che hanno aderito alla campagna, nata il 7 settembre del 2017, quando veniva posta la firma su quella che poi è diventata una battaglia di tutti i sardi. L’azione concreta è stata la legge di iniziativa popolare depositata in Senato per la modifica dell’articolo 119 della Costituzione. Per i rappresentanti del Comitato, la Sardegna ha urgenza di vedersi riconosciuto un diritto, l’insularità, e questo può avvenire attraverso la modifica della Costituzione, l’unico modo per colmare gli svantaggi che non consentono di progredire”.

“L’appello, rivolto ai Comuni, non vuol essere solo ‘un gesto simbolico, ma l’occasione per urlare con chiarezza che non siamo più disposti a restare silenti e proni di fronte ad un Parlamento che si disinteressa del nostro presente e del nostro futuro’, spiega Frongia, ‘per questo motivo da oggi deve cambiare radicalmente il nostro atteggiamento di fronte allo Stato che non ci ascolta’”.

“Sulla stessa linea Maria Antonietta Mongiu, secondo cui ‘davanti a una battaglia epocale come questa serve unità. L’insularità è una condizione che produce ritardi di sviluppo sociale ed economico e fa dei sardi cittadini con diritti ridotti e affievoliti rispetto ai cittadini della terraferma. Dal riconoscimento del principio di insularità dipende lo sviluppo della Sardegna e delle future generazioni”.

E in Sicilia, invece, che succede? Cosa fanno i sindaci? Stabilizzano precari e pensano ai voti che gli serviranno per farsi riconfermare.

E chi sono i precari? Gente ‘infilata’ nelle pubbliche amministrazioni da politici e sindacalisti che vanno avanti con clientele, raccomandati e raccomandazioni.

Risultato: Comuni gestiti con i piedi, pieni di personale. E cittadini tassati non per avere in cambio servizi, ma per consentire ai Comuni di pagare i precari diventati dipendenti comunali senza aver superato un concorso, alla faccia della Costituzione italiana. Il sottosviluppo e la sottocultura avanti a tutti e a tutto.

E poi ci chiediamo perché la Sicilia rimane indietro…

QUI L’ARTICOLO DI SARDINIA POST

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