La bioplastica? E’ pronta per sostituire la plastica derivata dal petrolio

18 luglio 2019

Il tutto partendo dai prodotti monouso e da quelli per la cura della persona. Ne parliamo con Mario Pagliaro, del Cnr, uno dei chimici italiani più citati al mondo

Sono ormai numerosi quanto versatili e ad alte prestazioni i biopolimeri con cui sostituire i polimeri derivati dal petrolio per la produzione della plastica.

“Dopo il sacchetto per la spesa – spiega Mario Pagliaro, del Cnr, uno dei chimici italiani più citati al mondo – adesso è il turno delle stoviglie monouso e delle microplastiche utilizzate nei prodotti per la cura della persona. Ma i prossimi polimeri ad essere sostituiti saranno prima quelli usati per le bottiglie e poi quelli usati all’interno degli autoveicoli, perché le bioplastiche di nuova generazione offrono prestazioni meccaniche e termiche superiori ai polimeri tradizionali”.

Le nuove stoviglie in bioplastica, come quelle utilizzate in Sicilia da uno dei primi Lidi in Italia passati alla bioplastica (QUI IL NOSTRO ARTICOLO SUL CIRCOLO VELICO SSD Palermo Sports), sono realizzate con polimeri biodegradabili e compostabili. Ottenute a partire da risorse vegetali rinnovabili differenti, fra cui l’amido di mais, la polpa di cellulosa, la glicerina o il melasso, sottoprodotto della produzione dello zucchero. Le bioplastiche per uso alimentare offrono una grande versatilità che ne consente l’uso tanto per la produzione di contenitori per bevande calde come il caffè che per bicchieri e vaschette con caratteristiche simili al polistirolo adatte invece a bevande e cibi freddi.

“Sono due – continua Pagliaro, che ha da poco pubblicato sulla principale rivista di chimica europea uno studio sulla transizione dell’industria chimica globale – i driver del cambiamento che nel volgere di un decennio ci porteranno a sostituire la plastica tradizionale con le bioplastiche. Da un lato, l’aumento dei volumi sostenuto dalla domanda di plastiche biodegradabili in continua crescita fa sì che le nuove aziende della bioplastica migliorino continuamente l’efficienza dei processi produttivi, facendo diminuire costi e prezzi, riducendo così il gap di prezzo con la plastica tradizionale. Dall’altro – conclude Pagliaro – i chimici, nel corso degli ultimi anni, hanno sviluppato processi interamente nuovi e ad altissima efficienza con cui produrre bioplastiche nuove e ad altissime prestazioni non più a partire da prodotti agricoli, ma dalla biomassa lignocellulosica, ovvero dagli scarti di agricoltura e silvicoltura”.

Foto tratta da veneziepost.it

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