Acqua al Sud: si arriverà a una gestione pubblica per l’EIPLI? La speranza c’è, ma…

6 luglio 2019

… ma la buona volontà manifestata dai grillini – che per tagliare la testa al toro avrebbero, sin dal principio, dovuto eliminare la spa per il più grande sistema acquedottistico del Sud Italia voluta da Monti e Gentiloni – deve tradursi, adesso, in fatti concreti: ovvero il ritorno ad un ente pubblico per l’EIPLI. Il racconto di Pino Aprile. E in Sicilia? Per tornare all’acqua pubblica ci vorrà un partito siciliano, non certo centrodestra e PD, che stanno con i privati 

A che punto siamo con la gestione dell’acqua in Italia? Il tema è complicato. O meglio, è reso complicato dai ‘banditi’ che, fregandosene del referendum del 2011, che ha sancito il ritorno all’acqua pubblica in tutti i sui aspetti, dalla proprietà dell’acqua alla gestione della stessa acqua, fa di tutto per imbrogliare le carte, far confondere i cittadini e lasciare la porta aperta agli speculatori.

Ovviamente, considerato che siamo in Italia, Paese dove tutta la vecchia politica – ovvero centrodestra, centrosinistra e Lega – è schierata con l’Europa dell’euro, che vuole a tutti i costi l’acqua nelle mani dei privati, non è facile far rispettare la volontà degli cittadini. Sotto questo profilo l’esempio della Sicilia è paradigmatico.

Pensate un po’: nel 2011, quando la stragrande maggioranza degli italiani, con un referendum, ha stabilito che l’acqua deve restare pubblica, in Sicilia governava il centrosinistra, presidente della regione Raffaele Lombardo appoggiato dal PD. Ebbene, l’acqua, la gestione dell’acqua, in Sicilia, sarebbe dovuta diventare pubblica: invece abbiamo scoperto che la prima forza politica che voleva l’acqua nella mani dei privati era proprio il centrosinistra a ‘trazione’ PD!

Pensate un po’: in Sicilia, nel 2004, il Governo regionale dell’epoca, guidato da Totò Cuffaro, ha affidato per 40 anni la gestione del ‘Sovrambito’ (le grandi condotte idriche, le dighe e i potabilizzatori realizzate nel corso di tanti decenni con i soldi dei cittadini siciliani!) a una società per azioni: Sicilacque spa.

In ognuna delle nove province della Sicilia ci sono altrettante società private.

Morale: l’acqua che è dei siciliani, captata e distribuita con le infrastrutture realizzate con i soldi dei siciliani viene vendita ai siciliani!

Pensate un po’ che ‘genialata’: l’acqua che è già dei siciliani viene fatta pagare ai siciliani più volte! (QUI SE NE VOLETE SAPERE DI PIU’ SU SICILACQUE SPA).

Dopo il Governo regionale siciliano di centrosinistra di Raffaele Lombardo (2008-2012) è arrivato il Governo regionale di Rosario Crocetta (2012-2017), sempre di centrosinistra: e l’acqua, in Sicilia, è rimasta nelle salde mani dei privati: la dimostrazione matematica che il PD è ormai un partito che non ha nulla a che vedere con la sinistra.

Oggi al Governo della Regione siciliana c’è Nello Musumeci, centrodestra: questa parte politica è favorevole alla gestione privata dell’acqua: e privata la gestione dell’acqua rimarrà in una Sicilia governata dal centrodestra.

Una cosa del genere potrebbe succede con il più grande sistema acquedottistico del Sud Italia: l’EIPLI (un sistema idrico che serve la Puglia, la Lucania e l’Irpinia). In questo caso i protagonisti sono i grillini, che sono sempre stati favorevoli all’acqua pubblica, ma che in questo caso si sono messi a ‘babbiare’, come si dice dalle nostre parti.

A che punto siamo con l’EIPLI? Ne parla in un articolo lo scrittore e

Milano, una giornata nella redazione di Gente © Massimo Sestini

giornalista, Pino Aprile (nella foto tratta da edizpiemme.it), che nelle scorse settimana ha espresso critiche sul fatto che, per il futuro dell’EIPLI, l’attuale Governo nazionale ha optato per una spa: che, per definizione, è una società di capitali aperta ai privati e, di conseguenza, scalabile dagli stessi privati.

E allora? Pino Aprile racconta di “un incontro al Senato sull’acqua pubblica, con parlamentari e costituzionalisti. Partenza ruvida, spigolosa (pur se smussata da buona educazione), preceduta da un confronto duro e molto meno… smussato su social e giornali, per le interpretazioni diametralmente opposte di alcune norme varate e altre da varare. Alla fine, una via comune è stata trovata o, per esser prudenti, diciamo: dichiarata. Ma non è una cosa da niente, per come erano e sono messe le cose”.

“Obiettivo – prosegue lo scrittore autore del celebre Terroni -: impedire la più grande privatizzazione dell’acqua in Europa e ottenere che entri negli obblighi costituzionali che l’acqua sia servizio pubblico garantito a tutti i cittadini e nessuno possa guadagnarci su, nemmeno le istituzioni, nemmeno lo Stato e figurati i privati!”.

LA TRASFORMAZIONE DELL’EIPLI DI PUGLIA LUCANIA E IRPINIA IN SPA

“La faccenda, manco a dirlo, riguarda un ente pubblico meridionale divenuto società per azioni, spa, e quindi, nei timori di chi ha competenza giuridica ed esperienza di porcate nazionali, scalabile da privati. L’ente è quello irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia, EIPLI; da molti anni è stato messo in condizioni di precarietà per scelte governative discutibili, titubanti, incerte e lasciate a metà, a partire da governi di centrosinistra, con accelerata di quello Monti e colpo di mannaia di Gentiloni (uno dei peggiori di sempre: è il governo che, a 4 giorni dalle elezioni per il nuovo parlamento, ha firmato il ‘patto’ scellerato con le Regioni secessioniste del Nord e, di nascosto, stava regalando alla Francia l’area più pescosa del nostro Tirreno)”.

Come avvenuto in Sicilia, dove c’è di mezzo il PD le cose si complicano. Nel caso dell’EIPLI, si è infilato Gentiloni, quello che “governava bene”…

“Ovviamente (e qui c’entrano anche le responsabilità degli amministratori dell’ente) – prosegue il racconto di Pino Aprile – la cosa è stata giustificata con il debito cumulato, non si capisce bene se di 36 milioni o ben di più: pensate che fine farebbe la maggior parte degli enti, se si applicasse a tutti lo stesso criterio, che somiglia molto alla legge, secondo Giolitti “con i nemici si applica, con gli amici si interpreta”.

CHIUDERE OGNI VARCO POSSIBILE AI PRIVATI

“Ma la faccenda – scrive sempre Pino Aprile – è che la trasformazione in spa, ormai avvenuta, poteva offrire ai privati la possibilità di metter le mani sull’enorme bacino imbrifero (uno dei più grandi) e infrastrutture annesse, in tre regioni; un business che rientra perfettamente nei nuovi orientamenti dei predoni che, invece di creare economia, aziende, lavoro, si impossessano di beni pubblici, magari arricchiti di impianti pagati e costruiti a spese dei cittadini tutti (come avvenuto in Sicilia ndr), e li gestiscono spesso malissimo e in regime di monopolio, a prezzi da usurai, grazie a norme concordate con governi compiacenti. Chi pensi che stia esagerando, faccia un pensierino alle autostrade e alla (non) manutenzione del ponte Morandi o dei guard-rail di contenimento sulla Benevento-Avellino-Napoli che non contenevano un bel niente; cosa che ha dato tanti soldi ai Benetton e 83 (40+43) bare agli utenti”.

NESSUNO SPECULI SULL’ACQUA, NEMMENO LE ISTITUZIONI

“Nel decreto-Crescita appena approvato – scrive ancora Pino Aprile – si è inserita la normativa per la spa EIPLIe sono scattati i sospetti e le proteste, nonostante il relatore, docente e senatore Ugo Grassi, assicurasse che la cosa era fatta in modo da escludere i privati. Molti costituzionalisti, però, uno per tutti, il decano Paolo Maddalena, sostengono che i rischi del contrario sono altissimi. L’allarme è dilagato; è partito un vero e proprio scontro, anche all’interno dei cinquestelle, tanto che la portavoce del Movimento alla Regione Campania, Marì Muscarà, ha indetto un convegno di esperti, a Napoli, perché si potesse avere il più nutrito apporto di analisi di specialisti. E il risultato non è stato rassicurante”.

“Il professore e senatore Grassi – è sempre Pino Aprile che scrive – continuava a garantire che i dubbi erano senza motivo. Su questo blog avete letto che, pur non avendo competenza giuridica per confrontarmi con cotali numi del ramo, dopo le delusioni che mi sono preso, da pugliese, sull’Ilva, la Tap, la Xylella, sono più portato a credere agli scettici, visto che ci azzeccano più spesso. Ebbi pure uno scambio di idee con la senatrice Sabrina Ricciardi; in seguito, lei mi chiamò e mi fece parlare con il professor Grassi, che mi spiegò a lungo cose tecnico-giuridiche. Alla fine, chiesi: per le finezze costituzionaliste, non parli con me, mi dica solo se i privati possono fotterci o no. Il ‘no’ mi parve comunque problematico, perché appresi che molto dipendeva dallo statuto che la spa EIPLI si sarebbe dato. E la cosa mi somigliava all’uccello padulo. Però, se devi riconoscere la buona fede degli interlocutori, sino a prova contraria, devi tener conto di quel che dicono”.

“Non la faccio lunga – prosegue lo scrittore -: agli uni e agli altri chiesi se erano disposti a incontrarsi, chiarire fra giuristi i punti controversi e assicurare a noi profani che l’obiettivo di tutti è l’acqua pubblica. Si è arrivati, così, al confronto in Senato. Per capirci: magari non ci sarà chiarissimo il come, ma che sia certo il cosa”.

L’ACQUA PUBBLICA, COME NORMA COSTITUZIONALE

“Il punto dolente – e qui Pino Aprile entra nel vivo di tale questione – è che una volta c’erano enti pubblici che garantivano servizi a tutti e non per guadagnarci, e società private che garantivano servizi per fare soldi. Poi sono state create società ermafrodite, pubbliche sì, ma per azioni, con varie sfumature che prevedono l’ingresso di privati e dividendi (sull’acqua, con l’Acea de li mejo acquedotti loro, per dire, fanno soldi sia il Comune di Roma che i privati, da Caltagirone ai francesi), oppure spa con azionisti solo pubblici, il che non evita il pericolo di finire in bocca ai privati; e comunque aziende sottoposte agli stessi controlli e le stesse norme di quelle pubbliche, dette ‘in house’ (stiamo finendo con le pezze al culo, ma l’inglese nun ce ‘llo facimm mancà). Se vi state perdendo in tal casino, non preoccupatevi: pure i fini giuristi dicono che è un casino. Lo stesso Grassi, ‘da professore’, sostiene che non vede la necessità degli ibridi, ma se ci stanno, bisogna governarli, e il decreto varato, nominando soci dell’EIPLI solo il ministero Economia e Finanze e le Regioni interessate, con esclusione esplicita, per legge dei privati, mette al sicuro e in mani pubbliche l’acqua. Non ne è sicuro il professor Maddalena. La legge è chiara: solo Mef e Regioni, ma la garanzia che tutto ciò che serve per rendere pubblica l’acqua ci sia (niente profitto per nessuno, ma solo ricavi per la manutenzione), può darla solo lo statuto. E c’è chi teme che non basti”.

“A quel punto – racconta sempre Pino Aprile – ho fatto la domanda del cretino: scusate, se un ente pubblico è divenuto società per azioni, sia pure con azionisti pubblici, e dobbiamo stare attenti allo statuto che si farà, si può tornare a fare dell’EIPLI un ente pubblico e riuscire a far entrare nelle norme costituzionali che l’acqua può e deve essere pubblica in ogni senso (non con i trucchetti del pubblico gestito da privati che di fatto consegna il pubblico ai privati e trasforma i cittadini-utenti e in teoria sovrani, in clienti-sudditi)? Risposta: sì. E lo volete voi? Risposta: sì. E siete disposti a consultarvi lungo questo percorso, in modo da mettere insieme le vostre competenze ed evitare trabocchetti? Ancora sì. E non vi dispiace discuterne pubblicamente, in modo da avere le opinioni di tutti gli interessati direttamente e non per interposto social e, diciamolo pure, in modo da prendere un impegno che vi espone, in tal senso?”.

UN INCONTRO A BREVE, DI TUTTI: “METTIAMOCI LA FACCIA”

“Ancora sì. Quindi è fatta? – si chiede e chiede Pino Aprile -. No, perché su tali temi il capello va spaccato il 64; ma la disponibilità dichiarata è segno serio di buona fede e di volontà di arrivare allo stesso obiettivo. Certo, sarebbe meglio e sarebbe stato meglio fare carta straccia del ‘pregresso Monti-Gentiloni’, ma nei tempi e nelle condizioni date, parrebbe che di più non si potesse. Ognuno può conservare la propria idea, in proposito, ma ora c’è un percorso che si può e si vuole far insieme, per giungere allo stesso risultato. Ci vorranno due-tre settimane per organizzare questo momento pubblico, aperto a tutti. Vi terrò informati. Ma non mi pare di aver sprecato un giorno, in Senato. E manco gli altri (che ringrazio) hanno avuto questa sensazione.

Vuliss ‘a Maronn”.

Foto tratta da eipli.it

 

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