Ex Province siciliane: l’Ars blocca le elezioni. Ma Musumeci non ci sta

30 maggio 2019

Al presidente della Regione il pronunciamento di ieri dell’Ars, che ha rinviato le elezioni di secondo livello dei presidenti di sei ex Province siciliane non va proprio giù. E ha deciso che , martedì prossimo, presenterà un emendamento per ‘sterilizzare’ (perché di questo si tratterebbe) il pronunciamento di Sala d’Ercole. Ma si può fare?  

Ieri il Parlamento siciliano, in un momento di ‘estasi’, ha bloccato le elezioni provinciali. Si tratta, grazie a una riforma senza capo né coda voluta da Roma e recepita acriticamente dall’Ars nella passata legislatura, dell’elezione dei presidenti di sei ex Province della nostra Isola (Trapani, Caltanissetta, Agrigento, Enna, Siracusa e Ragusa), perché le altre tre ex Province (Palermo, Catania e Messina) sono state ‘insignite’ del grottesco ‘titolo’ di Città metropolitane presiedute dai sindaci dei tre capoluoghi di provincia nel nome della democrazia secondo il PD…

Le elezioni che dovrebbero eleggere i presidenti delle sei ex Province, che tanto per calpestare lo Statuto siciliano hanno chiamato impropriamente “Liberi Consorzi di Comuni” (i Liberi Consorzi di Comuni previsti dallo Statuto siciliano al posto delle vecchie Province sono un’altra cosa: ma i protagonisti del Governo regionale e la maggioranza di centrosinistra della passata legislatura non lo sapevano…) dovrebbero essere di secondo grado: a eleggere i presidenti non sarà il popolo sovrano, ma i sindaci e i consiglieri comunali.

Ma ieri, come già accennato, l’Ars ha votato un articolo di legge che blocca queste elezioni. Oggi il presidente della Regione, Nello Musumeci, comunica una novità:

“Ieri il Parlamento, nella sua sovranità, ha ritenuto di rinviare la data delle elezioni provinciali, già fissata per il 30 giugno. Non posso in alcun modo condividere il posticipo di un anno delle elezioni di secondo livello e la permanenza di commissari, senza così dare possibilità alle comunità locali di essere coinvolte nella gestione degli Enti intermedi. Per questa ragione, il Governo proporrà un emendamento già nella seduta di martedì prossimo, ben prima che la norma approvata ieri possa essere promulgata. Ho sempre contestato l’elezione di secondo grado e rivendicato il diritto del cittadino a eleggere direttamente il presidente della ex Provincia. Ma la legge vigente – ancorché non condivisa – va rispettata, anche dal Parlamento siciliano”.

Domanda: ma il Parlamento può pronunciarsi sulla stesso argomento nella stessa sessione legislativa?

Se l’articolo fosse stato ‘bocciato’, no. A onor del vero, non ci siamo mai misurati con un articolo di legge approvato che torna in discussione in Aula, nella stessa sessione, per essere – almeno questo è il desiderio del presidente Musumeci – approvato ‘cassando’, di fatto, il pronunciamento precedente.

La nostra sensazione è che martedì prossimo, a Sala d’Ercole, ci sarà un po’ di ‘rivugghio’. Volendo è l’occasione per capire se l’Ars esiste ancora…

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