Tutte le bugie raccontate sulla TAV: chi vuole la grande razzia e il perché di un’opera inutile

30 luglio 2019

In questo articolo di approfondimento si descrivono, una per una, tutte le bugie che sono state raccontate per giustificare un’opera pubblica – la TAV – che non serve ai cittadini, ma solo a chi la deve realizzare (e ai politici che sono favorevoli a tale iniziativa e non  nemmeno difficile capire il perché…). Insomma, è solo una questione di soldi, soldi, soldi, tanti soldi…

di Raffaele Vescera ed Erasmo Venosi

Val di Susa, il buco nero del Piemonte. Dai dati dell’Allegato Infrastrutture del Governo Renzi, risulta che il Tunnel in Val di Susa, compreso di linea di accesso a Torino, costerà 9 miliardi di euro. I soli 12 km di tunnel del tratto italiano ne costeranno 3,5. L’iperbolica cifra di 300 milioni di euro a km. E’ giustificata questa folle spesa, considerando che basterebbe per rifare l’intero sistema ferroviario del Sud, dallo Stato lasciato fatiscente, e basterebbero 4 miliardi di euro per mettere in sicurezza idrogeologica l’intera penisola, ovvero il territorio più franoso al mondo, causa reiterata di alluvioni, devastazioni e stragi?

Vediamo i fatti. La linea ad alta velocità tra Torino e Lione, lunga 235 Km, appartiene all’ex Corridoio 5, oggi denominato Corridoio Mediterraneo, che unisce Lione a Trieste e questa a Budapest, fino al confine ucraino. Del progetto iniziale, dal costo di 25 miliardi di euro, ritenuto inutile da numerosi e fondati studi di settore e dispendioso dalla stessa comunità europea che avrebbe dovuto finanziare l’opera per il 40%, dopo varie vicissitudini, è rimasto solo la realizzazione di un tunnel di 57 km, di cui 45 km in territorio francese ed il resto in quello italiano.

La storia del Terzo valico ligure si ripete. Non potendo più giustificare la necessità di costruire una nuova linea ferroviaria, dove in presenza di un traffico in continua decrescita la linea esistente è più che sufficiente, si salva la parte centrale del progetto, la più costosa, quella che dovrà bucare le montagne, con il risultato finale che la piccola parte costerà quanto il tutto e ai concessionari dei lavori garantirà i medesimi introiti previsti inizialmente. Il governo italiano vuole realizzare l’opera a tutti i costi, e per farlo convince i titubanti francesi, accollandosi oltre i costi totali del tratto italiano, anche parte della spesa del tratto francese.

La macchina della bugia e gli imprenditori dell’oblio si mettono in moto a pieno ritmo. I politici, nascondendo i loro tornaconti personali e quelli dei loro partiti, sostengono la necessità dell’opera, accusando gli avversari di opporsi al progresso economico e civile della nazione, e urlando di ormai inesistenti finanziamenti europei che si perderebbero in caso di rinuncia.

Il Partito Democratico è in prima fila tra i sostenitori, il segreto di pulcinella è che parte dei lavori è stata affidata alle cosiddette “cooperative rosse” (di vergogna?) legate al PD, rappresentato in Piemonte da personaggi quali Bresso, Fassino e Chiamparino, questi ultimi due famosi per aver teorizzato il cosiddetto “Partito del Nord”, partito che noi facilmente identifichiamo con il “Sistema Nord”.

Le grandi famiglie, imprenditoriali o mafiose che siano, parlano attraverso i giornali di cui sono padroni, diffondendo il falso. Politici oppositori, come Beppe Grillo, e intellettuali avversi all’opera, come Erri De Luca, vanno sotto processo. Gli abitanti della Valle che si oppongono allo scempio ambientale vengono definiti “terroristi” e trattati di conseguenza dallo Stato che presidia il luogo con una sproporzionata presenza di forze di polizia e di militari, facendo quanto non ha mai fatto per rimuovere gli ostacoli che ritardano incredibilmente la costruzione di un’opera necessaria come l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Ma lì, a quanto pare, i general contractor settentrionali preferiscono usare la ‘ndrangheta che, in cambio di una percentuale sui lavori, fornirà il giusto pretesto per la loro mancata realizzazione. E mentre il solito sistema ruberà a piene mani, la colpa sarà ovviamente addebitata solo e soltanto ai cittadini calabresi.

La nuova galleria prevede due tunnel a binario semplice, fra la Valle di Susa e la Maurienne, in Francia. Il costo ufficiale per l’Italia è di 3, 5 miliardi di euro, ma stime più realistiche parlano di 4,6 e addirittura di 7,5 miliardi di euro, facendo schizzare il costo a km a cifre impensabili, ben oltre i 300 milioni. Per i francesi invece il costo sarà molto più contenuto: solo 57,27 milioni di euro a chilometro. Sei, sette o forse dodici volte in meno dei “disponibili” cugini italiani. Perché il governo italiano accetta la manifesta iniquità della divisione dei costi? Siamo peccatori e per indovinare vogliamo pensare male: più alta è la spesa e più lauto è il guadagno, legittimo o meno che sia. Che ne dite?

Intanto resta ferma la decisione del “partito degli affari” di sventrare la Val di Susa, nonostante tanti validi motivi per non farlo, il primo dei quali è che tra Torino e Lione esiste già una ferrovia elettrificata a doppio binario, la linea storica del Frejus, che negli anni è stata sottoposta a numerosi ammodernamenti, fino a quelli conclusi nel vicino 2011, con vari adeguamenti tecnici costati centinaia di milioni di euro, in seguito ai quali è pienamente in grado si supportare il traffico presente e futuro.

Ecco di seguito le altre semplici ragioni per non fare il nuovo traforo:

– Si sostiene la necessità di costruire una nuova linea a causa della saturazione della linea storica. Falso, perché lo stesso commissario Virano ha dichiarato che “la linea storica non è satura e presenta un rilevante potenziale di crescita”.

– Si sostiene la necessità di costruire una nuova linea ferroviaria per favorire la decongestione del traffico merci in autostrada, anche in previsione di un maggior transito di merci e di persone. Falso, perché i dati del traffico autostradale merci che, secondo le previsioni, sarebbe stato di 13 milioni di tonnellate l’anno, nel 2010 è stato solo di 3,9 milioni tonnellate, mentre nel 2012 i treni passeggeri erano soltanto tre al giorno, in entrambe le direzioni.

– Si sostiene la necessità di scavare una nuova galleria, più larga, per permettere il transito di treni merci che trasportino container di dimensioni maggiori degli attuali. Falso, perché i costosi lavori recentemente effettuati sulla linea storica permettono già il passaggio delle sagome più grandi in circolazione in Europa, di profilo P45. Sagome maggiori non sono compatibili alla circolazione delle linee esistenti, in Italia, come in Francia e in Spagna.

– Si sostiene che la nuova linea sarà ad alta velocità per treni passeggeri e merci. Falso, perché i treni passeggeri viaggerebbero ad una velocità massima di 220km l’ora ma non su tutte le tratte, come nel tracciato torinese, dove la velocità massima sarebbe di 120–160 km/h, mentre per i treni merci sarebbe di 100–120 km/h. Ergo la linea non può essere considerata ad alta velocità, poiché non raggiungerebbe i parametri minimi di 250 km/h per essere tale. Inoltre, le linee ad alta velocità francesi TGV non prevedono il trasporto merci, ma solo quello passeggeri, ed i francesi non hanno alcuna intenzione di modificarle, dunque le merci provenienti dalla Francia viaggerebbero sulla linea convenzionale.

– Si sostiene che la nuova linea ridurrebbe sensibilmente i tempi di percorrenza. Falso, perché il risparmio di tempo è di soli 48 minuti che, in considerazione del basso numero di passeggeri, non è considerato sufficiente dalle stesse FS per giustificare il costo del nuovo tunnel.

– Si sostiene che l’impatto ambientale non sarà dannoso. Falso, perché scavando un nuovo traforo bisogna smaltire quattro milioni di metri cubi di detriti, operazione da svolgere mediante il trasporto su 200 mila camion tra Susa e Venaus, per essere poi da qui trasportati su dieci chilometri di teleferica nella cava di Carriere du Paradis, a 2000 metri.

La Valle, già sventrata da strade, autostrade e ferrovie, vive da anni in un clima di guerra, tra manifestazioni popolari duramente represse e prese di posizione di molti sindaci No Tav, come il neo sindaco di Susa, ecco le sue dichiarazioni, riportate da Repubblica.it del 6 giugno 2014:

” …il sindaco PD – ma anche decisamente No Tav – di Susa, Sandro Plano, ha giurato da primo cittadino ed esordito stasera durante il suo primo consiglio comunale. La sala è gremita, nessun problema di ordine pubblico. Plano ha ribadito la sua contrarietà all’opera, promettendo di agire contro il Tav assieme agli altri sindaci: ‘Da anni in Valle sono state costruite opere pubbliche di ogni tipo – ha detto Plano – dighe, autostrade, tunnel, centrali, acquedotto di valle, eppure siamo poveri come la Valle di Lanzo e la Val Chisone. Questo significa che il modello di sviluppo delle grandi opere non funziona. Bisogna puntare su altro: servizi, commercio e turismo’. A proposito delle minacce ricevute in questi anni dall’ex sindaco Gemma Amprino, ricordate da lei stessa durante il suo intervento, Plano ha ricordato di aver ricevuto anche lui ‘minacce e proiettili, perché fa parte degli aspetti negativi della politica. Per fare una battuta, i proiettili in una busta non mi fanno paura, se sono nella pistola mi terrorizzano e quando finiscono in testa non mi spaventano più’. Sulle compensazioni della Tav, per Plano ‘gli otto milioni stanziati per Susa sono pure pochi, e in realtà non compenseranno le persone che avranno danni dall’opera. Dire che non chiuderanno l’ospedale solo perché passerà la Tav è ridicolo: si tratta di servizi fondamentali per un territorio alpino, che ci spettano di diritto'”.

Foto tratta da corrieredellumbria.corr.it

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