Puglia, l’eterno assessore prima di centrodestra, poi di centrosinistra e adesso con la Lega di Salvini

12 maggio 2019

Ragazzi, in Puglia c’è un politico che batte persino i trasformisti siciliani che pensano di essere i primi al mondo nel ‘Salto sul carro dei vincitori’. Il giornalista e scrittore Raffaele Vescera racconta le ‘gesta’ di Leonardo Di Gioa: al governo della Provincia di Foggia con Alleanza nazionale; poi con il ‘rivoluzionario’ Nichi Vendola alla Regione; e oggi, contemporaneamente, assessore alla Regione con il PD di Michele Emiliano e grande elettore della Lega di Salvini. Questo manco lo vede a Francantonio Genovese…

di Raffaele Vescera

Sud, dopo i gattopardi, gli sciacalli. Dal PD alla Lega, così è se vi pare. Leonardo Di Gioia, assessore all’Agricoltura della Regione Puglia nella giunta di sinistra presieduta da Michele Emiliano, e candidato alle comunali di Foggia in appoggio al candidato sindaco di sinistra Pippo Cavaliere, udite, udite, alle elezioni europee dichiara di appoggiare il leghista Massimo Casanova, candidato di punta per il Sud.

Casanova, romagnolo e grande amico di Salvini, è il “commissario” responsabile della Lega per la Puglia, ed è proprietario di una villa sul lago di Lesina, in provincia di Foggia, utilizzata da Salvini per le sue vacanze, villa su cui pesano indagini per abuso edilizio.

Se il salto della famiglia “Genovese” in Sicilia, guidata da Francantonio, già segretario regionale del PD siciliano, passato a Forza Italia dopo la condanna a 11 anni per associazione a delinquere, riciclaggio, peculato, frode fiscale e truffa, che a Messina dà indicazione di voto per il candidato alle Europee della Lega, Angelo Attaguile, fa scalpore, il doppiogiochismo del foggiano Di Gioia non dovrebbe meravigliare più di tanto. Sono celebri le sue giravolte politiche, utili sempre a sedere sul carro del vincitore.

La sua carriera di giovane rampante inizia come assessore al Bilancio nella giunta di destra della Provincia di Foggia, presieduta da Antonio Pepe di Alleanza Nazionale. Con la successiva vittoria regionale della formazione di sinistra guidata da Nichi Vendola, Di Gioia, compiendo un voltafaccia di 180 gradi, si fa trovare pronto a seguire il vincitore, passando dall’estrema destra all’estrema sinistra e, non si capisce per quali meriti, ottiene la poltrona di assessore al Bilancio della Regione Puglia.

Finita l’epoca Vendola, Di Gioia passa alla sinistra “moderata” del nuovo vincitore Michele Emiliano, ottenendo la carica di assessore all’agricoltura.

Emiliano che, a fronte dell’instancabile trasformismo di Leonardo Di Gioia, fa lo gnorri, si tiene stretto l’assessore infedele, minimizza e non prende alcun provvedimento per cacciarlo dalla sua giunta. Il matrimonio non s’ha da rompere, fra un anno ci sono le elezioni regionali, e fa comodo ad entrambi, a Emiliano che ha bisogno dei voti della cerchia elettorale dell’assessore, e allo stesso Di Gioia che, consapevole della possibile riconferma di Emiliano a governatore, non molla l’osso.

Che dire, un altissimo senso etico della politica: il potere per il potere, e chissenefrega dei bisogni di un Regione tra le più povere d’Italia, con il 65% di disoccupazione giovanile e quasi l’80 di quella femminile, così ridotta, come il resto del Sud, dalla politica antimeridionale e accaparratrice del “Partito Unico del Nord”, del quale la Lega è punta di diamante.

In quanto all’attività politica e amministrativa di Leonardo Di Gioia, piena insipienza, c’è poco da segnalare, non ci sono parole e atti memorabili da segnalare, neanche sulla vicenda Xylella che ha colpito l’ulivicoltura pugliese è riuscito a distinguersi per una presa di posizione che potesse mettere in crisi la narrazione ufficiale, ampiamente smentita dai fatti, del batterio Xylella quale responsabile dell’essiccamento degli ulivi.

Invero corrono voci che l’improvvisa conversione di Di Gioia alla Lega sia stata favorita dal ministro per le Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, veneto e leghista, lo stesso che in Senato urlò “terrone di merda” a un parlamentare siciliano.

L’insostenibile Centinaio è erede di Luca Zaia, promotore del trattato Ceta, l’accordo commerciale con il Canada che protegge quattro oli d’oliva Dop, tutti e quattro prodotti in Veneto, che gli ulivi li vede in cartolina, e di altri accordi internazionali scellerati che escludono totalmente la produzione agricola e vinicola meridionale.

Che dire, l’affermazione della Lega Nord al Sud si spiega con la vocazione a tradire la propria terra da parte dei “paglietta” meridionali, iniziata nel 1860 con la consegna delle Due Sicilie ai saccheggiatori sabaudi, come denunciato da Gramsci, è dura a morire, un piatto di lenticchie fatto di privilegi e impunità è sufficiente per vendersi al nemico.

Ma questa è un vergogna che riguarda l’intero genere umano, dal Centro Italia delle ex Regioni ‘rosse’, ora leghiste, fino alle borghesie coloniali nei vari Paesi del terzo mondo, asservite ai ricchi Paesi occidentali.

Foto tratta da barlettaviva.it

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