C’era una volta la politica… c’era una volta il PD siciliano…

1 maggio 2019

Il segretario auto-eletto del PD siciliano, Davide Faraone, dice che ha vinto il “modello civico”. Molti osservatori, invece, hanno preso atto della scomparsa del Partito Democratico. E altri osservatori hanno anche notato la strana alleanza tra lo stesso PD e quella parte di Forza Italia che fa capo a Gianfranco Miccichè. Insomma, c’era una volta il PD… 

di Antonino Privitera

Con questa frase solitamente iniziano le favole, racconti fantasiosi capaci di coinvolgere soprattutto i bambini e che, da copione, lasciano una morale e si chiudono con lieto fine. Invero anche i grandi inconsciamente vorrebbero continuare a credere nelle favole, specialmente quando non si vuole ammettere la realtà.

Domenica si è avuta una tornata elettorale che ha interessato un certo numero di cittadina siciliane. E’ vero, la quantità di elettori non è stata ingente, ma alcuni di questi centri hanno un numero di abitanti da potere sicuramente essere raffrontati a delle città di media grandezza: Bagheria, Gela, Castelvetrano, Caltanissetta.

Contrariamente a quanto è successo in occasioni di elezioni comunali la percentuale dei votanti non è stata alta (segno che i candidati non appartenevano a famiglie numerose e potenti… o, più semplicemente, la gente ne ha fin sopra i capelli!) e secondo i dati ufficiali non ha raggiunto il 60%.

A movimentare un po’ la scena pre-elettorale, come al solito, si sono visti vari esponenti di primo piano affannarsi per fare da traino alle loro compaginie, ma i risultati non sono stati paganti dell’impegno, anzi:
il neo segretario del PD, Nicola Zingaretti, è andato a dare man forte a Castelvetrano ed il candidato non farà nemmeno il ballottaggio…

Il “capitano” della Lega – osannato a Bagheria da un popolo senza memoria – ha fatto un bagno di folla in un indecifrabile delirio di quanti facevano ressa per toccarlo, ha dovuto assorbire il risultato negativo e costatare l’elezione dell’unico sindaco di un inedito schieramento opposto, formato da appartenenti all’area del coordinatore di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, e del segretario regionale del PD, Davide Faraone. Cioè dalla fusione di quel che resta degli azzurri e del Partito Democratico.
(Non è che i capi portano “attassu”?).

Fino a qualche tempo fa il rito delle tornate elettorali non si concludeva se non a seguito di valutazioni, soddisfazioni, delusioni più o meno celate e tentativi di trovare tutte le motivazioni ed attenuanti possibili, immaginabili e, perché no?, inimmaginabili e fantastiche per cercare di dimostrare che tutti avevano vinto o ottenuto risultati soddisfacenti e, come sempre, nessuno aveva perso!

Nell’agone politico hanno primeggiato le liste civiche: infatti sono praticamente scomparsi i simboli di partito per cui, con una certa nostalgia, molti guardando i manifesti elettorali avranno pensato:

“C’era una volta…” sì, perché a fronte di un passato in cui le persone erano a seguito di idee e dietro dei simboli reali, chiari e definiti, in questa tornata elettorale non solo non si sono percepite le idee, ma sono scomparsi materialmente – almeno in alcuni casi – anche i simboli dei partiti politici!

Nonostante il segretario del PD, il citato Zingaretti, in vista delle elezioni europee abbia sfornato un aggiornamento del simbolo, in Sicilia il PD non è stato presente in alcun Comune, si è eclissato dentro le liste civiche facendo sorgere anche il dubbio sulla sua stessa esistenza.

Ma se è stata una scelta ponderata…che razza di decisione è stata? Sarà stato lo smarrimento per aver valutato la volatilità dell’elettorato che non vede più la presenza di compagini ben definite con nomi, sedi, vessilli, simboli e personaggi di grande spessore che, oltre ad averne la caratura, avevano un seguito ben consolidato che permetteva loro di riuscire comunque a mantenere credibilità?

Ma l’invisibile PD non discende da quel Partito comunista che – volenti o nolenti – è stato protagonista della storia d’Italia e che in Sicilia ha fornito contributi importanti a grandi cambiamenti politici come la riforma agraria, che ha avuto vittime nel campo politico e sindacale, da Pio La Torre a Nunzio Sansone, da Lorenzo Panepinto e poi Placido Rizzotto, Carmelo Battaglia, Agostino Aiello e tanti altri?

Ma è lo stesso Partito che, per i capricci di ex potenti nazionali, ha “schifato” un possibile accordo con il MoVimento 5 Stelle e determinato così l’ascesa della Lega di Matteo Salvini?

E’ quella combriccola oggi in Sicilia nelle mani di un apostolo di Matteo Renzi che – dopo essersi praticamente autonominato segretario del PD siciliano per mancanza di contendenti – decide di fare fagocitare il Partito da Gianfranco Miccichè?

Certo, dal momento che il PD non era presente, nessuno potrà accusare tutta la classe dirigente (ma esiste?) di avere ottenuto una percentuale ridicola e magari per completare l’opera rimanderanno tutto a dopo le elezioni europee, sperando in una realtà diversa per potere continuare a vivere… felici e contenti!

Foto tratta da quotidianodiragusa.it

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