La professoressa sospesa: la scuola non può diventare luogo di divisione politica/ MATTINALE 282

17 maggio 2019

I ragazzi hanno sbagliato a paragonare un Ministro della Repubblica a Mussolini e a Hitler. Certi argomenti non possono essere trattati in questo modo in una scuola pubblica. Ma il Governo nazionale – e, in particolare, il Ministero della Pubblica Istruzione retto dalla Lega di Salvini – non può adottare un provvedimento di sospensione nei riguardi di un docente. La verità è che, in questa vicenda, tutti stanno dando un cattivo esempio 

Quello che sta succedendo nel mondo della scuola italiana non è normale. Non è normale – com’è avvenuto all’istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo – che dei ragazzi di 14 anni preparino un video in cui si paragona un Ministro della Repubblica a Mussolini e a Hitler. Ma è ancora meno normale che la professoressa venga sospesa dal lavoro perché non avrebbe vigilato!

E’ invece è quello che è successo alla professoressa 63enne Rosa Maria dell’Aira, che dopo una vita spesa per la scuola si vede sospesa!

Sicuramente il gesto dei ragazzi è sbagliato. Perché la scuola non può diventare oggetto di divisione politica. Se certi argomenti entrano in questo modo in un’aula scolastica, beh, è chiaro che c’è un problema.

Ma la reazione adottata nei riguardi della professoressa è peggiore dell’atto commesso dagli studenti.

La domanda è: chi è che ha adottato il provvedimento di sospensione nei riguardi della professoressa?

In una nota dell’ANSA leggiamo che “il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha dato incarico ai propri Uffici dell’amministrazione centrale di approfondire con l’Ufficio territoriale la vicenda della docente. Dal Miur fanno sapere che la decisione di sospendere la docente, “come avviene sempre in questi casi, è stata presa a livello periferico dall’ufficio territoriale del ministero”, dopo un provvedimento che si è svolto secondo la normativa vigente”.

Se non ricordiamo male, il Ministro leghista Marco Busetti è quello che ha offeso la scuola del Sud e, con rispetto parlando, l’intelligenza di chi vive nel Sud (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

Ora, se proprio la dobbiamo dire tutta, è con grande difficoltà che immaginiamo che la decisione di sospendere dal lavoro una professoressa di 63 anni sia stata adottata “a livello periferico dall’ufficio territoriale del ministero”, senza che il Ministro della Pubblica Istruzione ne sappia qualcosa. Non ci crediamo.

Su Live Sicilia leggiamo la seguente dichiarazione del Ministro degli Interni e leader della Lega, Matteo Salvini:

“Non so chi sia stato a proporre, a controllare, a ordinare, a suggerire, però che qualcuno equipari il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini – che può stare simpatico o antipatico – a Mussolini o addirittura a Hitler, mi sembra assolutamente demenziale”.

E invece la sospensione di una docente come la definisce il Ministro Salvini?

Se siamo davanti a un atto “demenziale” che bisogno c’era di sospendere una docente?

La verità è che stiamo assistendo alla decadenza dell’Italia: una decadenza senza fine, che non risparmia nessuno, né il Governo del nostro Paese, né il mondo della scuola.

Noi riteniamo sbagliato che certi argomenti delicati vengano trattati in questo modo in un aula scolastica. Giusto parlare del razzismo, giusto affrontare la questione dei migranti: tutto giusto. Ma c’è modo e modo di trattare con gli studenti di una scuola superiore – e quindi con ragazzi minorenni – certi argomenti.

Non è accettabile – non può essere accettato – che in un’aula di una scuola un Ministro della Repubblica venga paragonato a Mussolini e a Hitler!

Ed è ancor meno accettabile la reazione del Governo. La Lega, Salvini e il Ministero della Pubblica Istruzione non ci stanno facendo una bella figura. Anzi.

E non stanno facendo una bella figura quei politici – soprattutto di centrosinistra – che blaterano di libertà degli studenti negata. Insultare un Ministro della Repubblica – dei cui atti e della cui linea politica si può legittimamente dissentire – non può essere un comportamento da insegnare in una scuola.

La scuola pubblica non può insegnare a insultare. Non ci sembra il modo migliore di educare i ragazzi.

 

 

 

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