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Addio ad Andrea Camilleri, lo scrittore che ha portato nel mondo la lingua siciliana dei ‘marinisi’

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L’inventore del Commissario Montalbano ha lasciato questo mondo all’età di 93 anni. E’ stato un grande. Ai suoi romanzi e alla fortunata serie televisiva del citato Commissario Montalbano la Sicilia deve tanto. Inevitabile il paragone con un altro celebre scrittore agrigentino, Leonardo Sciascia (se non altro perché erano quasi coetanei)

Solo gli agrigentini di mare sanno che gli abitanti di Porto Empedocle si chiamano “marinisi”. Nella provincia di Agrigento – la provincia che ha dato i natali allo scrittore Andrea Camilleri, che in queste ore ha lasciato la vita terrena all’età di 93 anni – i dialetti cambiano da paese a paese. Anche una distanza di qualche chilometro determina il cambiamento della “lingua”. Ebbene, almeno per chi ha vissuto a Sciacca – come l’autore di questo articolo – tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70, il dialetto dei “marinisi” era inconfondibile.

Di lingue dialettali, dalle parti di Sciacca, in quegli anni, ne circolavano tante: ‘u cataviddruttisi (da Caltabellotta), ‘u rivirisi (da Ribera), ‘u burgitanu (da Burgio), ‘u sammucaru (da Sambuca), ‘u minficisi (da Menfi) e, ogni tanto – in verità più raro – perfino ‘u santamargheritisi (da Santa Margherita Belìce, realtà molto lontana da Sciacca, in quegli anni, quando le strade erano simili alle strade provinciali della Sicilia di oggi). E naturalmente c’era ‘u sciacchitano (da Sciacca), che a Sciacca, ovviamente, non faceva notizia.

(Nella classifica non rientrano gli ‘Agrigendini’, perché Agrigento, con la storia di Falaride, ha fatto sempre storia a sé, perché questo tiranno era veramente tinto assai… Dovete sapere che gli agrigentini si dividono in due grandi categorie: gli eredi di Tommaso Fazello e gli eredi di Falaride: molto riflessivi i primi, pugnaci e amanti del potere i secondi: e ad Agrigento, ovviamente, di eredi di Falaride ce ne sono sempre stati tanti, soprattutto in politica…).

Detto questo, vi possiamo assicurare che, forse, tra tutte le “lingue” che si parlavano a Sciacca tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70, la lingua degli empedoclini – ‘u marinisi – era la più dolce.

Chi scrive, leggendo i libri di Andrea Camilleri, ha sempre pensato a lui come a un grande fortunato. Perché – da marinisi – ha avuto a disposizione una tra le lingue più dolci dell’Agrigentino: forse la più bella.

Camilleri arriva da una terra – da una provincia – che ha dato grandi nomi alla letteratura. Luigi Pirandello era agrigentino (anche se contrada Caos, volendo, sembra più vicina a Porto Empedocle che ad Agrigento: ma questo non si può scrivere, perché gli eredi di Falaride se la segnano al dito…). E poi c’è Leonardo Sciascia, che ha preferito nascere nell’entroterra dell’Agrigentino, a Racalmuto.

Sciascia e Camilleri erano nati quasi nello stresso periodo: lo scrittore di Racalmuto nel 1921, l’inventore del Commissario Montalbano, nel 1925. Alla fine la differenza era di quattro anni. Alla fine, tutt’è due, hanno vissuto il secondo dopoguerra. Sciascia ha intuito solo i bagliori della fine della Prima Repubblica; Camilleri non solo ha visto morire la Prima Repubblica, ma è stato un protagonista – nel mondo della letteratura – della Seconda Repubblica.

Rispetto a Sciascia – che era già noto negli anni ’60 del secolo passato – Camilleri arriverà al successo letterario molti anni dopo Sciascia. Grande scrittore, Camilleri lo diventerà dopo la morte di Sciascia, avvenuta nel novembre del 1989.

Due scrittori diversissimi. Camilleri, come già ricordato, ha provato vari generi; ed è diventato famoso con i gialli del già citato Commissario Montalbano.

A Sciascia, invece, quando qualcuno lo voleva offendere – cosa che i comunisti hanno ripetutamente fatto negli ultimi dieci anni della vita dello scrittore, dopo la celebre rottura tra lo stesso scrittore di Racalmuto e il PCI (NE ABBIAMO SCRITTO IN QUESTO ARTICOLO) – lo etichettava come “scrittore di gialli”: come se scrivere romanzi gialli fosse una parola d’offesa…

Ma, si sa, i comunisti – specie quelli che si autodefiniscono “intellettuali” – possono dire e fare tutto e il contrario di tutto: possono affermare una cosa e poi negarla, possono essere di sinistra e sentirsi “sicuri sotto l’ombrello della NATO…” e perfino – come fanno oggi gli eredi del Pci, ovvero i post comunisti del PD – possono etichettare come “traditori” i politici italiani che sostengono la Russia di Putin…

(In realtà, giusto per ristabilire la verità, Sciascia utilizzava il genere del ‘giallo’ per denunciare le malefatte italiane: cioè le malefatte del potere: e siccome nelle malefatte, a un certo punto, era finita anche la sinistra…).

Ma oggi siamo qui – o meglio, stiamo scrivendo l’articolo che state leggendo – per ricordare Camilleri. Se abbiamo citato Sciascia (e da ora in poi non lo citeremo più), è per segnalare una differenza: Sciascia (mannaggia!, l’abbiamo citato di nuovo!) era contro il potere, Camilleri era un po’ diverso (anche se non sono mancate le polemiche di Camilleri con Berlusconi e, negli ultimi anni, le ‘bordate’ contro Salvini).

Camilleri, da giovane, ha frequentato l’Accademia di Arte drammatica ‘Silvio d’Amico’: da qui la sua lunga carriera di autore e registra. Chi è un po’ su con gli anni ricorderà alcune serie televisive di successo: Il Tenente Sheridan e il Commissario Maigret interpretato dal mitico Gino Cervi.

Come Sciascia (e ci risiamo!), anche Camilleri era comunista. Ma, a differenza di Sciascia (la nostra è una fissazione), che a un certo punto ha lasciato il Pci, Camilleri è sempre rimasto nella sua ‘casa politica’.

Camilleri è sempre rimasto fermo: semmai erano le ‘case’ che cambiavano: dal Pci al Pds, dal Pds ai Ds e poi il PD.

Una cosa va detta di Camilleri: è sempre stato un uomo di sinistra. Lo è stato da giovane quando, per un comunista italiano, era normale definirsi “marxista di sinistra”. Ed è rimasto di sinistra anche quando, a un certo punto, almeno in Italia, Marx è passato di moda ed è rimasta solo la porola sinistra.

Ecco: Camilleri è sempre stato un uomo della sinistra ‘rossa’, non fuxia, come si direbbe oggi. Qualche anno fa, quando la stella di Renzi brillava alta nel cielo del PD, e quando, contemporaneamente, nasceva la stella del Movimento 5 Stelle, Camilleri – questo lo dobbiamo riconoscere – è stato profetico:

“Non fidatevi né di Renzi, né del Movimento 5 Stelle. Sono già cadaveri”.

Era il 23 giugno del 2017. Meglio di una Pizia…

 

 Foto tratta da style24.it

 

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