Le politiche efficaci per avvicinare l’Italia all’Europa? Il Nord vada avanti, il Sud vada indietro…

1 luglio 2019

Vi sembra uno scherzo? Niente affatto! E’ la tesi che l’economista ‘bocconiano’ Guido Tabellini (nato a Torino), ha scritto sul quotidiano ‘Il Foglio’. Non ci credete? Leggete questo articolo. E pensate con soddisfazione ai giovani meridionali che vanno a studiare economia alla ‘Bocconi’ di Milano…    

Il Foglio è, in assoluto, il giornale italiano più ‘intelligente’. Pensate: solo questo quotidiano è riuscito a trovare la formula vincente per affrontare e risolvere, una buona volta e per tutte, la questione meridionale. Dove per risolvere – inteso in senso transitivo – significa rendere chiaro qualcosa di difficile comprensione. E qual è la ‘chiarezza’ che arriva da questo magnifico giornale noto per avere milioni di lettori (in edicola non è facile da trovare: perché appena arriva c’è la fila per andarlo ad acquistare)? Semplice: chi è avanti (il Nord Italia) resti avanti, chi è indietro (il Sud) resti indietro. Anzi, per essere precisi, aumentare la distanza tra Milano e Napoli…

Vi sembra uno scherzo? Niente affatto! Sono le parole di un insigne economista, Guido Tabellini, già rettore dell’università commerciale ‘Bocconi’ di Milano dall’autunno del 2008 all’autunno del 2012.

Ecco in sintesi il Tabellini-pensiero sull’Italia di oggi:

“Per tornare a crescere…investire nei settori e nelle aree geografiche che sono all’avanguardia e che sono già più integrate nell’economia mondiale, facilitare la crescita delle imprese, indirizzare le risorse dove sono più produttive. Tutto ciò non è indolore. Le politiche più efficaci per avvicinare l’Italia all’Europa sono anche quelle che aumentano la distanza tra Milano e Napoli, tra aree avanzate e arretrate del Paese.”

Che lungimiranza! Che profondità! Che grande sapienza economica! Il professore Tabellini sì che è un italiano! Infatti è torinese: è nato in quel Piemonte che, nel 1860, a Sud appena conquistato (e non ad unità d’Italia appena raggiunta: perché unità, in Italia non ce n’è stata mai), impediva alla Sicilia di coltivare il riso, perché doveva diventare una prerogativa del Piemonte e, poi, del Nord.

Pensiamo male del professore Tabellini? Assolutamente no. Anzi è uno che dice quello che pensa del Sud Italia, mentre altri non parlano e fanno le cose pensate e pronunciate dal professore Tabellini.

Di fatto, questa posizione economica – il Nord Italia si agganci all’Europa e il Sud resti indietro, anzi magari vada un po’ più indietro – non è altro che la versione ‘elegante’ della Secessione dei ricchi: il Centro Nord che si vuole tenere il ‘residuo fiscale’, togliendo al Sud circa 90 miliardi di euro all’anno.

Noi non siamo economisti come il professore Tabellini, che è addirittura ‘bocconiano’. Ma una cosa la pensiamo e ce la auguriamo: e cioè che i soldi che il Nord scipperà al Sud, perché alla fine di questo si tratta (che cosa significa, infatti, aumentare la distanza tra “aree avanzate e aree arretrate del Paese”?), non consentano al Nord di “avvicinarsi all’Europa”.

Come ci ricorda l’ingegnere-filosofo Luciano De Crescenzo (che peraltro è nato a Napoli: città che, secondo il nostro Tabellini, deve aumentare la distanza da Milano: distanza economica, s’intende), “si è sempre meridionali di qualcuno”: e la nostra impressione è che il Nord Italia sia diventato il Sud della Germania.

Il nostro augurio è che quell’Europa che Tabellini vorrebbe vedere sempre più vicina al Nord si avvicini, sì al Nord: ma per sbranarselo, come il Nord ha fatto dal 1860 con il Sud Italia.

E il Sud? Una volta che ci allontaniamo dal Nord Italia, beh, ce ne possiamo andare per i fatti nostri.

Commenta lo scrittore e giornalista Pino Aprile:

“Di fronte alla ufficializzazione di questa tesi, il sig. Tabellini, che guarda caso è torinese, ci spieghi noi in italia che ci stiamo a fare!”.

Nota finale: il quotidiano Il Foglio è uno dei giornali che, fino allo scorso anno, si beccava il contributo dello Stato: 800 mila euro all’anno (QUI UN NOSTRO ARTICOLO). Soldi dello Stato: quindi anche soldi dei meridionali.

I grillini – e non la Lega – sono riusciti a dimezzare il contributo di quest’anno. Il prossimo anno questi contributi a fondo perduto “a sostegno dell’editoria” dovrebbero essere aboliti.

Sarà così? Noi ci auguriamo di no: come si può fare a meno di giornali così lungimiranti e intelligenti?

Foto tratta da italiachiamaitalia.it  

 

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