Cronache del PD/ Zingaretti e Renzi: uniti litigano, divisi scompaiono

22 luglio 2019

Il ‘siluramento’ di Davide Faraone dalla segreteria del PD siciliano era ‘scritto’ con l’elezione di Nicola Zingaretti alla segreteria nazionale del Partito Democratico. Faraone è stato messo da parte per indebolire Renzi. La vera notizia, oggi, non è il Faraone ‘silurato’, ma Matteo Renzi che sembra ormai un pugile suonato!

Molti lettori, in privato, ci hanno tempestato con domande che riguardano il PD:

“Perché non parlare di Davide Faraone?”

“Come mai non dite nulla sul quello che sta succedendo nel PD siciliano?”.

“Vi occupate solo di storia della Sicilia e di grano?”.

E via continuando con domande simili.

Che rispondere? Che siamo molto annoiati nel vedere un partito – che si dice di sinistra – che quando non penalizza lavoratori o il Sud (come stanno cercando di fare in queste ore gli amministratori dell’Emilia Romagna, PD, che chiedono, come i leghisti, “l’Autonomia differenziata”) litiga.

La storia del ‘disarcionamento’ di Davide Faraone dalla segreteria regionale siciliana del PD era scritta dopo l’elezione, a segretario nazionale, di Nicola Zingaretti.

Il problema non è Faraone – che non conta niente a Roma e, con la fine del Governo regionale di Rosario Crocetta, non conta niente in Sicilia.

Il problema del PD si chiama Matteo Renzi. Faraone – renziano della prima ora – deve essere sbattuto fuori dalla segreteria del PD siciliano (che, peraltro, occupa non certo nel quadro di un accordo politico, o di un elezione regolare, ma di una forzatura del regolamento interno a questo partito).

Faraone paga per essere renziano.

Renzi avrebbe dovuto, già da un pezzo, lasciare il PD. Ma per farlo ci vuole coraggio: e Renzi on ha nemmeno questo.

Renzi era bravo quando, da segretario del PD e presidente del Consiglio dei Ministri, penalizzava i lavoratori, i docenti della scuola, il Sud e via continuando.

Ma Renzi non è un politico coraggioso. Anzi, Renzi – senza il potere – è espressione del nulla politico.

Del resto, che Renzi non lasci il PD conviene anche a Zingaretti e compagni. E’ una questione numerica. Vediamola.

Il PD, oggi, è sì e no al 18% (forse qualcosa in meno se guardiamo ai voti delle elezioni europee).

Se Renzi lascia il PD si porta via, sì e no, il 5-6% del partito. In pratica, sparisce.

Il problema è che lascia il PD al 12%, rendendo a questo partito quasi impossibile prepararsi a riprendersi l’Italia.

Morale: Zingaretti e  Renzi sono destinati a convivere.

Ma Zingaretti, per andare avanti, deve eliminare politicamente Renzi e i suoi. Per questo ha tolto la segreteria del PD siciliano a Faraone: per indebolire i renziani di Sicilia.

Lo ribadiamo: se Renzi avesse coraggio uscirebbe allo scoperto. Ma se ne sta intanato: sa che se lascia il PD è finito. E quindi è costretto a subire sperando in tempi migliori.

Faraone dice che sarebbe stato sacrificato per consentire a Zingaretti di fare l’accordo con i grillini.

Ma l’accordo tra PD e grillini, per fare fuori dal Governo italiano la Lega, non dipende da Renzi: dipende, in primo luogo dall’Unione Europea dell’euro e dipende, anche dai grillini.

Il vero dato politico, oggi, è rappresentato da Renzi, che ormai sembra un pugile suonato.

Foto tratta da panorama.it 

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