Autonomia differenziata: dal partito del Nord l’assalto finale al Sud

22 luglio 2019

Il Nord Italia deruba il Sud da quasi 160 anni. Eppure i vari Zaia, Fontana, Feltri e compagni hanno pure il coraggio di parlare. I ‘numeri’, quelli veri, raccontano un’altra verità: e cioè che lo Stato italiano, nel Sud, spende per servizi pubblici per ogni cittadino 30 mila euro all’anno in meno! Non parliamo delle infrastrutture: tante al Nord, pochissime al Sud. E hanno pire il coraggio di parlare di “sprechi del Sud” quando con l’Alta velocità ferroviaria e con il Mose si sono ‘mangiati’ miliardi di euro a tempesta! 

di Raffaele Vescera

Ora è tutto chiaro, il Partito unico del Nord, Lega in testa, va avanti a testa bassa per portare a termine il progetto di Bossi: realizzare una secessione di fatto della cosiddetta “Padania”, pur restando formalmente nello Stato italiano, uno Stato che, a spese delle Regioni meridionali, versa 61 miliardi l’anno in più a quelle del Nord. Che così avrà la botte piena e la moglie ubriaca, per dirla con un proverbio caro a certi beoni da osteria leghista.

E’ ampiamente certificato, non solo dalla Svimez, che lo Stato italiano, da sempre, per un cittadino del Sud, spende in servizi pubblici, 3.000 euro in meno l’anno che per uno del Nord. E cioè: 15mila euro l’anno procapite di spesa pubblica se vivi al Centro Nord, 12.000 se sei un “terrone”. Tant’è, il conto è presto fatto: 3mila moltiplicato per i 20 milioni di abitanti del Sud, fanno 60miliardi di euro l’anno in meno ai cittadini meridionali. Una cifra astronomica che solo negli ultimi dieci anni arriva a 600 miliardi di Euro in meno al Sud. Pensate a che cifra si arriva moltiplicando per i 158 anni dell’Italia unita!

Le prove fisiche del furto aggravato continuato a nostri danni? Sono sotto gli occhi di tutti: Ferrovie western al Sud, mentre il Nord viaggia a 300km l’ora. Strade da anteguerra al Sud, mentre al Nord si triplicano le autostrade sullo stesso percorso. Aeroporti uno ogni 300 km al Sud, mentre al Nord ve n’è uno ogni 40 km.

E che dire degli ospedali del Sud costretti a mendicare, dei nostri bambini senza asili pubblici e con le scuole senza mense? E’ così che si impedisce lo sviluppo di un territorio.

Tutto ciò si chiama “Spesa storica”, vale a dire un furto “storico”, lo stesso che Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna vogliono oggi legalizzare con l’Autonomia differenziata. Il mantra è che loro non chiedono un soldo in più allo Stato, ma vogliono semplicemente avere per legge quanto hanno da sempre: ovvero 60 miliardi di Euro l’anno in più: soldi sottratti al bisogno del Sud, i cui cittadini, pur pagano le tasse e acquistando merci in gran parte prodotte al Nord, contribuiscono a far crescere l’economia padana, mentre muore quella meridionale.

Il Sud, con il 34% della popolazione italiana, riceve appena il 28% della spesa statale. Noi non ci stiamo a legalizzare questo scippo che darà la mazzata finale al Mezzogiorno, storicamente depredato dal potere nordcentrico. Fontana e Zaia, governatori leghisti del Lombardo-Veneto, accusano il Sud di essere “sprecone”, di non saper amministrare i propri soldi: quali? Quelli della miseria?

Ci chiamano “cialtroni”, proprio loro che, tra Milano e Venezia, negli ultimi decenni hanno rubato innumerevoli miliardi distribuiti in tangenti sulle grandi opere: Alta velocità ferroviaria per mille km (un centinaio di miliardi) al costo di 67 milioni di euro a km, a fronte dei 10 spesi in Francia. Sei miliardi per il Mose già marcio di Venezia, soldi letteralmente buttati a mare: due euro su tre spesi, finiti in tangenti per risparmiare sui materiali.

Stessa cosa per la Pedemontana veneta in costruzione che già si sbriciola, altri miliardi in fumo. Non è forse il Veneto la madre di tutti gli sprechi? Che dire di Zaia che ha il barbaro coraggio di chiamare “quattro sassi” gli scavi di Pompei, dicendo che era un vergogna finanziarli con i soldi pubblici?

E che dire del fatto che di questa “vergogna” gode proprio una società veneta che incassa i proventi di quasi tutti i beni archeologici e culturali del Sud, attraverso la gestione di una infinità di beni culturali (tra cui Pompei, secondo sito del paese per ingressi dopo il Colosseo) i cui proventi diventano “residuo fiscale” del Veneto?

Derubare e impoverire una famiglia, e poi accusarla di essere “incapace” e colpevole della propria povertà. La sanno lunga i cialtroni fascioleghisti che su un certo quotidiano lombardo finanziato dallo Stato, invitando alla secessione, ci chiamano terroni nullafacenti, mentre loro pensano a “lavurà” e agli “sghei”.

L’accusa al premier Giuseppe Conte di essere “foggiano” e al ministro Luigi Di Maio di essere “napoletano” è risibile lanciata da un bergamasco come Vittorio Feltri. Vogliamo ricordargli come erano definiti i bergamaschi dallo scrittore lombardo Bandello, (1485-1561) nelle sue “Novelle”? “…I bergamaschi di cui tutti si facevano beffe, percorrevano l’Italia intera in cerca di lavoro…” “…Se un povero tra i poveri, per esempio un emigrante bergamasco, fa un pasto eccezionale, si accontenterà di mangiare una cervellata di Bologna. Se poi si sposa, vuol dire che ha scelto, come afferma con cattiveria il narratore, una di quelle ragazze che dietro il Duomo di Milano fanno l’amore per una monetina…”.

Come dire a Feltri che la povertà del Sud è il prodotto della dominazione del Nord Italia, così come al tempo di Bandello la povertà del Nord era il prodotto della dominazione straniera ben raccontata dal Manzoni?

Bene ha fatto Conte ad opporsi all’anticostituzionale progetto di regionalizzare la scuola, e bene farebbe ad opporsi ad ogni pretesa finanziaria del Nord, pretese peraltro sostenute da PD e Forza Italia, uniti nel cosiddetto “Partito unico del Nord”.

Non è questione di avidità del Sud, ma solo di equità. Invitiamo il M5s ad opporsi allo scellerato progetto leghista, ove non lo facesse, segnerebbe la sua fine, riducendo a poca cosa il patrimonio di voti raccolto al Sud, già dimezzato dal rovinoso accordo di governo con il peggiore partito italiano di sempre, quella lega nata per rovinare il Sud al grido di “prima il Nord”.

 

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