I frutti amari del Governo Renzi in Sicilia: la Provincia di Messina ‘attumbuliò’. E Cateno De Luca…

4 giugno 2019

… Cateno De Luca, sindaco della Città metropolitana di Messina (e sindaco del Comune di Messina)  ha iniziato lo sciopero della fame. Se la prende con il vice presidente della Regione, Gaetano Armao, del quale chiede le dimissioni. Stranamente, nessuno si ricorda chi sono i veri responsabili di quanto sta succedendo: il Governo Renzi e il PD. Così va il mondo…  

Tra proteste e grida le ex Province siciliane vanno avanti vivacchiando, anche se qualcuna rischia di rimanere per strada. E’ il caso dell’ex Provincia di Messina – che è sempre la stessa con il nome cambiato: si fa chiamare Città metropolitana di Messina – dove il sindaco metropolitano nonché sindaco di Messina, Cateno De Luca (nella foto sopra con la parlamentare nazionale di Forza Italia, Matilde Siracusano), ha occupato gli uffici e ha iniziato uno sciopero della fame.

La cosa che colpisce, di questa storia, è che tutti sembra abbiano dimenticato chi sono i responsabili di tutto quello che sta succedendo alle ex Province della nostra Isola. Il responsabile politico è il Partito Democratico, che nella passata legislatura governava a Roma e in Sicilia: è stato questo partito a scippare i soldi alle ex Province siciliane. Ma nessuno se ne ricorda. Amnesie…

I più coerenti sono i grillini: ai tempi del governo di Rosario Crocetta, il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars si schierò per l’abolizione delle Province: chi ha un po’ di memoria ricorderà l’allora presidente della Regione annunciare nel corso della trasmissione di Giletti di aver abolito le ex Province.

Anche oggi i grillini non hanno cambiato opinione: di recente il vice premier, Luigi Di Maio, ha ribadito che le Province vanno abolite.

Chissà perché nessuno ricorda che lo stop al prelievo forzoso alle ex Province italiane, disposto dal Governo Renzi, non è stato revocato alle ex Province siciliane proprio perché sono state abolite e sostituite con le tre Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e con sei Consorzi di Comuni che hanno preso il posto delle restanti sei ex Province. Anche questo ‘dettaglio’, chissà perché, è stato ‘rimosso’.

Per consentire alle ex Province siciliane di vivere occorrono circa 500 milioni di euro. Ma Stato e Regione siciliana hanno trovato, a fatica, 150 milioni di euro: quanto basta per fare sopravvivere – e non vivere – queste amministrazioni.

“Da qui la decisione del ‘Cateno Barricato’ e in sciopero della fame annunciata nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nel Salone degli Specchi di Palazzo dei Leoni – leggiamo sul Tempostretto, quotidiano on line molto seguito in provincia di Messina -. Accanto a lui i dirigenti, per ribadire quel ‘paradosso contabile’ in base al quale Messina Città Metropolitana ha le risorse, ben 140 milioni di euro, ma non può spenderle perché il bilancio è bloccato a causa di 13 milioni di disavanzo per il prelievo forzoso. Gran parte di queste somme, peraltro, oltre ad essere bloccate andranno perdute perché nel frattempo le scadenze saranno superate”. Questo perché “nonostante sia noto a tutti, quei pannicelli caldi e la deroga al bilancio 2019 basteranno solo a garantire la spesa ordinaria, ma non a riaprire cantieri o avviare lavori, dal momento, che come ogni amministratore di intelligenza media sa, le opere necessitano di programmazione pluriennale, quanto meno biennale”.

Cateno De Luca se la prende con il vice presidente della Regione, Gaetano Armao, che “firmato – leggiamo ancora su Tempostretto.it – un accordo farlocco con il quale forse salva alcune ex province ma non certamente le Città Metropolitane. E chiedo a viva voce le dimissioni di Armao”.

Quindi un messaggio all’assessore regionale alle Autonomia locali, Bernadette Grasso, alla quale De Luca chiede di “battere un colpo e di interrompere il prolungato silenzio. Se è vero, come mi ha detto, che Armao l’ha esautorata in questa vicenda lo dica, altrimenti è complice”.

La sensazione è che questa tardiva battaglia in difesa delle ex Province sia anche il mezzo per un mezzo ‘regolamento di conti’ all’interno della maggioranza, o meglio tra i partiti che a sala d’Ercole appoggiano il Governo Musumeci.

“Andremo alla Corte dei Conti per denunciare l’accaduto – conclude De Luca sempre su Tempostretto.it -. Ho fatto tutto il possibile finora, adesso resto qui e inizio anche lo sciopero della fame. Non possiamo accettare la decretazione istituzionale del fallimento di tutte le ex Province siciliane e spero che in queste ore qualcuno si ravveda e di conseguenza si modifichi il testo in discussione. Per evitare il dissesto di tutti i nove Enti, servono 350 milioni prelevabili dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione; d’altronde la Sicilia ha avuto assegnati ben 2 miliardi e 300 milioni sul FSC e, allo stato attuale, ha speso solo 100 milioni di questa ingente somma “.

De Luca dà per scontato che i 2 miliardi e 300 milioni di Fondo di Coesione destinati al Sud per opere pubbliche esista anche in termini di ‘cassa’: cosa della quale noi invece dubitiamo…

Le cronache registrano una dichiarazione della parlamentare nazionale di Forza Italia, Matilde Siracusano:

” Il Governo vuole decretare la fine delle ex Province. Oggi in Commissione Bilancio è in atto una discussione che prevede lo stanziamento di 140 milioni su FSC a fronte dei 350 milioni necessari ad evitare il dissesto finanziario delle ex Province siciliane. A tal proposito, il Gruppo di Forza Italia alla Camera ha presentato dei sub emendamenti che spero, con un atto di buonsenso, possano essere approvati dal Governo”.

Anche l’onorevole Siracusano dà per scontato che il Fondo di Coesione destinato al Sud esista per intero.

“Esprimo inoltre – conclude la Parlamentare – pieno sostegno per la civile protesta del Sindaco della Città Metropolitana di Messina, Cateno De Luca, che in queste ore ha cominciato lo sciopero della fame per dissentire da una decisione ingiusta. Il prelievo forzoso ai danni delle ex Province le ha messe in ginocchio. Le somme stanziate per Città Metropolitane e Liberi Consorzi sono insufficienti per scongiurare il dissesto finanziario. Con responsabilità, chiedo che i nove Enti di area vasta della Sicilia non siano lasciati al proprio destino”.

Ma tutti questi dov’erano quando il Governo Renzi e il Governo Crocetta decidevano – loro sì – di svuotare le ‘casse’ delle ex Province siciliane?

Noi c’eravamo: e non ricordiamo un solo intervento di Forza Italia – al Parlamento nazionale e al Parlamento siciliano – contro gli scippi finanziari ai danni delle ex Province siciliane.

Non solo. Da tre anni l’attuale vice presidente dell’ANCi Sicilia, Paolo Amenta, lancia l’allarme sulla crisi finanziaria delle ex Province. Fino a pochi mesi fa non gliene fregava niente a nessuno. I primi a tacere erano i parlamentari di Forza Italia.

Ora s’arruspigghiaru tutti…

 

 

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