La ‘moda’ degli Smombi, gli zombi con lo smartphone

26 agosto 2019

Vedere per le strade uomini e donne che smanettano con lo smartphon con gli auricolari è diventata normalità. Anche nei ristoranti e, in generale, nei luoghi di ritrovo, si vive nella moltitudine immersi nella solitudine. Alla faccia della socialità vera. Così in alcuni Paesi dell’Asia si corre ai ripari…   

di Maddalena Albanese

Pare che sia la nuova ‘moda’ per stare da soli tra centinaia di persone… I protagonisti di questa nuova avventura si chiamano Smombi, neologismo che sta per Zombi con lo smartphone. Chi sono?

Sono schiere di persone che camminano per strada con gli occhi annegati nello schermo del cellulare e le orecchie tappate dagli auricolari. Non si accorgono di nulla. Piombano sulle strisce pedonali senza preavviso, più per forza di inerzia che per volontà di direzione; camminano sui marciapiedi incuranti di pali e buche che collezionano come figurine.

Fino a qualche anno fa si leggeva di tentativi di contenimento del fenomeno come le multe ai pedoni con la testa sprofondata nello smartphone (una legge siffata è stata varata nel 2017 nello Stato delle Hawai). Ma, come sempre, lo Stato “si costerna, s’indigna, s’impegna, poi i getta la spugna con gran dignità…”.

E adesso? In alcuni Paesi dell’Asia, dove il fenomeno è piuttosto diffuso, invece delle multe ci sono agevolazioni per evitare a questi morti che camminano lo spiaccicamento: luci a led luminose sull’asfalto sincronizzate con i semafori, vie preferenziali e via continuando.

Anche al ristorante o a tavola a casa propria gli smombi stanno con la testa piegata sui cellulari, incuranti di profumi, sapori, colori e odori della tavola e perfino della famiglia con cui condividono il desco. Incuranti ed inconsapevoli della vita che vivono.

Ci è capitato di assistere alla seguente scena in un ristorante: una tavolata di famiglia di circa quindici persone: tre generazioni tra nonni, figli e nipoti: ognuno di loro aveva il proprio cellulare e guardava il proprio schermo… Erano sostanzialmente soli in un “popoloso deserto”.

Pensavamo che fosse una singola famiglia di decerebrati, invece ormai la decerebrazione è un’infezione dilagante ad alta contagiosità e ad alta mortalità (caratteristiche che in natura difficilmente si trovano assieme in un microorganismo infettivo, perché messe assieme non garantiscono la diffusione della specie interessata).

Comunque è sempre vero ciò che scrisse Seneca nelle Lettere a Lucilio: c’è chi vive senza rendersi conto di vivere, c’è chi si accorge di essere vivo solo in punto di morte e c’è chi non si accorge di avere vissuto neppure in quel momento supremo.

Speriamo bene…

Foto tratta da Wired

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