J'Accuse

Opera Pia ‘Cardinale Ruffini’: c’è una sentenza, ma i lavoratori non sono ancora stati pagati

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Il bello sapete qual è? Che, quest’anno, a Palermo, il ‘Festino’ di Santa Rosalia viene dedicato agli “ultimi”. Ma tra questi ultimi, a quanto pare, non ci sono i dipendenti licenziati dall’Opera Pia ‘Cardinale Ruffini’ di Palermo. Il gioco delle parti di Regione siciliana e Stato che hanno trovato il sotterfugio per non pagare…  

Osservando quello che sta succedendo ad alcuni dei lavoratori licenziati dall’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ di Palermo non possiamo fare a meno di interrogarci sulla Giustizia. Se Friedrich Dürrenmatt fosse ancora vivo l’avremmo invitato nel capoluogo della Sicilia per fargli esaminare questa incredibile storia e, soprattutto, per fargli conoscere i protagonisti di questo scippo a danno di alcuni lavoratori.

Chissà cova avrebbe pensato, il grande scrittore svizzero, che si arrovellava sulla Giustizia e sui fatti enigmatici, della seguente lettera che ci ha inviato un lavoratore licenziato:

“Politici, religiosi, sindaci etc parlano continuamente di migranti, di accoglienza, di solidarietà, di tutti tranne che dei poveri sfrattati, malati, disoccupati e dimenticati dei nostri concittadini e, in particolar modo, perché è chiaro che mi sta a cuore, degli ex dipendenti della oramai fu ‘Opera Pia ‘Cardinale Ruffini’, dico fu per noi a cui hanno tolto lavoro e dignità umana”.

“Oramai – prosegue la lettera – è sotto gli occhi di tutti i politici, degli assessori, dei giudici e dei vari vescovi siciliani il licenziamento effettuato dall’Arcivescovo Lorefice (Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, per statuto presidente dell’Opera Pia ‘cardinale Ruffini’ ndr) e del suo vice presidente, avv. Sigillò. A suo tempo anche la Procura venne informata dal nostra Legale, avv. Nadia Spallitta, ma a tutt’oggi soltanto i giudici del lavoro hanno ordinato un risarcimento economico, ma senza il reintegro, di 18 mensilità; ma ancora oggi, a quasi 5 mesi dalla sentenza, non si vede alcun pagamento da parte del Consiglio di Amministrazione dell’Opera Pia ‘Cardinale Ruffini’.

“E allora, ancora adesso – leggiamo sempre nella lettera – nonostante abbia quasi capito che la giustizia non sta dalle mie parti, mi chiedo: licenziare chi ha vinto un concorso pubblico è legittimo? Non ottenere gli ammortizzatori sociali è legittimo? Non ottenere il risarcimento sentenziato dai giudici a 5 mesi dall’ordinanza del Tribunale è legittimo? … E, ancora, far intendere a noi ex dipendenti di un possibile accordo, un pagamento anche rateizzabile e poi fare dietro front è legittimo? E infine mi chiedo e chiedo anche a don Corrado Lorefice se il Festino di quest’anno (il Festino di Santa Rosalia di Palermo ndr) dedicato a “chi resta ai margini della società” include anche gli ex lavoratori dell’Opera Pia ‘Cardinale Ruffini’, ricordandogli che ci ha tolto il lavoro senza pietà, non volendo trovare alternative percorribili. E se facciamo parte di quelli che restano ai margini della società non è colpa nostra, bensì di chi predica bene ma razzola male”.

Perché abbiamo pensato a Dürrenmatt? Perché in questa storia, al di là dell’ipocrisia della Chiesa di Palermo che ormai è un elemento assodato che soltanto i poveri di spirito possono negare, ci sono elementi che intersecano Giustizia ed Enigma.

(Il riferimento ai poveri di spirito può sembrare incredibile, ma purtroppo è così: ed è un “è così” tremendamente oggettivo”: basti pensare – dice bene nella lettera il lavoratore licenziato – al “Festino di Santa Rosalia di Palermo dedicato agli “ultimi”, a cura di chi, degli ultimi, se ne sta fregando: chissà che cosa pensa di tutto questo Santa Rosalia…).

Si chiede il lavoratore:

“Non ottenere gli ammortizzatori sociali è legittimo?”.

E qui entriamo nell’enigma. Le Opere Pie, in Sicilia, da quando esiste la Regione siciliana, sono state sempre pubbliche, sostenute dalla stessa Regione. Non a caso le hanno anche chiamate IPAB, sigla che sta per Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza.

Ma da quando la Regione siciliana è in default non dichiarato e non può più sostenerle economicamente, le Opere Pie o IPAB (in barba al secondo nome che portano) sono diventate private. Ci sono sentenze che affermano che sì, in certi casi le Opere Pie sono pubbliche e in certi casi sono private…

Se sono private la Regione non è più obbligate a pagarle: e non le paga.

Ma se sono private e i lavoratori vengono licenziati lo Stato dovrebbe corrispondere gli ammortizzatori sociali, a cominciare dalla Cassa integrazione.

Ma per lo Stato – oplà! – le Opere Pie ridiventano pubbliche e i lavoratori licenziati non hanno diritto alla Cassa integrazione!

Ecco l’enigma che avrebbe sicuramente sollecitato l’interessi dell’autore de La morte della Pizia: tesi contrapposte che conducono a verità differenti che, in quanto tali, non danno luogo a una verità, ma – per l’appunto – a un enigma.

E se per Dürrenmatt questa condizione di incertezza ci conduce alle grandi domande sulla vita alle quali non è possibile rispondere, per la Chiesa di Palermo, per la Regione siciliana e per lo Stato questo gioco degli specchi sulla pelle dei lavoratori porta, invece, alla condizione, molto ‘terrena’, della convenienza: la Regione non paga perché le Opere Pie sono private, lo Stato non eroga la Cassa integrazione perché le Opere Pie sono pubbliche e la Chiesa di Palermo non paga a prescindere, anche in presenza di sentenze del Tribunale del lavoro!

Che dire? Ci raccomandiamo, cattolici di Palermo osservanti: il 15 luglio tutti al Festino di Santa Rosalia a battervi il petto con ‘Pio’ Arcivescovo Lorefice, con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, tutti a celebrare la Santuzza con gli ‘ultimi’ scelti a convenienza: tu sì, tu no, tu statt’a casa…

P.s.

In tutto questo l’Opera Pia ‘Cardinale Ruffini’ ha chiuso i battenti? Ma quando mai! Alcuni vi lavorano, altri no. La stessa logica degli “ultimi” della Festa di santa Rosalia di quest’anno: alcuni sono “ultimi”, altri no.

“Dio è un rischio”, scriveva Giuseppe Prezzolini, ateo dubbioso alla continua ricerca di Dio. A Palermo, invece, con certi esempi, il rischio è di cominciare a dubitare…

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