La Formazione professionale siciliana di oggi vista da Luciano Luciani: perché non siamo d’accordo con lui

24 giugno 2019

Il presidente dell’AREF, Luciano Luciani, persona di grande spessore che conosciamo da anni, ha maturato una sua idea sui problemi della Formazione professionale siciliana: un’idea, come dire?, molto ‘aziendalista’, perfettamente in linea con la ‘presunta’ sinistra italiana di oggi, tutto capitale e niente lavoro. Riportiamo la sua nota e la nostra replica

Scrive in una nota Luciano Luciani, presidente dell’AREF, Associazione Regionale degli Enti di Formazione Professionale operanti in Sicilia:

“In vista del Comitato di Sorveglianza del PO FSE Sicilia 2007/2013 e 2014/2020, che si riunirà a Palermo il 24 e 25 giugno prossimi è stato trasmesso, a tutte le autorità nazionali e regionali competenti, un invito ad intervenire urgentemente, affinché siano rimosse tutte le norme che penalizzano sia il personale che gli enti gestori dei corsi di formazione professionale”.

“Dal 2012 in poi – scrive Luciani – solo in Sicilia sono state emanate disposizioni che hanno finito per travolgere le normali regole vigenti in materia che, nell’Unione Europea, dovrebbero garantire sostanziale parità di diritti e trattamento uguali per tutti. Solo in Sicilia sono state modificate le fasce professionali (denominate A, B e C), penalizzando l’utilizzo del personale esterno, professionalmente qualificato, utilizzabile solo a seguito del reclutamento del personale iscritto all’Albo del personale dipendente degli enti gestori dei corsi di formazione professionale tenuto dalla Regione siciliana, andato deserto. Per il personale esterno sono stati introdotti vincolanti calcoli connessi all’anzianità didattica (giorni, mesi ed anni di effettiva attività svolta). Tutto questo non fa che impedire il raggiungimento della fascia A a gran parte di tale personale, reclutato per assicurare specifiche e qualificate docenze e determina la seguente doppia penalizzazione a carico degli Enti: 1) il mancato ottenimento del punteggio ottenibile con la fascia A; 2) la successiva decurtazione, a titolo sanzionatorio, all’atto della revisione contabile-amministrativa”.

“Con i Vademecum 2007-2013 e 2014-2020 – prosegue la nota di Luciani – sono state emanate disposizioni relative al personale amministrativo e formatore, peraltro di equivoca o incerta applicazione, che infliggono pesanti ed inique decurtazioni a titolo sanzionatorio, che vanno da 4 a 8 volte il costo dello stesso personale. Le altre Regioni, a seguito di una cristallina procedura, in coerenza delle disposizioni nazionali ed europee, si limitano a ridurre tutto o parte del costo effettivo del lavoro, quando viene accertata, attraverso un articolato e partecipato procedimento amministrativo, la violazione di norme europee e nazionali. Il Vademecum 2014-2020, approvato durante il Governo Crocetta (Rosario Crocetta, ex presidente della Regione siciliana ndr), riconfermava norme inique e difformi da quelle nazionali ed europee, che si rilevano già nel Vademecum 2007/2013. Il recente DDG n.1196 (Decreto del Dirigente Generale della Regione siciliana ndr) del 10 aprile scorso, approvato dall’Autorità di Gestione del Programma Operativo del Fondo Sociale Europeo-FSE Sicilia 2020, fa proprie le norme approvate dal precedente Governo il 27 giugno 2017, e si pone in continuità con le stesse, anzi in taluni punti ‘blinda’ o peggiora quanto contenuto, man mano modificato o aggiunto, nel precedente Vademecum 2007-2013, e ciò anche relativamente a vincoli e decurtazioni sanzionatorie”.

“Infine, le revisioni contabili amministrative restano inevase per anni, determinando ritardi nelle erogazioni, contenziosi civili e crisi del sistema.
Conseguentemente – conclude la nota dell’AREF – si rende necessario intervenire al più presto per porre fine a tale situazione non più sostenibile, rimuovendo e penalizzando coloro che si sono resi responsabili di tale stato di cose considerato che, nel corso degli ultimi anni, tale situazione ha portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro oltre che al fallimento di parecchi enti di formazione professionale operanti in Sicilia”.

Non ci sembra che la nota del presidente dell’AREF, Luciano Luciani, tracci un quadro esaustivo dei problemi della Formazione professionale della Sicilia. Giuste e condivisibili le sue considerazioni sui ritardi di un’amministrazione regionale che da trent’anni, o giù di lì, recluta il personale non con i concorsi pubblici, assumendo i migliori, ma con il metodo del precariato con annessi & connessi…

La nostra sensazione, al di là di alcuni rilievi – ribadiamo – giusti, è che Luciani, persona sicuramente competente in materia di Formazione professionale, guardi il problema secondo un approccio tipico della sinistra ‘europea’ del PSE di oggi: prima gli interessi delle aziende e poi, se ci sono tempo e, soprattutto, se rimangono risorse, ci occupiamo dei lavoratori, ma senza esagerare…

Notiamo – e ce ne dispiace – che un tale approccio è, per certi versi, ancora peggiore dell’atteggiamento anti-scala mobile del funesto PSI craxiano, quasi in linea con lo spirito renziano.

 

Noi ci rendiamo conto che chi gestisce un ente o una società che si occupa di Formazione professionale debba fare gli interessi dello stesso Ente o della stessa società: ma c’è un limite, soprattutto in una Regione, la Sicilia, dove i Governi di centrosinistra a ‘trazione’ PD – prima con il Governo regionale di Raffaele Lombardo e poi con il Governo di Rosario Crocetta – hanno praticamente raso al suolo questo settore.

Certo, la privatizzazione della Formazione professionale siciliana muove i primi passi nel 1996, quando il centrodestra, per la prima volta, vince le elezioni regionali in Sicilia. Il processo di ‘liquidazione’ degli Enti formativi storici della Sicilia – e con essi la gestione no profit di questo comparto – è stato lento e costante. Ma, come già ricordato, nel nome di uno dei tanti paradossi della storia politica della cosiddetta Seconda Repubblica italiana, ha subito un’accelerazione con i due citati Governi regionali di centrosinistra.

Non siamo stupiti: la sinistra italiana – o meglio, ciò che rimane di questa forza politica oggi in via di ‘decomposizione’ – si è involuta e, come in quasi tutta l’Europa, è passata, armi e bagagli, al servizio del liberismo europeo.

E’ oggettivo che il PD – soprattutto con la gestione renziana, ma in buona parte anche con la gestione attuale – rappresenti una delle tante articolazioni europee della destra economica e finanziaria. E come una forza espressione della destra economica e finanziaria si comporta: prima l’azienda, poi i lavoratori; prima il profitto, poi, se rimane qualcosa, i salari; prima gli interessi del padronato oggi sempre più cosmopolita, poi, se restano tempo e risorse, le persone.

Sapete qual è il bello di questa storia, con riferimento alla nota di Luciani? Che ha ragione! Perché in un settore privatizzato – e i Governi regionali di centrosinistra hanno finito di privatizzare il settore della Formazione professionale della Sicilia, in barba alla ‘sinistra’ che in modo grottesco dicono di rappresentare – i privati fanno quello che vogliono. Anche se, grazie ai bandi, utilizzano i fondi pubblici.

Restano gli 8 mila lavoratori della Formazione professionale della Sicilia licenziati. Che la Regione siciliana – in verità in un modo né determinato, né brillante – sta provando a tutelare. Ma prima che un problema amministrativo e giuridico, questo è un problema morale.

Ma la morale, oggi, non è un problema della ‘presunta’ sinistra italiana, né del centrodestra che oggi governa la Sicilia.

Tra l’altro, i lavoratori licenziati della Formazione professionale della nostra Isola non sono nemmeno raccomandati. A differenza di lavoratori di altri settori, non percepiscono da sette-otto anni la Cassa integrazione che viene rinnovata ogni anno o ogni sei mesi.

Alcuni di loro non solo hanno perso il lavoro, non solo sono stati lasciati senza ammortizzatori sociali, ma sono stati anche gabbati: non gli hanno erogato il Trattamento di fine rapporto e si sono tenuti pure alcune mensilità.

Truffe? Malversazioni? Reati? E basta con questa storia: ormai sono fatti passati. Archiviati. Un po’ come l’impresa dei Mille organizzata in combutta con i mafiosi: ormai è acqua passata. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato…

Ora bisogna pensare alle “imprese”, che nella Formazione professionale debbono essere lasciate libere di valorizzare le ‘professionalità’ che meritano, soprattutto prima e dopo le campagne elettorali…

 

 

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