Dopo vent’anni di veleni si chiude la vicenda delle quote latte: avevano ragione gli allevatori italiani! (VIDEO)

7 giugno 2019

Chi ha un po’ di onestà intellettuale dovrebbe ricordare quante volte gli allevatori italiani di bovini da latte sono stati criminalizzati. Leggere oggi l’ordinanza del Gip di Roma fa una certa impressione. Questa vicenda deve suonare come un monito agli agricoltori del Sud: per ottenere giustizia bisogna lottare, non accettare supinamente, nel caso del grano duro, le prepotenze: per esempio, il prezzo stracciato e lo scippo della varietà Senatore Cappelli  

Chi scrive ha sempre criticato le quote latte. Apprendere oggi che gli sforamenti che avevano generato migliaia di multe ‘salatissime’ a carico di allevatori italiani erano frutto di falsità e di incapacità, superficialità e connivenze degli uffici di controllo degli assessorati delle diverse Regioni italiane fa sì giustizia, ma lascia l’amaro in bocca.

Eppure così si legge in un’ordinanza del Tribunale di Roma.

Abbiamo sempre considerato le quote latte una diavoleria inventata dalla cosiddetta Europa ‘unita’ per favorire alcuni Paesi europei a scapito di altri. L’Italia faceva parte di quei Paesi europei dove l’allevamento di bovini da latte non doveva espandersi e, possibilmente, avrebbe dovuto ridursi.

Da meridionali, quello che scriviamo ci addolora, ma non possiamo non scriverlo perché è una verità oggettiva: l’Europa ‘unita’, su questo fronte, ha toccato duro perché si è trovata di fronte la determinazione degli allevatori del Nord Italia che si sono opposti a questo sistema, trovando nella Lega Nord – allora la Lega si chiamava così – una sponda politica che ha fatto proseliti anche grazie a questa battaglia politica.

Cosa che, invece, non è avvenuta e continua a non avvenire nel Sud con il grano duro, dove alla fine – perché questo sta avvenendo – i grillini hanno mollato il Mezzogiorno con tutta l’agricoltura meridionale, in parte perché non sembrano avere la forza e la determinazione politica per contrastare la Lega che controlla il Ministero delle Politiche agricole, in parte perché la priorità, per i grillini – tutt’oggi – è il Reddito di cittadinanza, non certo il Sud.

Diverso, molto diverso il discorso per il Nord, dove Luca Zaia, oggi Governatore del Veneto, non ha mai mollato, nemmeno quando tutti gli davano addosso dicendo che gli allevatori stavano penalizzando l’Italia.

Oggi la Giustizia sta dando ragione agli allevatori e, quindi, anche a Zaia. Noi non amiamo la Lega, ma non possiamo negare l’evidenza.

Ribadiamo: spiace scrivere queste cose, ma al Sud si possono appioppare penalizzazioni di tutti i tipi, tanto i Governi nazionali vivono nell’olimpica certezza che i meridionali non si ribelleranno mai. E fino ad oggi hanno avuto ragione. O ci stiamo sbagliando?

Ci sbagliamo, ad esempio, se ricordiamo le regole cervellotiche che la Regione siciliana infligge ai produttori di formaggi della Sicilia? 

Vale la pena di leggere le conclusioni dell’ordinanza del Gip del Tribunale di Roma che ha archiviato un’inchiesta avviata nel 2009. Un’ordinanza che ricostruisce una vicenda tormentata, indicando puntualmente le responsabilità, pur senza giungere all’identificazione dei nomi.

Ancora più interessante è ascoltare il VIDEO DI TELEFRIULI, che dà l’esatta misura di una storia incredibile.

Da leggere anche l’articolo pubblicato su AGRICOLAE.EU Agenzia di stampa quotidiana:

“Si chiude il capitolo relativo alle quote latte. Il Giudice delle indagini preliminari Paola di Nicola rigetta le opposizioni proposte e accoglie la richiesta di archiviazione del procedimento nei confronti di ignoti ordinando la restituzione degli atti al pubblico ministero. Chiedendo di comunicare alle parti e per conoscenza al ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e del turismo Gian Marco Centinaio”.

“Il decreto di archiviazione della questione quote latte emesso in data 5 giugno 2019 dal Tribunale di Roma – prosegue l’articolo – parla chiaro:

i dati a fondamento del calcolo delle multe sono falsi;

– la falsità dei dati era nota da 20 anni a tutte le Autorità amministrative e politiche, con ingenti danni all’erario;

– la Corte di Giustizia Europea con la sentenza n. C-433/15 del 24 gennaio 2018 ha affermato che vi è la prova certa che l’Italia abbia assunto comportamenti lacunosi e negligenti;

– vi è certezza che i dati dei capi in lattazione forniti da AGEA siano falsi e quelli dell’IZS inattendibili;

– come quanto emerso dalle indagini del Colonnello Mantile abbia evidenziato la falsità dei dati;

– informativa del ROS del 23 luglio 2019 ha confermato capi inesistenti, latte in nero e dati falsi ed inattendibili”.

QUI IL VIDEO DI TELEFRIULI

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DI AGRICOLAE.EU  

 

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