Energia solare per tutti gli arcipelaghi della Sicilia. Si comincia con Salina

3 giugno 2019

In questo articolo Mario Pagliaro, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), racconta come gli arcipelaghi siciliani (e poi si spera l’intera Sicilia) potranno realizzare gli impianti per la produzione di energia solare facendo risparmiare ai cittadini un bel po’ di quattrini. L’importanza di una legge che il Parlamento siciliano dovrebbe approvare al più presto 

di Mario Pagliaro

Cosa manca dunque, oggi che il prezzo del fotovoltaico è crollato e la sua efficienza sostanzialmente raddoppiata – con i nuovi pannelli fotovoltaici da oltre 400 W (Watt) di potenza presentati pochi giorni fa a Monaco di Baviera in occasione della più importante fiera sull’energia solare – per realizzare il passaggio all’energia solare a Salina così come in tutte le altre isole siciliane?

Due sole cose: una procedura autorizzatoria semplificata e un sostegno economico diretto alle famiglie dei residenti, duramente colpite dalla più grave crisi economica del Dopoguerra che si trascina ormai dalla fine del 2008.

Ed è esattamente quello che sta per accadere a Salina, prescelta fra le sei isole pilota nell’ambito del progetto comunitario “EU for Clean Islands”. In concreto, un decreto nazionale del 2017 (il DPR 13 Febbraio 2017 n.31) stabilisce che l’installazione sul tetto di pannelli fotovoltaici (per produrre elettricità) e di pannelli fototermici (per produrre acqua calda), se realizzata in posizione complanare al tetto, beneficia della procedura autorizzatoria semplificata se l’impianto ricade in un edificio in centro storico; e non necessita di alcuna autorizzazione paesaggistica al di fuori del centro storico.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, lo Stato tramite una società controllata dal Ministero dell’economia (il Gse) riconosce una tariffa incentivante agli impianti fotovoltaici e una forfettaria per quelli fototermici stabilita in 262 euro per metro quadro di pannelli agli impianti cosiddetti “a circolazione naturale” e in 724 euro per metro quadro in caso di quelli “a circolazione forzata”.

L’incentivazione degli impianti fotovoltaici di piccola taglia riconosce una tariffa inferiore ai 20 centesimi di euro (0,1925 €/kWh) ad ogni chilowattora (kWh) generato dall’impianto non autoconsumato al momento della sua produzione, e dunque immesso in rete. In pratica, al posto del sistema vigente nel resto d’Italia che oggi riconosce ad ogni kWh non consumato e immesso in rete una cifra intorno agli 8 centesimi di euro, la famiglia di Salina percepisce quasi 20 centesimi.

In questo modo, l’impianto si ripaga in meno di 5 anni. Il conto è molto semplice. Un impianto fotovoltaico di alta qualità e basso prezzo come quello proposto dai Gruppi di acquisto solidali operanti in Sicilia a cui il Comune di Santa Maria di Salina ha deliberato preferenza all’adesione, costa 4mila euro inclusa l’IVA e, a Salina, produce mediamente ogni anno 4500 kWh.

Ipotizzando di autoconsumare soltanto il 30% dell’energia prodotta, e di immettere in rete il restante 70%, il risparmio per la famiglia (ad un prezzo del kWh di 23 centesimi) è pari a 241 euro. Mentre per il restante 70% di energia immessa in rete, la famiglia riceverà dal Gse 471 euro.

Se a questo aggiungiamo la detrazione fiscale del 50% sul costo dell’impianto distribuita su 10 anni (200 euro all’anno), ecco che la famiglia avrà recuperato integralmente l’investimento in poco più di 4 anni e 4 mesi.

Dopo, per altri 16 anni o poco meno, continuerà a ricevere i 471 euro e continuerà a risparmiare almeno 241 euro sulla bolletta elettrica ogni anno. Attualmente, infatti, i pannelli fotovoltaici di qualità sono garantiti dai produttori per 30 anni, ma sappiamo bene che durano molto di più.

Salina è l’isola pilota. Poi partiranno tutte le altre isole della Sicilia. Adesso, oltre ad informare la popolazione, diventa urgente approvare il disegno di legge regionale sulla promozione della generazione distribuita sul territorio di tutta la Sicilia.

Legge regionale generazione distribuita – In Sicilia è necessario sostituire all’attuale quadro normativo regionale, che rende oltremodo oneroso l’iter autorizzativo per solarizzare il tetto di case, aziende e uffici pubblici, una nuova legislazione regionale all’avanguardia nel Mediterraneo che rovesci i principi di quella attuale, conservando le esigenze di tutela e di promozione della bellezza.

Oggi, chi vuol far realizzare un impianto fotovoltaico sul tetto, oppure su una pensilina su un qualsiasi manufatto edile ricadente nell’immensa porzione del territorio siciliano sottoposto ai vincoli di tutela (paesaggistica o del patrimonio storico-artistico), deve ottenere l’autorizzazione della competente Soprintendenza ai Beni culturali. Che in Sicilia, Regione autonomia antecedente la Repubblica, sono organi amministrativi regionali.

Nel nuovo quadro proposto dal disegno di legge ‘Trizzino’ (dal nome del parlamentare regionale Giampiero Trizzino ndr), la Regione definisce le modalità per la corretta integrazione architettonica e paesaggistica del fotovoltaico sul tetto degli edifici delle varie aree del territorio regionale, incluse le isole. Un cittadino, un preside di una scuola, o l’amministratore di un’azienda consultano le Linee guida regionali varate con la nuova legge; fanno presentare all’azienda installatrice il progetto dell’impianto conforme alle Linee guida; e dopo pochi giorni, in caso di mancate prescrizioni della competente Soprintendenza, danno il via ai lavori.

L’impianto si integra elegantemente sul tetto o sulla facciata dell’edificio in un paio di giornate lavorative. Ma a differenza di quello della potenza complessiva di 6 kW (chilowatt), realizzato nel 2010 sul tetto di una casa antistante Strombolicchio nella splendida Stromboli, oggi il fotovoltaico “chiavi in mano” costa poco più di mille euro a chilowatt.

Ai prezzi di oggi, questo significa che pressoché tutti i residenti delle isole, almeno per quanto riguarda i consumi domestici, possono liberarsi dalla bolletta elettrica.

Sì, perché oggi il fotovoltaico si può acquistare direttamente insieme alle batterie agli ioni di litio per accumulare tutta l’energia prodotta e non consumata in quel momento.

In questo modo, la sera, quando la domanda di elettricità cresce, non preleviamo più i kWh che ci servono dalla rete, ma dalle batterie del nostro impianto fotovoltaico. Che oggi sono leggerissime e sono talmente piccole da essere nascoste all’interno del convertitore (l’inverter) che trasforma la corrente continua generata dai pannelli nella corrente alternata necessaria alle varie utenze elettriche (televisore, lavatrice, frigorifero etc.).

Oggi in Sicilia, specialmente durante la fascia oraria compresa fra le 13.00 e le 15.30, la produzione fotovoltaica degli oltre 50mila impianti installati in tutta l’isola, è così elevata rispetto alla domanda che gli impianti vengono messi automaticamente in stand-by e disconnessi dalla rete elettrica.

In altre parole, in quella fascia oraria capita sempre più spesso che l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico di case e aziende non raggiunge né le utenze domestiche, né la rete elettrica nazionale. Una situazione che al crescere del numero di impianti complessivo non potrà che farsi più frequente, e che ha una sola soluzione: integrare agli impianti fotovoltaici già esistenti i sistemi di accumulo basati sulle batterie agli ioni di litio.

E’ questa, la concreta libertà energetica per tutti i siciliani. Concreta perché anche i costi delle batterie al litio sono crollati, e i Gruppi di acquisto solare stanno per integrare la loro offerta con i sistemi di accumulo.

Con la continua diminuzione dei costi, entro un paio d’anni al massimo, diventerà concreta la possibilità di disconnettere le abitazioni dalla rete elettrica, partendo proprio dalle isole dove la disponibilità della luce solare è enorme, e l’intero fabbisogno di acqua ed aria calda può facilmente essere coperto con gli impianti fototermici, lasciando all’elettricità solo gli usi più pregiati, inclusa ovviamente la mobilità elettrica.

 

 

 

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