Ricordo di Gianni De Michelis. Socialista? Al massimo craxiano. Che è un’altra cosa/ MATTINALE 277

12 maggio 2019

Quasi tutti, in queste ore, celebrano Gianni De Michelis, l’ex Ministro socialista che ha lasciato questa Terra. E’ stato sicuramente un grande politico: un politico di spessore, su questo non ci sono dubbi. Però noi proveremo a far parlare i fatti oggettivi e i ricordi, anche personali. Tra ombre e luci  

Gianni De Michelis ha lasciato questo mondo. Noi, oggi, vogliamo dedicare il Mattinale a questo grande uomo politico. Provando a raccontare quello che abbiamo visto: come semplici cittadini non ancora ventenni che si avvicinavano al Partito socialista italiano e poi come osservatori che nella vita hanno scelto di dedicarsi al giornalismo.

Ricordiamo bene il 1976. Non avevamo ancora gli anni per andare a votare. Quelle elezioni, per il Psi, furono un disastro. La responsabilità della sconfitta venne attribuita al segretario del partito, Francesco Di Martino. Al congresso del Midas Enrico Manca non aveva i consensi per diventare segretario. Scelsero Bettino Craxi, autonomista di Milano, considerato vicino a Pietro Nenni, che allora era già molto anziano.

La segreteria di Craxi, al congresso del Midas, venne salutata come “di transizione”. Appena i ‘capi’ del partito si sarebbero messi d’accordo – non si capiva bene su quale nome – Craxi sarebbe stato ‘sbarellato’.

Invece Craxi, con grandissima abilità, strappò i trentenni e i quarantenni a questa e a quella corrente e li fregò tutti.

Tra i giovani di allora c’era anche il non ancora quarantenne Gianni De Michelis, veneziano, docente universitario di Chimica che, dopo varie esperienze politiche giovanili un po’ di qua e un po’ di là, era approdato al Psi. De Michelis, negli anni del Midas, era nella corrente della sinistra del partito capeggiata da Riccardo Lombardi, siciliano di Regalbuto, ingegnere, partigiano, tra i protagonisti di Giustizia e Libertà, tra i fondatori del Partito d’Azione e poi socialista per tutta la vita.

Già allora Riccardo Lombardi, per tanti socialisti, soprattutto giovani, era un mito. Ma non lo era per De Michelis, che una volta entrato nel giro di Craxi, al Midas, non ne uscirà più. E infatti quando il segretario Craxi comincia a mostrare il suo vero volto dispotico e Riccardo Lombardo passa, sempre all’interno del partito, all’opposizione, De Michelis, come già ricordato, rimane con Craxi.

De Michelis, come già accennato, rimarrà craxiano fino alla fine del Psi: e questo gli fa onore. Ma non è facile capire cosa ci si stato di socialista nella vita politica di De Michelis, soprattutto a partire dal 1983, quando diventa Ministro del Lavoro.

Al Governo era entrato, sempre come craxiano, prima: precisamente nel 1980 come Ministro delle Partecipazioni statali. Nulla da dire in questa gestione.

I danni – ma danni seri! – De Michelis li farà tra il 1983 e il 1987, quando, come già ricordato, sarà Ministro del Lavoro del Governo Craxi. Ma andiamo per ordine.

Oggi tutti celebrano Craxi e, da poche ore, anche De Michelis. “Due grandi socialisti”, dicono.

Ma le cose stanno così? Visto dalla Sicilia del 1980, di socialista, Craxi, non aveva proprio nulla! Non c’è da meravigliarsi, perché il segretario del Pci di quegli anni, Enrico Berlinguer, si sentiva a proprio agio “sotto l’ombrello della Nato”. Già allora, in Italia, di sinistra ce n’era poca.

In quegli anni il vero socialista, in Sicilia, era Pio la Torre, che si era messo di traverso rispetto a un secco incremento della militarizzazione della nostra Isola deciso dagli americani.

Per carità: dalla resa senza condizioni di Cassibile del 3 settembre 1943 (altro che “armistizio”!) la Sicilia diventa una base militare USA. Ma un conto era avere le basi militari, in maggioranza nascoste, magari sotto il mare, altro è riempire la Sicilia di missili Cruise (che avevano basi a Comiso, ma che giravano costantemente tutta la Sicilia ben nascosti).

In quegli anni Craxi e i craxiani sono tutti filo-americani. In Sicilia, contro la militarizzazione della Sicilia, c’è una parte del Pci dell’Isola con il suo segretario Pio la Torre, una parte del Psi non omologato a Craxi con in testa Salvatore Lauricella (ma non solo Lauricella), le Acli e qualche altro ‘pezzo’ del mondo cattolico.

Con l’uccisione di Pio La Torre, avvenuta il 30 marzo del 1982, la Sicilia torna silenziosa e, soprattutto, ‘americana’. Questo non si deve dire perché certi ‘compagni’ – comunisti, ma anche socialisti – ci rimangono male: ma noi lo diciamo lo stesso.

Con l’avvento del Governo Craxi l’Italia saluta il socialismo. Uno dei primi atti antisocialisti di questo Governo è il taglio dei punti della scala mobile. Erano le richieste degli industriali.

Cosa c’è di meglio che utilizzare un partito di ‘sinistra’ per massacrare i lavoratori? E’ lo scenario che abbiamo visto con il segretario del PD, Matteo Renzi, al Governo, tra massacro dello Statuto dei lavoratori e Jobs Act.

Ma prima di Renzi, tra il 1983 e il 1986, i lavoratori italiani avevano conosciuto l’accoppiata vincente Craxi-De Michelis, accompagnati dalle ‘fanfare’ della UIL e dalla componente socialista della CGIL di Ottaviano Del Turco: una bella famiglia di ‘socialisti’ in difesa dei lavoratori…

Sempre per la cronaca – e per la storia – prima c’erano stati i socialisti che, alla fine della seconda guerra mondiale, si erano consegnati agli americani e, prim’ancora, lo ‘scienziato’ milanese Filippo Turati, quello che in Parlamento, nei primi del ‘900, reggeva il gioco allo ‘statista’ Giovanni Giolitti, “Il Ministro della malavita”, come lo definiva Gaetano Salvemini, a proposito dei metodi che utilizzava nel Sud.

Già il taglio della scala mobile definisce, meglio di qualunque altro atto politico, lo ‘spirito socialista’ di De Michelis. Si è riscattato, De Michelis, da Ministro degli Esteri? In parte sì e in parte no.

Per Craxi l’unico atto di socialismo è sempre stato il suo appoggio incondizionato all’OLP di Arafat. Socialisti all’acqua di rose in Italia, Craxi e i craxiani sono sempre stati a fianco dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina: anche per questo – ma non soltanto per questo – alla fine hanno pagato il conto con Tangentopoli.

Craxi, negli anni del suo esilio in Tunisia, non perdeva occasione per criticare il Trattato di Maastricht, firmato il 7 Febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1 Novembre 1993, l’atto fondativo dell’Unione Europea (QUI LA POSIZIONE DI CRAXI SULL’EUROPA DELL’EURO). E chi l’aveva firmato, per l’Italia, il Trattato di Maastricht? L’allora Ministro degli Eteri, Gianni De Michelis…

Ha fatto altri papocchi, De Michelis? A nostro avviso, sì. Ricordiamo che, nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, i socialisti italiani si dividono in tre categorie: ci sono quelli che si vanno a consegnare alla sinistra post comunista (il capofila di questa genìa è Giuliano Amato); ci sono quelli che ‘convolano a nozze’ con Berlusconi: e qui il capofila è proprio Gianni De Michelis; e ci sono quelli che restano socialisti (pochi, per tanti anni, forse perché il craxismo di danni ne aveva fatto assai: oggi, in verità, i veri socialisti sono un po’ in aumento).

Oggi tutti, anche Bobo Craxi – il figlio di Bettino Craxi – celebrano De Michelis. Dimenticando le roventi politiche che hanno diviso proprio i due: con Bobo Craxi che si batteva per convincere i socialisti a lasciare Berlusconi e De Michelis che insisteva con l’allora Cavaliere.

Ognuno, i fatti, li può valutare come meglio crede: ma partendo dai fatti accaduti, non nascondendoli.

Infine un ricordo personale. Chi scrive ha avuto il piacere di conoscere l’ex Ministro Gianni De Michelis. Questo è avvenuto dopo l’uscita del suo bellissimo libro intervista L’ombra lunga di Yalta (QUI TROVATE UN PICCOLO APPROFONDIMENTO SU QUESTO VOLUME).  Quel giorno, oltre che parlare di questo libro, la discussione cadde su Tony Blair, allora Primo Ministro del Regno Unito.

Dissi all’ex Ministro De Michelis che ero stato negativamente colpito da come Blair aveva chiesto e ottenuto il plauso dei laburisti sulla linea politica anti Iraq di Saddam. Mi rispose che Blair aveva fatto bene, perché, disse così, nei partiti l’ubbidienza al segretario non si discute.

Provai a obiettare che tra i socialisti non è mai stato così, perché i socialisti, che in Italia nascono anche da una ‘costola’ del movimento anarchico (il riferimento ovviamente è ad Andrea Costa), sono sempre stati libertari. De Michelis non era d’accordo.

Mentre l’ex Ministro De Michelis illustrava le sue ragioni pro-Blair, un’improvvisa folgorazione mi riportò al 1980, anno del congresso socialista a Palermo, quando una gigantesca immagine del garofano – il simbolo del Psi craxiano – sovrastava la città dal Castello Utveggio.

Non avevo ancora vent’anni. Ero andato al congresso per ascoltare Riccardo Lombardi. I craxiani gli diedero la parola quando il salone era praticamente deserto. Un uomo politico che era stato protagonista della Resistenza, che aveva fatto la storia del primo Governo di centrosinistra in Italia con la nazionalizzazione dell’energia elettrica che parlava al congresso del Psi in un sala deserta.

I craxiani…

Foto tratta da notizie.tiscali.it 

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