Dopo due anni torna il fuoco a Calampiso (e tornano i Canadair…)

10 luglio 2019

A distanza di due anni (c’è solo qualche giorno di differenza) le fiamme sono tornate a far visita al villaggio turistico di Calampisu. Rispetto a due anni fa qualche cambiamento in positivo c’è. Ma, nel complesso, le domande che abbiamo posto due anni fa rimangono attuali  

Dopo due anni esatti il fuoco è tornato a Calampiso, il villaggio turistico a due passi da San Vito Lo Capo e dalla Riserva naturale dello Zingaro. Come due anni fa, residenti che fuggono via mare e ritornano la mattina dopo che il fuoco è stato domato – sempre come due anni fa – dai Canadair.

E noi, siccome non troviamo alcun differenza tra quello che è successo due anni fa e quello che è successo ieri riproponiamo, tale e quale, l’articolo di due anni fa:

Nel titolo ci chiedevamo e chiedevamo:

“Chi ha interesse a incendiare la Sicilia? Il dopo-fuoco e il grande business di elicotteri e Canadair”

Sommario:

“Da sempre sul ‘banco degli imputati’ come possibili piromani, si scopre che operai della Forestale e pastori non hanno nulla da guadagnare dal fuoco. Ad avere possibili interessi con la Sicilia in fiamme potrebbero essere altri soggetti. Gli interventi per la ricostituzione delle aree verdi. E il grande giro di affari su elicotteri e Canadair”.

Non riportiamo tutto l’articolo (che potete leggere allegato in basso), ma solo alcuni passaggi, anche perché si descrivono altri incendi che, per fortuna, oggi non ci sono:

“Sulla rete i soliti noti, quelli sempre pronti ad attaccare ‘gli oltre 20 mila operai della Forestale della Sicilia che non fanno niente’, sono in netta diminuzione. Ed è anche logico: ci sono fatti oggettivi che sono sotto gli occhi di tutti:

come ignorare il fatto che gli operai della Forestale, quest’anno, sono stati inviati al lavoro dopo il 15 giugno?

come ignorare il fatto che le opere di prevenzione degli incendi non sono state effettuate?

come si fa a ignorare le erbe secche e le sterpaglie abbandonate in tutte le aree verdi dell’Isola?”.

Questo passaggio calza a pennello perché, come due anni fa, gli operai della Forestale sono stati avviati al lavoro in ritardo, le opere di prevenzione sono state effettuate al 50% (qui c’è un miglioramento rispetto a due anni fa) e le erbe secche ci sono pure, altrimenti non ci potrebbe essere il fuoco.

Due anni fa abbiamo trovato molto interessante un articolo pubblicato da l’ecodelsud.it quotidiano indipendente di informazione della Sicilia e della Calabria. In questo articolo – che riprende alcune considerazioni degli operai della Forestale – si parla proprio di elicotteri e Canadair.

“La Regione siciliana – si legge nel’articolo – spende mediamente una decina di milioni per gli elicotteri e circa tre milioni per i Canadair e la Protezione Civile intasca circa 13 milioni di euro l’anno, puliti-puliti. Chi ha interesse a che questo business vada avanti?” chiedono i forestali.

In realtà, proprio oggi abbiamo cercato – senza riuscirci – di saperne di più dei Canadair. E’ noto che un’ora di volo di questo aereo anfibio costa circa 14 mila euro (come potete leggere qui).

Noi pensavamo che il costo dei Canadair fosse a carico della Protezione civile nazionale. Ci siamo sbagliati. E’ la Regione siciliana che paga il servizio dei Canadair. E poiché, da oltre una settimana, in Sicilia questi aerei anfibi svolgono un servizio quasi h 24, non possiamo non porre una domanda:

si risparmia sugli operai della Forestale, sulla vigilanza degli stessi operai nelle aree verdi della Sicilia e poi spendiamo un sacco di soldi per i Canadair? E quanto stanno costando, quest’anno, i Canadair?

E infatti l’articolo pubblicato da l’ecodelsud.it arriva alle nostre stesse conclusioni:

“A tirare di somma, dunque, abbiamo capri espiatori che rispediscono al mittente le accuse; una politica sciatta e inadempiente che preferisce pagare milioni di euro invece di spendere, magari la stessa cifra una sola volta e non annualmente, per dotarsi di squadre antincendio, dotate di mezzi e strumenti propri. Una politica non in grado di affrontare le emergenze e che risolve sempre tutto con la dichiarazione di stato di calamità”.

E poi? “Cominciano a sorgere gruppi privati di flotte aeree antincendio – leggiamo sempre nell’articolo – spinte dal numero sempre crescente di incendi. Altro che ‘mafie pecoraie’ e ‘forestali piromani’, che recitano solo da utili comparse in questa tragicommedia coloniale della Terra bruciata”.

E ancora:

“Anche l’alibi della mafia ‘pecoraia e vaccara’, che brucia boschi per farne pascolo, viene sapientemente, intelligentemente, smontato: ‘Pascoli per farne che? – si obietta – Visto che la Sicilia importa dalla Padania e l’UE – in valore – il 95% di carni & derivati. E anche nel ciclo agroindustriale dei latticini non gode di buona salute”.

Ultima considerazione: in forza di una campagna di stampa discutibile è stata fatta passare la già citata tesi che “gli oltre 20 mila operai della Forestale siciliana non fanno nulla e si sprecano un sacco di soldi”.

Peccato che gli operai della Forestale la Regione siciliana li paga con i soldi dei Siciliani, cioè con le proprie entrate.

Ma grazie alla campagna di stampa non certo casuale lo Stato ha tagliato alla Regione anche una parte dei fondi per le attività di tutela delle aree verdi”.

Ogni altro commento ci sembra superfluo.

 

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