La Sicilia che resiste come la ginestra sulle pendici riarse e desolate del Vesuvio

26 aprile 2019

Nonostante tutto si va avanti. Perché tra amarezze e delusioni c’è sempre spazio per la solidarietà contro la “natura malvagia” della politica siciliana. Una riflessione leopardiana sulla nostra Isola finita nelle mani sbagliate, che ricorda la natura “madre di parto e di voler matrigna”  

di Adriana Vitale

La nostra una storia siciliana, molto siciliana, ma a dispetto di tutto e tutti, di una Sicilia non rassegnata, non supina, ma tenace, forte, che resiste. Una Sicilia che, nonostante connessa all’immagine popolare gattopardiana, è contrassegnata da aspirazioni, semplici aspirazioni che, in fondo, si chiamano normalità, quella normalità ormai divenuta eccezione in una terra da sempre dominata, saccheggiata e umiliata.

Una Sicilia che, nonostante tutto, è capace di sperare e combattere, una Sicilia che attende fiduciosa la proiezione nel miglioramento per se stessi e per la collettività. Una storia di siciliani, la nostra, segnata da entusiasmi, da delusioni, da lacrime e da sconforti, illusioni e disillusioni, da tante, troppe promesse disattese.

Siciliani fieri e orgogliosi che tante volte sono caduti, ma altrettante volte si sono rialzati. Feriti, zoppicanti, doloranti, ma vivi.

Siciliani che hanno pianto per la pesantezza del peso schiacciante sulle loro esili spalle, ma che subito dopo si sono asciugati le lacrime con il dorso della mano, si sono scrollati il peso di dosso e hanno ricominciato a sorridere e sperare.

Siciliani che lottano quotidianamente da anni, senza mai arrendersi o scoraggiarsi.

Siciliani che hanno una speranza concreta, accesa come un faro nel buio dello sconforto delle loro anime stanche, su cui si aggrappano con forza e coraggio, come un naufrago su una zattera che non molla la presa per non affogare.

Siciliani che fino alla fine hanno deciso di lottare per riprendersi la loro propria dignità.

“Sulle pendici riarse e desolate del Vesuvio solo una pianta riesce a vivere, la ginestra, flessibile e tenace: simbolo dell’uomo che sa accettare la verità sulla propria condizione e, su questa verità, può costruire la propria dignità”. (La Ginestra – Leopardi)

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