La Sea Watch e il gioco a chi vince e chi perde. E l’umanità che fine ha fatto?

3 luglio 2019

E’ veramente deprimente assistere ad ogni situazione al tifo esasperato che non ragiona, non analizza e non argomenta. O bianco o nero: dove sono finiti i colori? Forse nell’imbuto del qualunquismo e dell’approssimazione che crea eroi improbabili da un lato e sputacchiere volgari dall’altro

di Adriana Vitale 

Pensiamo che, a parte una sparuta parte della società, al resto degli italiani  interessi più di tanto la questione dei migranti? Non interessa niente ad alcuno e la prova provata si riscontra semplicemente facendo un giro nel web. Le due fazioni – apparentemente pro e contro il fenomeno immigrazione – che prima se le sono date a colpi di insulti volgari, di offese reciproche, di epiteti irripetibili, adesso se le continuano a dare, sempre a colpi di insulti volgari, di offese reciproche, di epiteti irripetibili, da un lato con soddisfazione contro Salvini senza capire che la Lega aumenterà il proprio consenso, dall’altro con accuse più o meno improprie contro la magistratura e chiunque si mette di traverso.

Dunque? È un gioco a chi vince o perde? Dov’è l’umanità? Solo ed esclusivamente becero contrasto politico su un tema che esiste, che avrebbe bisogno di essere trattato seriamente ed organicamente da tutta l’Europa, non solo per ragioni umanitarie, ma anche nella lotta contro la tratta di carne umana che favorisce, da un lato, l’illegalità, la svendita dei diritti dei lavoratori a vantaggio di pochi eletti che aumentano il divario tra pochi ricchi e la massa e, dall’altro lato, l’arricchimento improprio sulla vita di individui, che hanno il solo torto, almeno in parte, di scappare dalle stesse guerre di chi le ha create.

Tutto sarebbe utile, tranne la becera speculazione politica che invece diventa protagonista scavalcando il vero e unico protagonista che è l’umanità.

Deprimente assistere ad ogni situazione il tifo esasperato che non ragiona, non analizza e non argomenta. O bianco o nero: dove sono finiti i colori? Forse nell’imbuto del qualunquismo e dell’approssimazione che crea eroi improbabili da un lato e sputacchiere volgari dall’altro.

Tempi tristi da qualsiasi angolazione si guarda, dalla povertà vera alla povertà d’animo, di cultura e di valori.

I social hanno amplificato la banalità del vuoto a rendere che alimenta odio, rancore e gogna pubblica ad uso e consumo di chi sconosce la parola rispetto.

Foto tratta da tpi.it – Illustrazione di Manolo Fucecchi

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