Caro Miccichè, non si può dire ai siciliani che hanno votato Lega li “ammazzerei ad uno ad uno”

2 giugno 2019

Ariana Vitale oggi ha scritto una lettera al presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè. Per circordargli che, sempre più spesso, il suo linguaggio e i suoi atti creano imbarazzo. “Agisci come un vecchio nobile decaduto che vive di vanagloria, sottovalutando la capacità del popolo di essersi abbondantemente schifato di certi comportamenti”

di Adriana Vitale

“Quando vince chi perde, il giubilo inutile di chi vede azzurro anche il nero”

Caro Gianfranco Miccichè, ti scrivo.

Caro perché costi molto e non solo in termini economici: costi in imbarazzo politico.

Hai provocato imbarazzo con la tua uscita in pompa magna e di giubilo, annunciando vittorie inesistenti alle elezioni europee, un risultato che sarebbe stato ad una cifra se nella tua lista non si fossero aggregati altri partiti.

Vivi nelle gabbie dorate e non comprendi cosa hanno detto i siciliani: non hai compreso il segnale chiaro e inequivocabile uscito dalle urne, ingessato in un ruolo politico che non guarda oltre le finestre del ‘Palazzo’. I siciliani, che già avevano demolito il centrosinistra, hanno avvertito il Movimento Cinque Stelle e decretato il dimezzamento del centro.

Una nota di esaltazione e autoproclamazione che stride come unghiate contro uno specchio e che hai dovuto ridimensionare a seguito dell’alzata di scudi di chi ha sancito patti. Che brutto termine “patti”, no? Come se il tutto fosse una vostra proprietà. Tutto ciò fa parte di una comunicazione in politichese che rientra in una logica vecchia e stantia, ormai intollerabile.

Non hai compreso che il tempo è cambiato. Agisci come un vecchio nobile decaduto che vive di vanagloria, sottovalutando la capacità del popolo di essersi abbondantemente schifato di certi comportamenti.

Ci hai imbarazzati quando il primo pensiero, subito dopo la tua elezione a presidente dell’Ars, è stato quello di annunciare in pompa magna, con tanto di soddisfazione, la fine del taglio agli stipendi da nababbo degli impiegati.

Sappiamo tutti che è dipeso da una posizione nazionale, ma la tempistica e i toni sono solo stati uno schiaffo in pieno viso ai tanti, troppi siciliani che hanno pagato e pagano una crisi senza colpa o dolo.

Imbarazzi con i tuoi scatti isterici incitando alla violenza e all’odio: il presidente del Parlamento non può permettersi di dire dei voti presi dalla Lega in Sicilia: “Ammazzerei ad uno ad uno quelli che li hanno votati” (QUI L’INTERVISTA DI MICCICHE’), così come non può permettersi toni volgari verso un’istituzione, che piaccia o meno. Che esempi traggono le nuove generazioni da simili affermazioni?

Non sei politicamente adatto ad occupare lo scarno più alto del nobile Parlamento siciliano, perché hai costantemente bisogno di essere ‘imboccato’ ed è veramente imbarazzante per chi segue i lavori d’Aula.

Ti muovi come un elefante nella cristalleria, rompendo tutto ciò che hai a tiro.

Tutto ha un inizio e una fine che corrisponde con un tempo preciso: credo che il tuo sia finito, sei figlio del tempo che ammetteva certe logiche ormai abbondantemente superate.

Non vogliamo più vergognarci, basta, davvero: a tutto c’è un limite. La gente è stanca e disperata e ha bisogno di sobrietà e di esempi virtuosi per non sentirsi abbandonata. Nulla di personale ovviamente. Solo valutazioni politiche da parte di una siciliana qualunque, offesa dalla politica che le ha negato la propria dignità lavorativa, e che vorrebbe solo normalità per la sua terra.

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