Oggi ricordiamo il sacrificio di Boris Giuliano, grande poliziotto e grande investigatore

21 luglio 2019

Quarant’anni fa, il 21 luglio del 1979, a Palermo, i mafiosi uccidevano Boris Giuliano, forse uno dei più grandi poliziotti della Sicilia, l’uomo che si era occupato dei casi più difficili, dal ‘caso’ Sindona al rapimento del giornalista Mauro De Mauro, fino agli albori della Pizza Connection, per citarne solo tre. Indagini che, più volte, avevano creato problemi alla mafia. Che, infatti, decise la sua eliminazione. Onore a un grande siciliano

Oggi ricordiamo Boris Giuliano, il capo della Squadra mobile del capoluogo siciliano ucciso dai mafiosi, a Palermo, la mattina del 21 luglio 1979. Ucciso alle spalle, mentre pagava il caffè che aveva appena finito di bere.

In calce a questo articolo trovate allegata la ricostruzione della vita di Boris Giuliano – bella e minuziosa – di Wikipedia. Noi ci limitiamo a mettere giù qualche ricordo.

Il 1979, per la Sicilia, è un anno particolare: anno in cui succedono tante cose.

La Sicilia era molto diversa dall’attuale. La mafia era visibile e riconoscibile. Oggi non è più così: la mafia c’è sempre, ma è molto ‘intanata’, nascosta: presente sì, ma celata dietro fatti, cose e, soprattutto, personaggi al di sopra di ogni sospetto (o quasi, se si fa riferimento alla politica e ai grandi appalti gestiti da una certa politica…).

Allora era diverso. Chi si schierava contro la mafia conosceva i propri avversari. Anche se questo non sempre risultava essere meno pericoloso.

Boris Giuliano era un esempio di coraggio vivente. Sapeva benissimo chi erano i suoi avversari: ma non li temeva. Li affrontava e basta, perché questo era il suo lavoro.

Nel citato articolo di Wikipedia troverete notizie sulle inchieste condotte dal grande poliziotto. Come quando, in occasione del rapimento del giornalista de L’Ora, il già citato Mauro De Mauro, a differenza dei Carabinieri, che seguivano la pista della droga, Boris Giuliano era invece convinto che la pista da seguire era quella che portava all’assassinio di Enrico Mattei.

In realtà, in quegli anni, ufficialmente, il presidente dell’ENI, Enrico Mattei, era precipitato con il suo aereo a Bascapè il 27 ottobre del 1962, in “circostanze mai chiarite”, si diceva allora. Chi invece sapeva tutto era lo scrittore Pier Paolo Pasolini, che aveva cominciato a scrivere un libro – Petrolio – che spunterà molti decenni dopo. Lì c’è la verità sull’omicidio di Enrico Mattei, che due giornalisti siciliani (Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco) racconteranno moto bene nel libro dal titolo Profondo nero.

Nel settembre del 1970, quando De Mauro scomparirà per sempre, Boris Giuliano, come già ricordato, si convince che la pista giusta è quella che porta a Mattei. (QUI TROVATE UN ARTICOLO SUL MISTERO DI MAURO DE MAURO DEL 2013).

Tra il 1978 e il 1979 Boris Giuliano indagava sul finanziere Michele Sindona. nelle tasche di un noto mafioso ucciso – Giuseppe Di Cristina – era stato trovato assegni per 300 milioni di lire intestati a un nome di fantasia: nome che era stato utilizzato da Michele Sindona che – sempre nel 1979 – ancorché ricercato dalle Polizie di mezzo mondo, era arrivato in Sicilia.

Boris Giuliano, proprio per capirne di più su tali assegni, aveva incontrato il il liquidatore di una banca di Sindona, l’avvocato Giorgio Ambrosoli.

Giorgio Ambrosoli verrà ammazzato a Milano l’11 luglio del 1979; dieci giorni dopo, come già ricordato verrà ammazzato Boris Giuliano.

Anno terribile, il 1979.

Il 26 gennaio del 1979 era stato ammazzato il giornalista Mario Francese, cronista di raro coraggio che, per primo, aveva capito e raccontato l’ascesa, al vertice della mafia siciliana, dei Corleonesi di Luciano Liggio, Totò Riina, e Bernando Provenzano.

Come Boris Giuliano, anche Mario Francese – che sul Giornale di Sicilia non aveva avuto esitazioni a scrivere quello che aveva capito e visto – sapeva benissimo con chi aveva a che fare, ma non aveva paura.

Il 9 marzo del 1979 verrà ucciso l’allora segretario provinciale della Dc di palermo, Michele Reina, che aveva dimostrato coraggio nel mettersi contro il volto ‘politico’ dei Corelonesi, rappresentato da Vito Ciancimino.

Il 25 settembre del 1979 verranno uccisi il giudice Cesare Terranova e la sua fedele guardia del corpo, Lenin Mancuso. Giudice e parlamentare nazionale del PCI, Terranova era rientrato in magistratura.

Su Facebook il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, ricorda Boris Giuliano:

“Boris Giuliano era un poliziotto all’antica, ma con visioni moderne già oltre quarant’anni fa. Con lungimiranza aveva, infatti, intuito come il traffico di stupefacenti tra Sicilia e America fosse alla base dell’arricchimento della mafia. E per questo motivo fu tra i primi investigatori a cadere sotto i colpi di Cosa nostra, in una stagione nella quale anche altri moltissimi servitori dello Stato furono uccisi perché facevano il proprio dovere. Alla famiglia, in questo giorno di memoria, va la vicinanza del governo regionale e l’apprezzamento da parte della comunità siciliana”.

Il presidente Musumeci dice bene: Boris Giuliano fu uno dei primi a capire che la Sicilia, negli anni ’70, era diventata la tappa centrale del traffico internazionale di droga. Non a caso è stato proprio l’allora capo della Squadra mobile di Palermo ad avviare una collaborazione con la Polizia degli Stati Uniti d’America.

Qualche anno dopo, proprio in America – in stretto contatto con la Sicilia – verrà scoperto un enorme traffico di stupefacenti. Sarà un’inchiesta che farà epoca: la cosiddetta Pizza Connection, visto che coinvolgeva migliaia di pizzerie americane.

QUI L’ARTICOLO LA VITA DI BORIS GIULIANO DI WIKIPEDIA

QUI SE NE VOLETE SAPERE DI PIU’ SULLA PIZZA CONNECTION 

Mauro De Mauro e 

Foto tratta da mafieinliguria.it

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