Ancora con le ‘grida disperate’ sulle ex Province siciliane? Chiudiamole e basta!

30 aprile 2019

Così come sono state ridotte, le ex Province siciliane non servono a niente! A farle fallire, contrariamente a quello che cerca di far credere oggi il presidente Musumeci, sono stati il Governo Renzi e il Governo Crocetta. Ed è molto singolare che l’attuale Governo nazionale debba riparare i guasti provocati dalla vecchia politica della quale Musumeci fa parte. Chi è causa dei suoi mal pianga se stesso… La crisi del Teatro Bellini di Catania 

In anticipo sui nostri calcoli, la crisi finanziaria della Pubblica amministrazione siciliana comincia a ‘mordere’. Per ora i problemi riguardano le ex Province e il Teatro Bellini di Catania. Ma tra qualche mese si apriranno altre ‘crepe’.

Dopo un’agonia durata oltre tre anni, le nove ex Province siciliane sembrano arrivate al capolinea. Era ora. Come questo blog scrive da tempo, così come sono state ridotte dal passato Governo nazionale, con la connivenza del passato Governo regionale, le ex Province della nostra Isola non servono a nulla (a parte gli appalti milionari): meglio sbaraccarle per provare a riaprirle quando le condizioni economiche e finanziarie lo consentiranno (cosa che potrà verificarsi o con un cambiamento radicale dell’Unione europea dell’euro, o con la fine della stessa Unione europea).

Riaprirle nel rispetto dello Statuto siciliano: ignorando le Città metropolitane, non previste dallo Statuto siciliano, e costituendo, al posto delle vecchie Province, i Liberi Consorzi di Comuni: dove ogni Comune sceglie liberamente con chi stare!

In queste ore leggiamo comunicati dai toni tra il melodrammatico e il crepuscolare del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.

Ecco il suo comunicato a metà strada tra la ‘Tosca’ e ‘Loreto impagliato’ di Gozzano:

“La posizione del Movimento 5Stelle contro le Province sembra la vera ragione per la quale non sono state ancora accolte le nostre richieste sulle risorse finanziarie sottratte a quegli Enti, con la complicità del passato Governo di centrosinistra. Venerdì 3 maggio sarà l’ultimo giorno utile perché vengano depositati gli emendamenti alla legge di riordino recentemente varata dal Governo. È quella l’occasione per dare attuazione all’accordo che il Governo regionale ha sottoscritto con Roma”.

Musumeci cita il prelievo forzoso dello Stato nei confronti delle ex Province dell’Isola che è stato introdotto dal Governo Renzi: quando questo accadeva il centrodestra, in Sicilia, era all’opposizione. Quando questo accadeva Musumeci e gli altri esponenti del centrodestra siciliano non proferivano parola.

E’ molto singolare che, adesso, l’attuale Governo nazionale Giallo-Verde dovrebbe risolvere i problemi delle ex Province siciliane creati dal Governo Renzi, con il complice silenzio del centrodestra. Sarebbe un atto di pura dabbenaggine politica da parte di grillini e Lega.

“L’interlocuzione tra il ministero dell’Economia e la Regione siciliana – dice sempre Musumeci – non si è mai interrotta: ne riconosco il merito al vice ministro Garavaglia e al sottosegretario Villani. Ma siamo arrivati al limite e non si può più andare oltre. E purtroppo quella che viene rappresentata appare come un’assenza di impulsi politici da parte del Governo centrale. Rivolgo, così, un accorato appello al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al vice presidente Matteo Salvini affinché non si lascino morire enti locali che ad oggi gestiscono servizi fondamentali per le comunità”.

Qui ci dobbiamo fermare per porre una domanda al presidente Musumeci: ma quando le ex Province siciliane avrebbero gestito “servizi fondamentali per le comunità”? Forse prima dei disastri finanziari provocati del Governo Renzi e dal Governo regione di Rosario Crocetta.

Per quello che noi sappiamo, negli ultimi anni le ex Province siciliane hanno pagato gli stipendi, ma non ci risulta che abbiano erogato servizi: o le strade provinciali abbandonate sono una nostra invenzione?

“Personalmente – conclude Musumeci – sono disponibile a raggiungere il presidente Conte o il suo vice a qualsiasi ora, perché mentre l’Istat descrive una ripresa economica che stenta, l’assurda decisione del Governo nazionale di penalizzare ancora i bilanci delle Province rischia di cancellare investimenti per centinaia di milioni di euro. E la Sicilia non se lo può permettere. Ma, soprattutto, la Sicilia non lo permetterà”.

Invece, egregio presidente Musumeci, bloccare i grandi appalti delle ex Province siciliane è sacrosanto, a cominciare dagli eterni appalti ferroviari di Palermo a Catania! Ma lei, presidente Musumeci, ha idea di quanto sia costata, fino ad oggi, la Circumetnea alla quale a Catania si lavora dai tempi di Omero? Ha idea di quanto siano costati fino ad oggi il Passante ferroviario e l’Anello ferroviario di Palermo?

I soldi, alle ex Province siciliane, li ha tolti il passato Governo nazionale: e non ci sembra – lo ribadiamo – che allora che gli esponenti del centrodestra siciliano e nazionale si siano stracciati le vesti!

Sono stati il centrosinistra e il centrodestra a portare la Regione siciliana, le ex Province e molti Comuni (a cominciare dal Comune di Catania che Musumeci dovrebbe conoscere molto bene) a un passo dalla bancarotta. E – lo ribadiamo ancora una volta – è singolare che l’attuale Governo nazionale dovrebbe riparare i guasti provocati in Sicilia dalla vecchia politica siciliana della quale Musumeci è parte.

Noi ci auguriamo che le ex Province siciliane chiudano quanto prima i battenti. Tenere aperte le ex Province significa trovare 500 milioni di euro all’anno: e questi soldi non ci sono, perché così hanno deciso i Governi nazionali e regionali del passato. Punto. 

La crisi finanziaria ‘morde’ anche il Teatro Bellini di Catania. Va detto che la crisi, grazie sempre ai Governi Renzi e Crocetta, colpisce da anni tutte le istituzioni culturali della Sicilia. C’è chi resiste di più, c’è chi resiste meno.

“Da anni – scrive in un comunicato la parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle, Gianina Ciancio – ripetiamo che il Teatro Bellini, per funzionare, ha bisogno del minimo indispensabile: le risorse per pagare gli stipendi. Nessuna gestione efficace è possibile senza fondi per programmare a medio e lungo termine le stagioni artistiche. Avevamo prospettato diverse soluzioni al governo Musumeci, sia nelle commissioni Bilancio e Cultura, sia con emendamenti in fase di approvazione della Finanziaria. Ogni nostra proposta è però rimasta inascoltata e oggi siamo nuovamente di fronte a una crisi ampiamente prevista”.

Gianina Ciancio stamattina ha preso parte all’incontro indetto dai sindacati per denunciare la grave situazione gestionale del Teatro Massimo Bellini di Catania.

“I finanziamenti si assottigliano sempre più – aggiunge la parlamentare – e secondo le previsioni della Finanziaria nel 2021 si azzereranno. Era indispensabile assicurare quantomeno una corresponsione triennale delle risorse per dare un minimo di stabilità a medio e lungo termine all’ente teatrale. Ma così non è stato. Dobbiamo purtroppo prendere atto che prima con Crocetta e oggi con Musumeci non è cambiato niente: questo settore è gestito in maniera assolutamente emergenziale. Forse è una precisa volontà politica o, visto il momento, una strategia elettorale, quella di tenere tutti i lavoratori senza stabilità e senza certezze, per poi fare correzioni all’ultimo momento? Se così fosse, sarebbe un modo di governare tutt’altro che trasparente, tutt’altro che orientato all’efficienza dei servizi”.

Non escludiamo che l’onorevole Gianina Ciancio possa avere ragione. Anche se noi siamo convinti che è tutta la pubblica amministrazione siciliana che oggi è in grande affanno.

A nostro modesto avviso, nei prossimi mesi la situazione peggiorerà.

Foto tratta da pixabay.com 

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