Vincenzo Figuccia e Daniele Lo Giudice: per le Province siciliana 100 mln di euro non bastano

5 giugno 2019

I due parlamentari regionali hanno ragione: con 100 milioni di euro le ex Province siciliane non risolveranno alcun problema e qualcuna di questa dovrà per forza di cose dichiarare il default. Il Governo nazionale, per i due parlamentari, dovrebbe prendere altre risorse dal Fondo di coesione. la nota di CGIL, CISL e UIL della Sicilia: silenziose quando il Governo Renzi massacrare le finanze delle ex Province siciliane, oggi i ‘capi’ di queste tre organizzazioni sindacali hanno ritrovato la parola…  

Ogni tanto c’è qualcuno che scrive cose razionali sulla questione delle ex Province siciliane. Sottolineando quello che I Nuovi Vespri scrive da quando è in rete: e cioè che per far vivere queste amministrazioni pubbliche ci vogliono le risorse finanziarie, non le chiacchiere. E in Assemblea regionale siciliana di chiacchiere, sulle ex Province siciliane, non ne mancano certo.

E’ noto che le elezioni di secondo livello sono state bloccate da un voto dell’Ars (per la cronaca, si tratterebbe di elezioni dove voterebbero sindaci e consiglieri comunali per eleggere i presidenti di sei ex Province siciliane, visto che le ex Province di Palermo, Catania e Messina, in base a una discutibile legge nazionale – la legge Delrio – si ritrovano ad essere presiedute dai sindaci di Palermo, Catania e Messina con il solo nome cambiato: invece che Province, Città metropolitane) sono state bloccate da un voto dell’Ars.

“Sulle Province – dicono i parlamentari regionali Vincenzo Figuccia (nella foto a sinistra tratta da madonielive.com) e Danilo Lo Giudice (nella foto sotto tratta da blogsicilia) – il tema vero non è quando si vota. Rischiamo di accapigliarci su questioni di lana caprina. Il tema vero sono le competenze, le funzioni, la riforma organica che deve essere elaborata sulle Province, ma soprattutto le risorse che devono essere erogate”.

Secondo Figuccia, leader del Movimento CambiAmo la Sicilia, i 150 milioni di euro stanziati sono “un primo passo, ma serve di più. Serve guardare all’intero importo dei 350 milioni di euro e serve prima ancora quindi di fissare la data (delle elezioni ndr), capire come salvare i servizi essenziali. Poco importa se la consultazione possa tenersi a ottobre,
novembre, dicembre”.

Per Figuccia, bisogna “trovare soluzioni al tema della manutenzione delle
strade, dell’assistenza scolastica ai disabili, capire con quali risorse garantire i servizi delle Province che altrimenti rischiano il default senza il trasferimento delle somme alla Regione da parte dello Stato. Per questo – prosegue Figuccia – chiediamo che venga calendarizzato il nostro ordine del giorno che garantisce un impegno da parte del governo regionale a chiedere le risorse aggiuntive per salvare questi enti”.

Come ha sottolineato più volte il sindaco di Messina, Cateno De Luca, che è anche sindaco della Città metropolitana di Messina, per le ex Province siciliane 150 milioni duro non bastano. A nostro avviso (che poi è la tesi del vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta), servono 500 milioni di euro.

“Mentre discutiamo se votare a ottobre, novembre piuttosto che ad aprile – aggiunge il deputato regionale Danilo Lo Giudice – il problema reale sulle Province è rappresentato dalle risorse finanziarie. Quello che l’accordo
Stato-Regione, che è attualmente in discussione a Roma, allo stato
attuale prevede 150 milioni di cui 100 milioni saranno destinati alle
Province, 50 milioni all’interno del bilancio della Regione di cui non
si capisce cosa se ne farà. Ma mi chiedo: di questi 100 milioni, quali
saranno le Province privilegiate ad essere salvate e chi deciderà se
salvare Palermo piuttosto che Messina, Ragusa o Enna?”.

“Bisogna spostare l’attenzione su quello che è il tema vero – prosegue Lo Giudice -.  Se c’è questa volontà, allora è chiaro che l’impegno deve essere quello di prendere 350 milioni dalle risorse dell’Fsc (Fondo di coesione: risorse che dovrebbero essere utilizzate per le infrastrutture nel Sud ndr) che probabilmente, come è successo già in passato, nella loro complessità non potranno essere totalmente spese dalla Regione siciliana e utilizzarle per qualcosa di serio, considerando la funzione importante che questi enti intermedi svolgono all’interno del panorama istituzionale, ma soprattutto alla luce dei numerosi e fondamentali investimenti in capo alle Province determinanti per lo sviluppo del territorio”.

Intanto oggi Sala d’Ercole ha approvato un ordine del giorno dei citati Figuccia e Lo Giudice.

Dice Figuccia:

“Finalmente si gettano le basi per conferire autorevolezza alle Province senza che ci si aggrovigli su questioni di poco conto come quella della data per le consultazioni elettorali. Adesso si procede verso una riforma organica e si affronta la questione finanziaria che impegna il governo regionale nell’interlocuzione con lo Stato a impegnare le somme, esattamente 350 milioni, per gli enti di area vasta, garantendo la sopravvivenza del capitale umano ovvero delle garanzie occupazionali, della funzionalità infrastrutturale e del trasporto scolastico. L’obiettivo resta comunque quello di ripristinare l’elezione diretta, eliminando l’obbrobrio della legge Delrio”.

Sulle ex Province siciliane c’è anche un comunicato di CGIL, CISL e UIL della Sicilia:

“Il salvataggio delle ex Province siciliane passa da un emendamento al ‘decreto crescita’ che il Parlamento nazionale dovrà approvare necessariamente entro il 29 giugno prossimo. Lo hanno presentato oggi alle sigle sindacali l’assessore Gaetano Armao e l’assessore Bernardette Grasso, nel corso di un incontro alla Funzione pubblica in viale Regione siciliana”.

“L’emendamento – prosegue ma nota delle tre organizzazioni sindacali – recepisce i punti chiave dell’accordo Stato-Regione e, se approvato, salverebbe le nove Province siciliane dal dissesto altrimenti inevitabile. Prendiamo atto di questo ulteriore passo in avanti e dell’impegno che il Governo regionale ha assunto per portare avanti una battaglia di fondamentale importanza”.

Così parlano oggi Michele Pagliaro e Gaetano Agliozzo, di Cgil e Fp Cgil Sicilia, Sebastiano Cappuccio e Paolo Montera, di Cisl e Cisl Fp Sicilia, Claudio Barone ed Enzo Tango, di Uil e Uil Fpl Sicilia.

Non ci crederete, ma sono gli stessi sindacalisti che, negli anni passati, quando il Governo Renzi tagliava le risorse finanziarie alle ex Province siciliane, non aprivano bocca. Oggi hanno ritrovato la parola. E addirittura aggiungono:

“L’arrivo di nuove risorse economiche e la possibilità di approvare i bilanci  consentirà alle Province di resistere ancora, in attesa che si trovi, sia a livello regionale, sia a livello nazionale, una soluzione più organica per il rilancio a 360 gradi delle ex Province, non soltanto per il personale degli enti, ma anche e soprattutto per tutti i cittadini dell’Isola che hanno diritto a servizi essenziali che funzionino”.

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