Allarme per alcuni formaggi francesi contaminati: 13 bambini ricoverati

4 maggio 2019

Si tratta d formaggi contaminati dal batterio Escherichia coli. L’allarme, in Italia, è stato lanciato dal Ministero della Salute. Una domanda: non sarebbe più razionale effettuare i controlli sui prodotti agroalimentari prima di immetterli sul mercato di consumo? Questi problemi, per caso, hanno attinenza con fatto che ormai anche il latte arriva da mezzo mondo? 

Il Ministero della Salute segnala la presenza di formaggi francesi contaminati dal batterio Escherichia coli. Si tratta di formaggi prodotti con latte crudo. Da qui il ritiro del prodotto.

Non posiamo non segnalare l’assurdità di quanto sta accedendo: in un Paese serio i controlli sui prodotti agroalimentari che arrivano dall’estero andrebbero effettuati prima che vengano distribuiti nei punti di vendita. In Italia, invece, prima distribuiscono i prodotti e poi, se ci sono problemi, i prodotti vengono ritirati dal mercato…

Il sito del Ministero della Salute-Sanità informa che è stato disposto il richiamo del formaggio morbido a latte crudo Bisù per “sospetta contaminazione da Escherichia coli di tipo O26”. Vengono anche indicati i lotti del prodotto 19066, 19087 e 19102. Ovviamente, lo stesso Ministero ci dice di “non consumare il prodotto e di restituirlo al punto vendita”.

E se chi ha già acquistato questi formaggi non va sulla rete e, magari, non è molto informato? La risposta a questa domanda la danno i casi di insorgenza della “sindrome emolitica uremica riconducibile al consumo di formaggi francesi a latte crudo”.

Una nota dell’ANSA informa con precisione come stanno le cose:

“I formaggi coinvolti, si legge ancora sul sito del ministero, provengono dallo stabilimento con numero di riconoscimento FR 26 281 001 CE e riguardano i prodotti Saint-Felicien (confezioni da 180 grammi) e Saint Marcellin (confezioni da 80 grammi). Il provvedimento riguarda tutti i lotti (da l 032 a l 116) dei marchi commerciali: Fromagerie Alpine, Carrefour, Reflet de France, Leclerc, Lidl, Auchan, Rochambeau, Prince des bois, Sonnailles e Prealpin. Il ministero ha già provveduto ad allertare gli assessorati regionali alla sanità affinché verifichino il rispetto delle procedure previste”.

“La sindrome emolitico-uremica si manifesta con problemi del sangue (come anemia e riduzione delle piastrine) e dei reni, come insufficienza renale acuta; nel 90% dei casi è associata a infezioni gastrointestinali. Fra i microrganismi che la causano, uno dei più frequenti è il batterio Escherichia coli”.

Avvertimento a chi ha acquistato formaggi contaminati:

non consumarlo e, soprattutto, non va assolutamente dato ai bambini piccoli, alle donne incinte, alle persone immuno compromesse e agli anziani. Se si accerta di essere in possesso di un formaggio contaminato va subito riportato al punto vendita dove è stato acquistato. Chi ha ingerito formaggio e accusa diarrea, dolore addominale o vomito dovrebbe consultare il medico il più presto possibile. Se i sintomi non si manifestano entro 10 giorni dal consumo dei prodotti in questione, non è necessario preoccuparsi e consultare il medico.

Insomma, chi si è ‘beccato’ l’Echerischia coli se la tiene (tra l’altro, con questo batterio non c’è proprio da scherzare, COME POTETE LEGGERE QUI). E infatti c’è già chi ha subito danni: è il caso si 13 bambini ricoverati (COME POTETE LEGGERE QUI).

Com’è possibile che, con tutte le prescrizioni e i controlli disposti dall’Unione europea sulla produzione di formaggi, sugli scaffali dei centri commerciali finiscano formaggi contaminati?

“Forse – ci dice Giuseppe Scarlata, produttore di formaggi di Caltanissetta – perché c’è il dubbio che i controlli vengano effettuati sui piccoli produttori di formaggi. noi, qui in Sicilia, siamo sommersi dai controlli”.

Non possiamo non segnalare quello che succede con il latte che, come avviene per tanti altri prodotti agricoli, oggi arriva da tante aree del mondo, nel nome della globalizzazione dell’economia. Il problema è che il latte è un prodotto deperibile e arriva, spesso, sotto forma di semilavorati.

Non mancano, come già sottolineato da Scarlata, i controlli alle piccole aziende siciliane. Ma chi è che controlla il latte che arriva dai Paesi esteri? Il discorso, per essere chiari, riguarda tutta l’Unione europea, Italia e Francia comprese.

Il caso della protesta dei pastori sardi è emblematico: anche se la cosa viene tenuta ‘bassa’, tutti sanno che il latte di pecora rumeno costa meno della metà del latte di pecora sardo e siciliano. E allora…

E allora chi deve produrre formaggi di pecora perché non deve risparmiare sui costi di produzione se il latte di pecora che costa la metà di quello italiano è a portata di mano?

Perché, ad esempio, non controllare tutti gli acquisti di latte delle grandi e medie industrie europee che producono i formaggi? Controlli da applicare in modo rigido in Francia e in Italia, che hanno una grande tradizione nella produzione di formaggi?

Allerta alimentare europea: 13 ricoveri in Francia per Escherichia Coli in formaggi contaminati

 

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