J'Accuse

Il mega impianto fotovoltaico di Canicattini Bagni: ma al Territorio e Ambiente lo sanno che…

Condividi

… lo sanno che gli impianti fotovoltaici possono provocare effetti deleteri in agricoltura? E, in ogni caso, non si era detto che il fotovoltaico si deve realizzare sui tetti e non penalizzando l’agricoltura? Davvero l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente ha detto sì a questo progetto avversato dal Comune di Canicattini Bagni? Il presidente Musumeci che dice? E il dipartimento Energia che posizione assumerà?

Il Governo regionale non si è impegnato a non autorizzare impianti per la produzione di energia eolica senza togliere spazio all’agricoltura? E’ per questo che apprendiamo con stupore del folle progetto di un mega impianto fotovoltaico che un gruppo privato vorrebbe realizzare a due passi da Canicattini Bagni, Comune della provincia di Siracusa, con la ‘benedizione’ del Governo regionale e, in particolare, dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente.

Prendiamo spunto da un comunicato stampa – che in realtà somiglia più a un documento politico – nel quale il Consiglio comunale di Canicattini Bagni dice NO al mega impianto fotovoltaico alle porte della città.

Il Consiglio comunale di Canicattini Bagni, presieduto da Paolo Amenta (che è anche vice presidente dell’ANCI Sicilia), ha affrontato questo tema. Pensate un po’: il mega impianto fotovoltaico, se venisse realizzato (noi i auguriamo di no!) si estenderebbe per circa 113 ettari di terreni che verrebbero scippati in parte all’agricoltura e, in parte, al verde pubblico!

Se il Salento, in Puglia, ha la TAP, dove verranno massacrati gli uliveti secolari, la Sicilia ha trovato il modo di ‘bruciare’ 113 ettari di terreni in parte agricoli (non mancano, anche in questo caso, gli uliveti) per produrre energia dal sole che, nei Paesi civili, si sviluppa con impianti nei tetti degli edifici, non certo sacrificando l’agricoltura!

Ma, appunto, parliamo di Paesi civili, non certo in una Regione – la martoriata Sicilia – dove, in agricoltura, va in scena l’ipocrisia di un Governo regionale che ha pure la sfacciataggine di organizzare convegni e sceneggiate varie sulla Dieta Mediterranea quando anche i cani sanno che il grano utilizzato in Sicilia arriva in buona parte da Paesi che con il Mediterraneo non hanno nulla a che spartire e dove, in molti caso, il grano viene fatto maturare artificialmente con il glifosato. Per non parlare dell’olio d’oliva tunisino, del pomodoro cinese, dell’ortofrutta africana e via continuando. Come potete notare la Dieta Mediterranea del piffero…

In una Regione dove gli agricoltori vengono massacrati dalla UE, dal Governo nazionale e dal Governo regionale scippare terreni all’agricoltura per speculare con l’energia è quasi un obbligo…

Tornando al progetto di Canicattini Bagni, va detto che la Giunta comunale, con il sindaco Marilena Miceli, ha già espresso parere negativo: un “No” girato proprio al Consiglio comunale che ha detto un altro no.

Siccome non siamo a Palermo, dove le grandi opere si realizzano senza verifiche ambientali, per l’impianto fotovoltaico – presentato dalla società Lindo srl, con sede a Roma – si deve procedere alla Valutazione di Impatto Ambientale.

Domanda: ma se c’è il “No” del Comune l’amministrazione regionale può procedere lo stesso, ignorando la volontà dei cittadini? Siamo ancora in democrazia o alla ‘crazia’ di politica & affari?

Nel comunicato si legge di “un mega impianto fotovoltaico di taglia industriale in località Cavadonna, a soli 2,1 km dal centro abitato di Canicattini Bagni, lungo la provinciale 14 Maremonti, in terreni con destinazione in parte agricola, in parte industriale-artigianale, e in parte a verde pubblico. Ad illustrarlo è stato il Presidente Paolo Amenta, rimarcando come l’impianto, di puro interesse privato senza alcuna ricaduta economica sul territorio, abbia una potenza installata di 67,421 MWp, e sia esteso 1.129.777 metri quadrati, ovvero circa 113 ettari di terreno, in località Cavadonna, tra il Comune ibleo (616.941 m.q.) e quello di Siracusa (512.836 m.q.), con una distesa di pannelli montati su strutture a inseguimento monoassiale in configurazione bifilare per un totale di 4.682 tracker (ogni tracker alloggia 2 filari da 20 moduli) con complessivi 187.280 moduli. Inoltre, l’energia prodotta, veicolata mediante un cavidotto MT (media tensione) interrato, lungo circa 10 km, transiterebbe da 67 cabine inverter, 5 cabine MT, 1 controllo room, una cabina di consegna e una cabina utente di trasformazione MT/AT (da media ad alta tensione) realizzata in adiacenza alla costruenda sottostazione AT di proprietà di TERNA in località Casa Sa Alfano, in territorio di Noto”.

Insomma: come trasformare un’area per lo più agricola in un grande impianto per la produzione di energia solare. Cosa ci guadagnerebbe il territorio? Nulla! In compenso, ci guadagnerebbero i privati. Vi pare poco?

“Si attraverserebbe un territorio di grande pregio paesaggistico – dice sempre Amenta – con il suo straordinario reticolo di cave, scrigno unico al mondo di biodiversità, per raggiungere la destinazione finale, sempre a ridosso del centro abitato di Canicattini Bagni”.

L’assessore Pietro Savarino ha manifestato la preoccupazione degli abitanti di Canicattini Bagni per la vicinanza al centro abitato e per i terreni circostanti.

L’area scelta per l’insediamento dell’impianto è, da anni, “soggetta a continui incendi, in particolare nella stagione estiva, tantè che ha provveduto a richiedere al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Siracusa, l’apposita documentazione degli interventi effettuati nella zona, per cui alle già citate particelle del territorio di Siracusa interessate da incendi, ha chiesto che venissero aggiunte anche quelle ricadenti nel territorio di Canicattini Bagni”.

“Sull’argomento – leggiamo sempre nel comunicato – è intervenuto il capogruppo di ‘Insieme per Cambiare’, Danilo Calabrò, per sottolineare che il modello di sviluppo che la comunità canicattinese si è data non comprende mega impianti fotovoltaici, piuttosto valorizzazione delle risorse naturali, culturali, storiche, archeologiche e paesaggistiche che, al contrario verrebbero distrutte dall’impatto negativo di una struttura industriale di così vaste proporzioni. Un impianto – ha aggiunto Calabrò – realizzato alle porte del centro abitato e di quel Parco Nazionale degli Iblei che comprende anche il territorio canicattinese assieme alla zona montana”.

“Non siamo contrari alle fonti energetiche rinnovabili per le abitazioni e le imprese – ha detto ancora Calabrò – in modo non invasivo e nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio. Dobbiamo avere il coraggio tutti insieme di dire che questo impianto non è bello”.

Della stessa opinione anche la capogruppo del Gruppo Misto, Luisa Chiarandà, che, nel ribadire la non contrarietà ai piccoli impianti di produzione di energia rinnovabile, ha sottolineato invece l’interesse speculativo di “un impianto che produrrebbe un consumo di suolo agricolo enorme a scapito dell’impatto paesaggistico e delle stesse politiche di sviluppo agricolo. Un campo fotovoltaico a terra – ha detto – presenta delle criticità che possono influire sulla stabilità della copertura pedologica, accentuando o mitigando i processi di degradazione che maggiormente minacciano i suoli della nostra regione, quali la diminuzione della sostanza organica, l’erosione, la compattazione, la perdita di biodiversità, cibi e sovranità alimentare e la perdita di fertilità”.

“Un provvedimento calato dall’alto dalla Regione disattendendo le politiche di sviluppo che il territorio di è dato”: questa la posizione espressa dal capogruppo di ‘Sviluppo e Futuro’, Sebastiano Gazzara. Un impianto ben visibile che secondo Gazzara causerà un danno irreversibile al territorio e alla comunità canicattinese.

“Un biglietto da visita negativo – rimarca ancora Gazzara – per un’area di interesse turistico, archeologico, paesaggistico ed ambientale, come quella iblea, inserita nel patrimonio Unesco. Un progetto che nel futuro riserverà problemi più che preoccupanti per tutti noi, ad iniziare dalla devastazione di un patrimonio e dallo smaltimento dei materiali”.

“Non solo – ha aggiunto il collega di gruppo Sergio Petrolito – ma si pensi a quei 10 km di cavidotto che attraverserà il nostro territorio per arrivare alla cabina di trasformazione a Sant’Alfano sopra la città, cinturando di fatto Canicattini Bagni”.

Insomma, tutta Canicattini Bagni è contraria a questa iniziativa. Ed è molto singolare che nessun gruppo parlamentare dell’Assemblea regionale siciliana, fino ad oggi, non abbia sollevato il caso con iniziative anche ‘forti’.

Per concludere citiamo un articolo che abbiamo pubblicato di recente che riguarda proprio gli effetti negativi che gli impianti fotovoltaici provocano nel territorio, là dove vengono realizzati in modo improprio.

Il nostro articolo, che risale a poco più di un mese fa, ha preso spunto da in intervento del professore Marco Trapanese, coordinatore del corso di laurea in Ingegneria della e-mobility presso dell’Università di Palermo. Esperto in tematiche legate all’energia, il professore Trapanese, intervenendo in un convegno a Palermo, ha detto che l’esplosione della Xilella in Puglia (il batterio che sta creando problemi agli uliveti pugliesi) potrebbe essere stata agevolata dalla presenza, nelle aree agricole, degli impianti per la produzione di energia solare (QUI L’ARTICOLO).

Come finirà? Ci auguriamo che il Governo regionale di ripensi. E ci auguriamo che l’assessore all’Energia, Alberto Pierobon, si opponga, in ogni caso a questo progetto. La stessa dovrebbe fare il dipartimento per l’Energia della Regione, che non ha proprio motivo di avallare una cosa simile.

Foto tratta da gazzettadiparma.it

 

Pubblicato da