L’inchiesta di Report sul ‘Codice Montante’: la mafia ha vinto o ha perso?

30 aprile 2019

Ce lo chiediamo perché non riusciamo a darci una risposta. Anche perché, in Sicilia, la sinistra è sempre stata sinonimo di antimafia. Solo che, oggi, molti conti non tornano. E forse ha ragione il sindaco di Troina, quando si chiede “se forse negli ultimi anni abbia fatto più danni l’antimafia che la mafia stessa, in questa maledetta terra di Sicilia”

La puntata di Report sul ‘Codice Montante” non è stata soltanto un approfondimento sul sistema di potere dell’ormai ex presidente di Confindustria Sicilia. Quello che è venuto fuori, alla fine, è uno spaccato inquietante dell’Italia e della Sicilia.

Seguendo le testimonianze del servizio di Report sorge una domanda spontanea: alla fine la mafia ha vinto o ha perso?

Noi ce lo chiediamo perché, detto sinceramente, non l’abbiamo capito.

Il fatto che la RAI abbia messo in luce il ruolo di tanti personaggi che, per oltre un decennio, hanno fatto il bello e il cattivo tempo a Roma e in Sicilia ci dà una grande speranza: se una trasmissione televisiva del servizio pubblico riesce a scoprire le carte in modo così chiaro, puntando i riflettori su personaggi che sono quasi sempre rimasti nell’ombra, ebbene, la speranza di sconfiggere la mafia sembra esserci.

Poi, però, a sentir parlare il sindaco di Troina, Fabio Venezia, che si chiede e chiede “se forse negli ultimi anni abbia fatto più danni l’antimafia che la mafia stessa, in questa maledetta terra di Sicilia”, qualche dubbio ci assale.

In questa puntata di Report quello che colpisce è la ‘naturalezza’ con la quale certi personaggi che hanno segnato, in negativo, la storia dell’Italia e della Sicilia si presentano come vittime: sono stati i protagonisti di una lunga stagione politica e affaristica, ma loro non c’entrano nulla, anzi hanno fatto la lotta alla mafia, la mafia li ha quasi quasi condannati a morte, anche se sono vivi e ricchi…

Tanti personaggi che compaiono in questo spaccato sono ancora ai propri posti di combattimento. Alla fine, se ci riflettiamo, l’unico che hanno ‘beccato’ è Antonello Montante, al quale – questo è il nostro modesto parare – viene attribuito un ruolo e un potere che, forse, sono un po’ esagerati.

Sicuramente il personaggio è importante. Ma certi passaggi della sua storia – soprattutto dopo l’avviso di garanzia per mafia – non sono un po’ troppo venati da ingenuità?

Due, sempre a nostro modesto avviso, sono i passaggi più importanti di questa inchiesta.

Il primo è l’intervista all’imprenditore Pietro Di Vincenzo. Negli anni ’80 era uno degli imprenditori più importanti della Sicilia. Poi tante vicissitudini l’hanno travolto. Dopo aver scontato dieci anni per estorsione e dopo essere stato scagionato dai reati di mafia, Di Vincenzo racconta di aver dato a Lumia un contributo di 100 milioni di vecchie lire.

Lumia smentisce e, a propria volta, dichiara:

“Sono un condannato a morte da parte della mafia. Nell’ultima sentenza del processo ‘Trattativa’ emerge ancora una scelta di Cosa nostra di colpirmi. Quindi questa mia scelta e questa coerenza la rivendico, la porto avanti con umiltà e la difendo nei confronti di chiunque la voglia mascariare”.

Il secondo passaggio importante è la citazione dell’avvocato Francesco Agnello, personaggio del quale non si parla mai. Chi è Francesco Agnello? Così lo descrive Luca Pasini, imprenditore di Sesto san Giovanni:

“Mi dicevano che fosse legato a un politico dell’antimafia”.

Qualcosa in più la leggiamo su La Sicilia:

“Avvocato palermitano, indagato per corruzione a Sesto San Giovanni, Agnello fu socio di Montante e Lo Bello fino al 2006 in ‘Sviluppo Messina’, le cui quote furono in seguito sequestrate dalla Procura di Palermo per motivi fiscali”.

Che conclusioni trarre da questa storia? Che questi personaggi, dopo la caduta di Totò Cuffaro, hanno governato la Sicilia per quasi dieci anni. E, in parte, hanno ancora un certo peso: si pensi ai personaggi legati all’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che occupano, ancora oggi, posti centrali nella vita pubblica siciliana: ruoli politici e ruoli amministrativi.

Questi personaggi erano ‘ammanigliati’ a Roma al mondo politico e imprenditoriale. E dettavano legge in Sicilia nella gestione dei rifiuti (discariche private), nella gestione delle energie alternative (eolico e solare), nella gestione dell’acqua (data in mano ai privati), nella gestione delle esattorie, nella gestione delle società collegate della Regione, nella gestione della finanze della Regione, nella gestione dei grandi appalti ferroviari di Palermo e Catania, nella gestione dei grandi appalti per le strade siciliane (Palermo-Agrigento e Agrigento-Caltanissetta) nella gestione dei fondi europei destinati all’agricoltura (quelli che si spendono tutti).

Tutto questo è avvenuto con il centrosinistra al Governo della Regione. Una bella copertura politica, no?

Foto tratta da la-notizia.net 

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