Perché oggi è necessario e giusto liberare l’Italia dal PD/ MATTINALE 309

13 giugno 2019

I papocchi tra esponenti del PD e protagonisti del mondo della Giustizia c’entrano poco o nulla con l’analisi che leggerete. Il vero problema, oggi, è il senso di non-appartenenza di questo partito ad una comunità: all’esistenza dello stesso PD come soggetto politico non in nome di un progetto di futuro, ma di una feroce ‘guerra’ verso gli avversari, che diventano ‘nemici’ da combattere ed abbattere, costi quel che costi. Anche avallando la ‘macelleria’ sociale prospettata dalla screditata Commissione UE di Junker e Moscovici 

Non sappiamo come finirà la storia del Consiglio Superiore della Magistratura e delle improprie commistioni tra Giustizia e Politica. Ma una cosa pensiamo di averla intuita: l’Italia di oggi ha una missione importante da svolgere: liberarsi dal Partito Democratico e dalle ‘tossine’ politiche diffuse a piene mani dallo stesso PD.

Attenzione: non è la questione Giustizia che ha fatto traboccare il vaso, non sono le accuse – peraltro tutte da dimostrare – di condizionare la nomina dei vertici delle Procure o le indiscrezioni su cene “segrete”. Il problema è generale è riguarda l’esistenza stessa di questo partito che, oggi, è un peso per la politica italiana e per gli italiani.

Il PD è il prodotto di due grandi e gloriose storie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. E’ nei primi anni ’70 del secolo passato che Enrico Berlinguer, davanti al dramma del Cile di Salvador Allende, medico e leader politico socialista del suo Paese, massacrato dai golpisti sostenuti dagli americani, comincia a ragionare sull’incontro tra comunisti e cattolici. Mai un’intuizione politica è stata così sbagliata e disastrosa.

Da allora in poi il Pci ha imboccato una parabola discendente che i vari cambiamenti di nomi non hanno bloccato. Il Partito Democratico è la sintesi finale (in tutti i sensi…) dell’incontro tra ex democristiani ed ex comunisti. Per motivi misteriosi che, forse, meriterebbero un’analisi a parte, nel PD sono finiti i peggiori democristiani (la Sinistra DC, che Iddio la abbia in gloria…) e i peggiori comunisti (si pensi ai ‘miglioristi’ del Pci, cioè i filo-americani, e i compagni duri e puri: e “biri chi manci”, si usa dire in Sicilia).

La fase ‘suprema’ di questa teratologia della sinistra italiana è rappresentata dal PD post elezioni europee del 2014: che – attenzione – non è solo il PD di Matteo Renzi, ma tutto quello che è venuto fuori con Renzi e con l’attuale post renzismo.

Solo chi si rifiuta di osservare ciò che è oggi il Partito Democratico non coglie lo strettissimo legame tra linguaggio e realtà del PD renziano e linguaggio e realtà dell’attuale PD.

In comune, le due gestioni, hanno il mancato gradimento da parte degli elettori: se Renzi ha messo insieme le batoste al referendum sulla riforme costituzionali e alle elezioni politiche del marzo 2018, il post renzismo in tutte le sue sfaccettature (e tra queste sfaccettature c’è anche la segreteria di Nicola Zingaretti) sta già accumulando sconfitte su sconfitte, dalle elezioni europee al crollo nelle realtà locali.

E’ interessante segnalare l’assenza di autocritica in tutto il ‘corpo’ del PD: nessuna autocritica da parte di Renzi, nessuna autocritica da parte di chi oggi gestisce questo partito. Gli oltre 110 mila voti persi alle elezioni europee e i circa 50 Comuni persi alle recenti elezioni amministrative non hanno provocato alcun dibattito: anzi, siccome il Movimento 5 Stelle ha perso molti più voti, è dei grillini che si deve parlare.

Eppure l’attacco ai lavoratori portato avanti da Renzi e dal PD è stato sconsiderato: ma nel ‘corpo’ del PD – tranne poche eccezioni – lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori e il Jobs Act rimangono “intuizioni felici”… Pentimenti? Nemmeno per sogno!

Lo stesso discorso vale per la scuola, per la dissennata politica sui migranti, per il sistematico ‘saccheggio’ del Sud operato dai Governi Renzi e Gentiloni.

Già, il Sud. E’ difficile, nella storia della Repubblica italiana, rintracciare un partito politico più antimeridionale del PD. La stessa Lega di Salvini non ha toccato le vette anti-Sud del renzismo. Nemmeno la Banca d’Italia – che negli anni della Prima Repubblica ha provato a distruggere il sistema creditizio del Mezzogiorno d’Italia per sostenere il capitalismo assistito (da Mediobanca) del Nord Italia, riuscendo a realizzare tale obiettivo solo dopo Tangentopoli – ha raggiunto i livelli di antimeridionalismo del PD.

Il sorriso con il quale l’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio, tagliava i fondi alle ferrovie del Sud per colpa delle “rocce” (QUI UN NOSTRO ARTICOLO), la leggerezza con la quale il Governo Renzi dirottava le risorse PAC del Sud alle imprese del Nord, il silenzio con il quale il PD siciliano (tranne qualche rara eccezione), nel 2014 e nel 2016, accompagnava i ‘Patti scellerati’ firmati sempre dal Governo Renzi con l’allora presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta per ‘incaprettare’ le finanze regionali, gli scippi finanziari operati ancora dal Governo Renzi alle ex Province siciliane (accompagnati dai silenzi degli esponenti del centrosinistra e del centrodestra della Sicilia) sono manifestazioni di un profondo e radicato disinteresse verso il Sud e, soprattutto, verso la Sicilia del PD.

Eppure, incredibilmente, nel Sud e in Sicilia ci sono persone che votano questo partito non tanto per convinzione quanto per i sentimento contro che provano e manifestano verso gli avversari.

Siamo arrivati al nodo cruciale che oggi segna l’esistenza in vita del Partito Democratico: il senso di non-appartenenza ad una comunità, l’esistenza come soggetto politico non in nome di un progetto di futuro, ma di una feroce ‘guerra’ verso gli avversari da combattere ed abbattere, costi quel che costi.

Se durante la fase renziana questo sentimento di annullare-negare-eliminare si avvertiva verso il Sud, adesso il sentimento-contro del PD riguarda, indirettamente, l’Italia intera.

Osserviamo quello che succede in queste ore. Chi legge I Nuovi Vespri sa che non risparmiamo critiche alla Lega e al Movimento 5 Stelle. Ma non siamo così intellettualmente disonesti da non ammettere che, in questo momento, il Governo Giallo-Verde è sotto attacco da parte non dell’Unione Europea, ma della screditata e sputtanata Commissione europea in uscita.

Piaccia o no anche a chi detesta i grillini e la Lega, bisogna avere l’onestà di ammettere che, in queste ore il Governo Giallo-Verde sta difendendo l’Italia: sta difendendo i pensionati, sta difendendo la legge che ha iniziato a demolire l’inumana legge Fornero, sta difendendo il Reddito di cittadinanza, sta difendendo l’Italia da un attacco volgare e vigliacco senza precedenti operato dai banditi a massoni della UE.

I vecchi esponenti della Commissione europea – Junker e Moscovici in testa – prima di finire nell’oblio che li ‘inghiottirà’, stanno usando tutto il loro potere residuale quanto demoniaco per mettere in difficoltà non solo l’attuale Governo italiano, ma tutti gli italiani. 

Quando questi due signori dicono che l’Italia deve “rispettare i parametri europei” stanno cercando di imporre nuovi tagli agli italiani: nuove tasse e nuove imposte per gli italiani, niente adeguamenti delle retribuzioni per i medici pubblici (da dieci anni i medici che lavorano negli ospedali pubblici italiani hanno gli stipendi bloccati!), nuove penalizzazioni per i pensionati, per i dipendenti pubblici, per la scuola, per gli agricoltori e via continuando.

Pur di colpire il Governo italiano a loro inviso, Junker e Moscovici, prima di andare via, non si preoccupano minimamente di massacrare gli abitanti dell’Italia, così come hanno massacrato la Grecia e, soprattutto, i greci.

Junker è un grande ipocrita: dice che la UE con la Grecia ha sbagliato, ma insiste nel cercare di fare all’Italia quello che la ‘sua’ pessima Commissione UE ha fatto alla Grecia.

E che fa il PD davanti a questo scenario? Invece di difendere gli italiani parteggia per la Commissione Europea!

Torniamo così al senso di non-appartenenza ad una comunità, all’esistenza, dello stesso PD, come soggetto politico non in nome di un progetto di futuro, ma di una feroce ‘guerra’ verso gli avversari, che diventano ‘nemici’ da combattere ed abbattere, costi quel che costi.

Questo sentimento-contro – che ormai non è più solo contro il Sud, ma contro l’Italia che non ne vuole più sapere del PD – è la dimostrazione che questo partito, o meglio, che i dirigenti di questo partito vanno ‘aiutati’. Direte: in che senso ‘aiutati’?

La questione è di ‘psicanalisi politica’: plaudendo a una Commissione UE che vuole massacrare l’Italia e gli italiani, è come se i dirigenti e i militanti del PD stessero dicendo all’Italia e agli italiani: non votateci più, fateci sparire, ormai siamo come Sansone e i Filistei…

Noi abbiamo il dovere di raccogliere “il grido di dolore” di capi e militanti del PD, liberando l’Italia e liberandoci da questo partito.

QUI PER SAPERNE DI PIU’ SU SALVADOR ALLENDE

 

 

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