Formazione e sportellisti, presidente Musumeci, lasci perdere CGI, CISL e UIL/ MATTINALE 271

6 maggio 2019

Che gli esponenti di CGIL, CISL e UIL, oggi, dopo avere avallato le scelte dissennate dei passati Governi regionali, tornino a parlare di Formazione professionale e politiche del lavoro è veramente incredibile. Certo, è cambiato il Governo e cercano di riaccreditarsi tra i lavoratori. Ma i lavoratori non dimenticano. L’attuale Governo regionale – che è estraneo ai disastri del passato – ne tenga conto. Ascolti le rivendicazioni dei lavoratori

Per carità: in politica bisogna rispettare le regole del gioco: e una delle prime regole, del gioco, per un Governo che opera in democrazia, è tenere un corretto e leale rapporto con le organizzazioni sindacali. Ma questa è una regola generale. Ma ci sono casi particolari in cui le cose vanno analizzate una per una. Guardando al passato, al presente e al futuro. Ebbene, se guardiamo al passato e al presente, nella vertenza che riguarda i lavoratori della Formazione professionale e degli ex Sportelli multifunzionali della Sicilia, ci accorgiamo che il ruolo di CGIL, CISL e UIL è stato ed è ancora molto discutibile. Ed è per questo che invitiamo il Governo regionale di Nello Musumeci a non percorrere le strade già percorse dai due Governi che l’hanno preceduto.
Nella vicenda, anzi nelle vicissitudini di questi due comparti della pubblica amministrazione della nostra Isola il ruolo degli ultimi due Governi regionali è stato nefasto. Non importa, oggi, ricordare il perché, a un certo punto, a partire dal 2010, la Regione decide di iniziare a sbaraccare la Formazione professionale. Non importa sottolineare il perché, a partire dal 2011 la Regione si chiama fuori finanziariamente delegando tutto al Fondo Sociale Europeo (FSE).

Potremmo sottolineare che questo non si potrebbe fare, precisando che i Fondi strutturali europei debbono essere aggiuntivi e non sostitutivi dell’intervento ordinario dello Stato e delle Regioni. Ma sarebbe una perdita di tempo, dal momento che, se c’è un’istituzione che non rispetta le regole, quella è proprio l’Unione europea, che sui fondi strutturali europei va ormai da anni in deroga ai principi da essa stessa fissati.

Quello che oggi noi vorremmo ricordare all’attuale Governo è che a un certo punto, quando al Governo della Regione siciliana è arrivato il PD, le tre classiche organizzazioni sindacali – CGIL, CISL e UIL – hanno cambiato atteggiamento. Non stiamo dicendo che non hanno sempre e comunque difeso i lavoratori: stiamo dicendo che la loro ‘filosofia’, dal 2009 in poi, è cambiata. E’ una storia che la CGIL italiana h vissuto negli anni del Compromesso storico tra DC e PCI – fine anni ’70, primi anni ’80 del secolo passato – quando “gli interessi generali del Paese” prevalevano sugli interessi dei lavoratori.

In Sicilia questa impostazione, che tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 ebbe una certa ‘nobiltà’, è stata vissuta, in Sicilia, con l’avvento del PD al Governo della Regione, tra il 2008 e il 2009, in modo ‘sbracato’ non soltanto dalla CGIL, ma anche da CISL e UIL che ormai da anni – e non stiamo dicendo niente di nuovo – sono bene o male un po’ troppo assimilabili al Partito Democratico. Non diciamo che c’è stato un abbandono di alcune categorie sociali, ma un cambiamento di atteggiamento, a tratti anche radicale, questo sì, questo c’è stato.
Il cambiamento di atteggiamento, in Sicilia, di CGIL, CISL e UIL non ha riguardato solo la Formazione professionale e le politiche del lavoro, ma anche altri comparti che, bene o male, vengono sostenuti dall’amministrazione regionale; pensiamo agli operai della Forestale e, in generale, a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione siciliana.
Ricordiamo, in particolare, quando nel comparto della Formazione professionale siciliana è stato introdotto il cosiddetto ‘Costo standard’, che pure avrebbe dovuto suscitare qualche perplessità, nel mondo sindacale, visto che finiva col fare il paio con gli interessi dei soggetti privati che stavano per sostituire, nella Formazione, gli enti formativi storici.
La cosa è molto strana, perché quando la Formazione professionale era un settore interamente pubblico, gestita da enti no profit, CGIL, CISL e UIL avevano un ruolo centrale. A un certo punto, quando, con il centrodestra che arriva al Governo della Regione e inizia l’arrembaggio dei privati al settore della Formazione – siamo nel 1996 e negli anni subito successivi – non abbiamo mai notato un diniego, da parte delle tre organizzazioni sindacali.

La prima a lasciare la Formazione professionale è stata la CGIL. Mentre CISL e UIL si sono attardate, forse perché s’illudevano che il processo di privatizzazione di questo settore li avrebbe risparmiati. E’ stata, per l’appunto, un’illusione, perché la voracità dei privati ha travolto anche gli enti storici riconducibili a CISL e UIL.
Il periodo nero di CGIL, CISL e UIL, in Sicilia ha coinciso con la segreteria nazionale del PD di Matteo Renzi. Quattro anni, o giù di lì, in cui la Regione siciliana è stata massacrata sotto il profilo finanziario. Ebbene, in questo periodo non ricordiamo grandi e storici interventi degli esponenti di queste tre organizzazioni sindacali in difesa della Regione siciliana, delle ex Province dell’Isola, e in generale, della Sicilia.

Ricordiamo, invece, le firme apposte dai sindacalisti di CGIL, CISL e UIL agli accordi sulla Formazione professionale con il Governo regionale di Rosario Crocetta, quando il processo di privatizzazione della Formazione professionale è stato completato. Di fatto, abbiamo assistito allo smantellamento della Formazione professionale che ha trascinato nel marasma anche chi si occupava di politiche del lavoro: ci riferiamo agli Sportelli Multifunzionali che, per accordi politici, erano stati assimilati al sistema della Formazione professionale (questo risale a prima del 2009, quando l’assessorato regionale al Lavoro era correttamente legato al mondo della Formazione: l’irrazionalità arriva con la riforma voluta dal Governo di Raffaele Lombardo, che va a legare la Formazione professionale all’Istruzione, mescolando due settori che dovrebbero restare distinti, quasi una sinistra anticipazione siciliana del renzismo e dell’istruzione secondo l’Unione europea dell’euro: un’istruzione asservita alle imprese, possibilmente multinazionali: un’istruzione senza storia e, in generane, senza ‘anima’: degna, n tutto e per tutto, dell’attuale Unione europea).
Il risultato di questo scempio – esempio concreto di ‘macelleria sociale’ – è stato lo smantellamento della Formazione professionale e delle politiche del lavoro. Una scelta funzionale alla vecchia politica siciliana, PD dell’Isola in testa, che ormai prende quasi esclusivamente voti clientelari. E siccome Formazione professionale e politiche del lavoro, se gestite correttamente, portano all’incontro tra domanda e offerta di lavoro, queste vanno smantellate, perché il lavoro, in Sicilia, lo si trova passando dalle segreterie dei partiti della vecchia politica.
Il ‘caso’ della gestione dell’acqua in provincia di Agrigento, sotto questo profilo, è paradigmatico. Una società ‘privata’ gestita dalla politica, le assunzioni gestite dalla politica, con la stessa politica che si pone come elemento di gestione e di ‘mediazione’ di un settore nel quale, alla fine, pagano tutto i cittadini.

Quello che cerchiamo di dire è che lo smantellamento della Formazione professionale e delle politiche del lavoro in Sicilia è stato un processo voluto, non certo casuale. L’obiettivo finale è quello di lasciare i giovani siciliani senza Formazione professionale e senza politiche del lavoro, delegando alla politica, magari con la creazione di precariato nella pubblica amministrazione in barba alla Costituzione, la gestione dei ‘nuovi’ posti di lavoro.

Già la Sicilia, sotto il profilo economico, è un disastro a prescindere da Formazione e politiche del lavoro, se è vero che i giovani laureati vanno via dalla nostra Isola per mancanza di lavoro, e se è vero che le università siciliane, ormai, sono frequentate dai giovani che non hanno la possibilità di andare a studiare in altre Regioni italiane.
Chi gestisce le università della Sicilia dice che il processo è “fisiologico”, perché i giovani hanno voglia di cambiare. Magari in parte sarà anche così, però è un fatto oggettivo che tanti giovani siciliani che se lo possono permettere vanno a studiare fuori dalla nostra Isola; e se lo fanno è perché, anche se giovani, hanno capito che la Sicilia, gestita dall’attuale ‘presunta’ classe dirigente, non ha futuro.

Se a questa condizione economica disastrosa – provocata anche dalle dissennate scelte finanziarie operate nella passata legislatura dal Governo Renzi e dal Governo Crocetta, con il depauperamento delle finanze regionali – si aggiungono lo smantellamento della Formazione professionale e delle politiche del lavoro lo scenario che vene fuori è da paura.
E di questo scenario CGIL, CISL e UIL della Sicilia non sono certo estranee, così come non è estraneo il PD, formazione politica che è la vera responsabile del disastro economico, finanziario e sociale della Sicilia di oggi. Quando, oggi, i dirigenti del Partito Democratico siciliano si dichiarano “preoccupati” per le condizioni finanziarie critiche della Regione e delle ex Province, assistiamo a una incredibile manifestazione di ipocrisia politica.

Le scelte adottate dai Governi nazionali e regionali a guida PD – scelte che hanno penalizzato fino all’inverosimile (incredibile quello che è avvenuto con i due ‘Patti scellerati’ formati da Renzi e Crocetta nel 2014 e nel 2016, per non parlare della cancellazione dal Bilancio della Regione di crediti sbrigativamente considerati “inesigibili” – non hanno visto una strenua opposizione di CGIL, CISL e UIL della Sicilia.

I circa 600 milioni di euro all’anno che, dal 2009, lo Stato scippa alla sanità della Regione siciliana (scelta adottata dal Governo Prodi nel 2006: ancora il PD!) non hanno mai registrato una protesta da parte di CGIL, CISL e UIL della Sicilia.

Quando, oggi, i lavoratori della Formazione professionale e degli ex Sportelli multifunzionali leggono le dichiarazioni degli esponenti di CGIL, CISL e UIL della Sicilia che, improvvisamente, si ricordano dell’esistenza di questi comparti, hanno o no motivo di preoccuparsi? A nostro modesto avviso hanno molto di che preoccuparsi.
Sappiamo che l’attuale Governo regionale non ha nulla a che vedere con i disastri provocati dai passati Governi regionali (a parte qualche assessore, legato a stagioni passate). Sarebbe bene che, almeno su Formazione professionale e politiche del lavoro, il Governo regionale operi su due tavoli. Da una parte i sindacati tradizionali, che non sappiamo quanti lavoratori rappresentano in questi due comparti; dall’altra parte le associazioni e le organizzazioni sindacali che, in questi anni, hanno cercato di tutelare i lavoratori di Formazione e politiche del lavoro.
Quanto ai dirigenti di CGIL, CISL e UIL della Sicilia, va detto che i lavoratori non sono oggetti da mettere da parte e da tornare a difendere in funzione di chi governa. Le organizzazioni sindacali, per definizione, i lavoratori li debbono difendere sempre. La verità è che questo PD, oltre ad aver distrutto l’Italia e la Sicilia, ha cambiato, in negativo, anche le organizzazioni sociali con le quali è venuto a contatto.

Questo storia è l’ulteriore dimostrazione di quanto sia importante, oggi, impegnarsi per fare scomparire il Partito Democratico. E’ un impegno che anche i sindacalisti dovrebbero caricarsi: anche i sindacalisti di CGIL, CISL e UIL, perché ce ne sono ancora tanti anche in queste tre organizzazioni sindacali, che non sono stati ‘trasformati’ dal PD, soprattutto dal PD renziano.
Aiutiamo l’Italia e la Sicilia a liberarsi da questi portatori insani di disastri politici, economici, finanziari e sociali.

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