L’arresto del sindaco leghista di Legnano: se le accuse sono quelle che leggiamo restiamo un po’ perplessi

16 maggio 2019

D’accordissimo: sbagliato promettere posti nei consigli di amministrazione di società comunali in cambio di voti. Ma siamo sicuri che questo sia accaduto solo a Legnano? In tutti gli altri Comuni italiani i posti nelle società collegate vengono assegnati solo per merito e non sulla base delle ‘appartenenze’ di partito? Sbagliamo, o l’inchiesta di Legnano mette in discussione il concetto stesso di sottogoverno? E questo biasimevole concetto riguarda solo la Lega?

Confessiamo che siamo un po’ perplessi sull’inchiesta che coinvolge il sindaco leghista di Legnano, Gianbattista Fratus, finito agli arresti domiciliari. Sappiamo che l’operazione è stata battezzata “Piazza Pulita”; e che l’ipotesi di accusa è quella di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e corruzione elettorale.

Sul Corriere della Sera, edizione di Milano, leggiamo:

“Al centro dell’inchiesta della Guardia di Finanza, coordinata dal pm Nadia Calcaterra, ci sono tre posizioni dirigenziali pubbliche assegnate dagli indagati ‘a soggetti a loro graditi’. In particolare le cariche di Dirigente per lo sviluppo organizzativo del Comune di Legnano, di direttore generale della municipalizzata Agma Legnano Spa, e un incarico professionale nella partecipata Euro.pa Sevice srl”.

Qualche esponente dell’amministrazione comunale di Legnano “avrebbe inoltre procurato un incarico presso una partecipata alla figlia di un candidato escluso al primo turno, in cambio dell’appoggio elettorale al ballottaggio. La promessa, stando all’inchiesta delle Fiamme gialle, è stata mantenuta con un incarico presso la Aemme Linea Ambiente srl”.

Più chiaro l’articolo de Il Fatto Quotidiano:

“Nomine pilotate, incarichi affidati a chi era incompatibile o per ottenere un appoggio elettorale. Non ci sono le solite mazzette al centro dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Milano, che ha portato all’arresto del sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, del suo vice Maurizio Cozzi e dell’assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini. È il baratto che la politica, in alcuni casi, ha imparato a usare per conquistare o consolidare il potere. Gli incarichi venivano assegnati dagli indagati “a soggetti a loro graditi” persone che in futuro potevano essere in qualche modo manovrabili e/o riconoscenti al politico. Procedure illegali, taroccate. Per questo la procura di Busto Arsizio contesta le “turbative nello svolgimento delle procedure selettive”. Tre gli incarichi al centro di questo scambio: il primo per la selezione del dirigente per lo sviluppo organizzativo del Comune di Legnano, del direttore generale di Agma Legnano spa, e di un incarico professionale dalla partecipata Europa Service srl. Nel registro degli indagati sono state iscritte altre sette persone. Le Fiamme gialle questa mattina hanno notificato i provvedimenti e acquisito documenti in comune e nelle sedi delle società” (QUI L’ARTICOLO PER INTERO).

D’accordo, nomine ‘pilotate’. Invece nel resto d’Italia le nomine come verrebbero effettuate? Noi non siamo leghisti, ma per onestà intellettuale – con alle spalle quasi quaranta anni di cronaca politica – non possiamo non chiederci e chiedere: come vengono effettuate le nomine in Italia? Come vengono effettuate, per esempio, in Sicilia?

Che significa, infatti, con riferimento al Comune di Legnano, che ci sono tre posizioni dirigenziali pubbliche assegnate dagli indagati “a soggetti a loro graditi”? I sindaci, i presidente di Regione, i Ministri della Repubblica, avendo la possibilità di scegliere, dovrebbero forse assegnare “posizioni dirigenziali pubbliche” a soggetti a loro non graditi?

Forse questo punto dovrebbe essere spiegato meglio.

Si tratta di nomine che dipendono dal sindaco, che può scegliere chi vuole sulla base del rispetto di certi requisiti? O si tratta di posti pubblici che dovrebbero essere assegnati con concorso pubblico?

Come leggiamo ne Il fatto Quotidiano, ci sarebbero state promesse per assegnare tali incarichi in cambio di voti. E invece nel resto d’Italia cosa prometterebbero i politici in cambio di voti? Fame, sete e patimenti?

Noi siamo d’accordo sul principio che le nomine dovrebbero rispettare il merito. Ma come si fa, in democrazia, a impedire alla politica di utilizzare il sottogoverno? Se l’atto è lo stesso – promesse di posti di sottogoverno in cambio di voti – il problema è il fatto in sé, o bisogna colpire solo chi si fa scoprire?

Ci permettiamo di ricordare che, al Comune di Palermo – con riferimento ad alcune società comunali – è avvenuto qualcosa di veramente strano in materia di nomine di dirigenti. Fatti che abbiamo segnalato nel seguente articolo nel luglio dello scorso anno (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

Forse, a Palermo, le nomine effettuate, oggetto per settimane di roventi polemiche, erano “sgradite” all’attuale amministrazione comunale che le ha effettuate e, contemporaneamente, a chi criticava tali nomine?

Leggiamo commenti preoccupati dei grillini per la vicenda del Comune di Legnano. Ma la sindaca di Roma, Virginia Raggi, non è stata travolta dalle polemiche anche per una nomina?

Ragazzi, un po’ di coerenza non guasta.

Non è che, alla fine, questa storia rafforzerà la Lega di Salvini?

 

 

 

 

 

 

 

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