Con un colpo di mano il Ministro leghista Centinaio ha nominato il direttore dell’AGEA/ MATTINALE 370

15 agosto 2019

Il soggetto nominato dal Ministro dimissionario al vertice dell’Agenzia che eroga i fondi agli agricoltori si chiama Andrea Comacchio e, secondo il parlamentare nazionale grillino, Antonio Lombardo, sarebbe un fedelissimo del presidente leghista della Regione Veneto, Luca Zaia e dello stesso Ministro. La nomina è legittima? Politicamente, no. Vi raccontiamo tutti i papocchi fatti dalla politica in questo settore, dalla legge Bassanini alla legge sullo spoils system 

Per chi non segue la questioni agricole la nomina effettuata dal Ministro delle Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio, al vertice dell’AGEA dice poco. In realtà, l’AGEA, come sanno coloro i quali ‘masticano’ un po’ di questioni legate al mondo agricolo, è un soggetto centrale: si tratta, infatti, dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura: in pratica, è l’ente dello Stato che eroga i fondi dello Stato agli agricoltori e, per alcune Regioni (per esempio, per la Sicilia), anche i fondi europei destinati al settore agricolo.

Il parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle che ha sollevato il problema, Antonio Lombardo, ha perfettamente ragione quando dice che la nomina di Andrea Comacchio alla direzione dell’AGEA effettuata dal Ministro Centinaio – Ministro di un Governo dimissionario – è “a dir poco del tutto inopportuna”.

“Anziché dimettersi, come l’evoluzione della crisi innescata da Salvini imporrebbe – afferma Lombardo – Centinaio pensa bene di sottoscrivere una nomina per tre anni in un’istituto che gestisce miliardi”.

“Comacchio – prosegue Lombardo – è un dirigente del Mipaaft nominato dalla Lega, nonché un ex dirigente della Regione Veneto. Insomma, una persona al totale servizio della Lega e di Zaia (Luca Zaia, presidente leghista della Regione Veneto ndr), che purtroppo hanno il pieno controllo sul Mipaaft, e i risultati infatti lo dimostrano”.

“Al caos politico che i leghisti hanno creato – conclude Lombardo – ora si aggiunge la beffa, con una nomina last minute in pieno stile da Prima Repubblica”.

Il vezzo delle nomine ai vertici di enti e società dello Stato (o di enti e società di una Regione nel caso delle Regioni) effettuate dai Governi a fine legislatura o mentre sono in corso crisi di Governo (è il caso del nuovo direttore di AGEA) è molto diffuso in Italia.

Il Governo Gentiloni, per la cronaca, ha effettuato nomine poco prima di andare via.

Che succede, in questi casi? La legge non vieta tali nomine: è, infatti, una questione di opportunità.

Cosa prevede, in questi casi, la legge italiana? Vediamolo per grandi linee.

La questione è regolata dalla legge su cosiddetto spoils system: si tratta della legge del 15 luglio 2002, n. 145 e dalla successiva legge del 24 novembre 2006 n. 286 (di conversione del decreto legge 3 ottobre 2006 n. 262). Questa seconda legge, approvata dal parlamento nazionale ai tempi del Governo Prodi 2006-2008, prevede, come leggiamo su wikipedia, “la cessazione automatica degli incarichi di alta e media dirigenza nella pubblica amministrazione passati 90 giorni dalla fiducia al nuovo esecutivo (cioè la nomina di un nuovo governo); un sistema simile è operante verso enti e/o società controllate dal settore pubblico. L’istituto ha come ratio legis la necessità di fiducia e armonia fra l’amministrazione e la politica quale elemento necessario per il buon andamento della pubblica amministrazione”.

In realtà, la situazione è molto più complessa, se è vero che la Corte costituzionale, nella sentenza n. 233 del 2006, ha confermato la validità  dello spoils system, sottolineando che la necessità del buon andamento della pubblica amministrazione sia in effetti prioritario rispetto al principio di imparzialità, che escluderebbe vertici amministrativi “parziali” verso l’esecutivo.

La Consulta, però, non ha escluso la possibilità che lo spois system possa infrangere lo spazio riservato all’indipendenza della pubblica amministrazione che proprio i Governi nazionali di centrosinistra hanno introdotto in Italia con le leggi Bassanini con la separazione tra politica e burocrazia: la politica incaricata solo di fornire gli obiettivi e le linee guida, la burocrazia deputata alla gestione amministrativa.

Insomma, con le leggi Bassanini, tutt’ora in vigore, lo spoils system dovrebbe avare uno spazio molto limitato, perché va a cozzare con la ‘filosofia’ della separazione tra politica e burocrazia.

Ma siccome in Italia il centrosinistra è, in assoluto, la forza politica che ha spesso utilizzato le leggi a seconda della convenienza, ecco che assistiamo alla contraddizione: il centrosinistra che, a fine anni ’90, vara le leggi Bassanini (per consentire agli alti dirigenti dello Stato nominati durante il Governo di centrosinistra di restare al proprio posto se Belusconi e il centrodestra, alle elezioni del 2001, avessero vinto le elezioni: cosa che si è verificata); lo stesso centrosinistra, dieci anni dopo, vara la legge sullo spoils system per sbarazzarsi degli alti dirigenti che erano stati nominati dal precedente Governo…

Questo, in generale, è “l’alto senso dello Stato” della politica in Italia: leggi importantissime che cambiano a seconda della convenienza del momento…

Il risultato? La chiamata in causa della Corte Costituzionale che va un po’ di qua e un po’ di là: la spoils system si applica alle posizioni apicali, escludendo però la media dirigenza ed i vertici delle società pubbliche; lo spoils system è valido, ma non deve concretizzarsi in una precarietà inaccettabile della dirigenza: insomma, nessun azzeramento dei vertici delle amministrazioni, perché ciò creerebbe una dipendenza dell’amministrazione dalla politica che le leggi Bassanini hanno assolutamente vietato e… bla bla bla.

Una persona di buon senso chiede: ma alla fine che si deve fare? La verità è che la Corte Costituzionale non ha fornito criteri precisi. Si va a ‘intuizione’: se il nuovo Governo che subentra al vecchio è forte e ha gli ‘agganci giusti’ cambia chi gli pare (cioè revoca le nomine del vecchio Governo); se è invece il vecchio Governo ad avere gli ‘agganci giusti’, ebbene, è il nuovo Governo che si attacca al tram…

Tutto affidato alla politica? No. Per la sanità, bontà loro, i giudici costituzionali hanno stabilito l’illegittimità dello spoils system dei direttori generali delle ASL (che in Sicilia si chiamano ASP: Aziende Sanitarie Provinciali).

Che dire, alla fine? Che in un Paese civile i Governi dimissionari non dovrebbero effettuare nomine. Ma questa regola dovrebbe valere per tutti, non per alcuni sì e per altri no, a seconda degli interessi di parte e, soprattutto, degli ‘agganci’…

Foto tratta da terraevita.edagricole.it

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