Oggi a Pollina, con la Sagra della manna, rivive un’antica tradizione della Sicilia

8 settembre 2019

Un tempo questa coltura era diffusa anche in Toscana e in Calabria. Oggi a portare avanti una tradizione che risale agli anni dei Musulmani in Sicilia è solo la stessa Sicilia: e, precisamente, i frassinicoltori di Pollina e Castelbuono, due centri delle Madonie. Le proprietà di un prodotto che la tradizione della Bibbia ci ha tramandato come un dono divino   

Si celebra oggi, domenica 8 settembre, la XXXII Sagra Della Manna a Pollina che chiude il calendario estivo degli eventi del piccolo borgo delle Madonie.

Per tutto il giorno sarà possibile visitare il Museo della Manna dove sono custodite le tecniche della tradizionale raccolta di questo prodotto che, grazie agli instancabili frassinocoltori di Pollina e dintorni, resta una delle eccellenze delle Madonie.

La sagra, organizzata con la collaborazione del Consorzio Manna, prevede la visita ai campi dimostrativi, le degustazioni a base di manna di prodotti tipici dolci e salati e l’esibizione di Riccardo Termini, musicista di Polizzi generosa (altro paese delle Madonie), vincitore del programma televisivo “La Corrida”.

Durante tutta la giornata di oggi sarà possibile visitare la mostra permanente di Letizia Battaglia e il Museo Maurolico.

La manna è è la linfa che viene estratta dalla corteccia di alcune specie di piante del genere Fraxinus (frassini) e, in particolare, Fraxinus ornus (orniello o frassino da manna).

La coltivazione del frassino da manna, in Sicilia, risale al tempo della presenza dei musulmani tra il IX e il XI secolo dopo Cristo. Ne scrive nel 1080 in un diploma il vescovo di Messina.

Leandro Alberti ne scrive nella sua «Descrittione di tutta Italia» del 1577: tale autore descrive la manna che veniva raccolta nella città di Thuri Sibarite.

Nel 1505 l’umanista Piero Del Riccio-Baldi nel suo «De honesta disciplina» scrive della manna calabrese.

In Sicilia la manna, come già ricordato, si raccoglie nelle campagne di Pollina. Già nella seconda metà dell’Ottocento la manna siciliana era molto nota.

Un tempo la manna era presente, oltre che in Sicilia, in Toscana e in Calabria. Oggi la coltivazione del frassino da manna è presente soltanto sulle Madonie, e precisamente nelle campagne di Pollina e di Castelbuono, in un’area che non va oltre i 200 ettari. In queste contrade resiste l’ultima generazione di frassinicoltori che mantiene in vita un’antica tradizione e un prezioso patrimonio colturale e culturale legato un un settore molto particolare dell’agricoltura. Il mestiere di frassinicoltore da manna è conosciuto con il nome di Ntaccaluòru.

Chi scrive, nei primi anni ’80 del secolo passato ha conosciuto un giovane che dedicava la sua vita a questa coltura: Giulio Gelardi (nella foto tratta da Sapori di Sicilia), che ancora oggi produce la manna a Pollina.

In alcuni centri della Sicilia, fino agli anni ’50 del secolo passato, la manna costituiva la base dell’economia locale. Poi è iniziato un lento declino, anche se la tradizione non è mai venuta meno.

Oggi le condizioni sono cambiate. E la manna ha tutti i numeri per diventare una coltura appetibile, anche per le giovani generazioni che intendono puntare sull’agricoltura. Questo perché la manna offre un buon reddito rispetto al passato: chilo di manna si vende ad prezzo superiore a 20 euro: e il prezzo è sempre in crescita.

Ma cos’è la manna? E’ un liquido biancastro denso e zuccherino. Si tratta, come già accennato, della linfa dei frassini da manna. I tronchi vengono incisi con una tecnica particolare: si utilizza un antico coltello molto sottile e tagliente che ha la forma di una mezzaluna: il mannaruolo.

Le incisioni praticate sugli alberi producono una piccola ferita sul tronco: da questa parte incisa dell’albero sgorgano lentamente due tipi di linfa che, solidificando, danno luogo alla manna vera e propria.

Sotto il profilo chimico la manna è costituita per circa il 60% dal mannitolo, un un alcool esavalente; poi da acqua, zuccheri (mannosi più una piccola percentuale di glucosio e fruttosio). A questi si aggiunge una grande quantità di sali minerali.

Il sapore della manna cambia in base all’albero, in base all’altezza delle incisioni e alla sua purezza. Il sapore è molto particolare: è dolce, ma più che allo zucchero somiglia al miele con sensazioni di gusto che non è semplice descrivere.

Le proprietà della manna sono note da sempre.benefiche sono note da sempre. Intanto è nutriente, ma esercita anche un’azione depurativa. E’ anche idratante e facilita la cicatrizzazione. Per le sue caratteristiche è utilizzata anche dall’industria farmaceutica.

Va anche bene nell’industria dolciaria per la preparazione dei biscotti e dei liquori. Trova spazio in cucina anche per la preparazione di cibi salati.

“La produzione della manna in Sicilia – si legge in un articolo pubblicato da National Geographic Italia – era un’attività che si tramandava da padre in figlio fin dalla seconda metà del 1500 e che, fino agli anni Cinquanta, bastava da sola a dare sostentamento a molte famiglie contadine (un chilo di manna costava circa 500 lire). Le campagne erano vive e la raccolta si faceva cantando e ballando come durante una festa a cui partecipavano uomini, donne e bambini”.

National Geographic Italia ha intervistato il già citato Giulio Gelardi che, a proposito delle feste che accompagnavano la raccolta della manna, ha detto:

“‘Sarà per questo che i frassini amano la musica!’”, dice Giulio scherzando, ma non troppo, visto che è sua abitudine diffondere tra gli alberi della propria campagna un po’ di buona musica: ‘molto spesso rock ma anche sinfonie di Bach e di Schubert’, spiega con un sorriso a metà tra il serio e l’ironico. In realtà questa credenza ha una radice antichissima legata alla convinzione degli anziani che i frassini producessero manna soltanto se le cicale cantavano (e ciò non deve stupire vista l’estrema sensibilità sia della manna che del canto delle cicale a variazioni anche piccole di temperatura)”.

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DI National Geographic Italia SULLA MANNA

Foto di prima pagina tratta da Il Sito di Sicilia

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