Una voce che dà voce

8 aprile 2019

Cos’è, oggi, la realtà in cui viviamo? Che spettacolo ci offre? Siamo di fronte al ricco che mangia il povero: tra i ricchi la guerra tra ricchi che si pugnalano mentre si danno una pacca sulle spalle e tra i poveri la guerra tra poveri che si spinge fino alla miserabilità dei comportamenti

di Adriana Vitale

Tante volte ho caricato la mia vecchia auto di coperte e speranza, ho lasciato la mia casa, i miei affetti e mi sono recata a Palermo. Sempre consapevole dei sacrifici che avrei, insieme ad altri lavoratori, dovuto affrontare, senza negare di aver avuto paura per la salute, per i pericoli, per i disagi, per i rischi della notte, sarei un’incosciente, ma sapevo che tutto sarebbe finito e sarei tornata a casa.

Tutte le volte, durante la notte, ho riflettuto sulla vita di tutte quelle creature sfortunate che non hanno un tetto, il pane quotidiano, una voce per denunciare, se non vivere, giorno dopo giorno, una vita fatta di indifferenza, di solitudine, di umiliazione e sulle esili spalle il peso della vergogna del fallimento. Non una parola, non un sorriso, non un conforto. Ho provato la fame, il freddo della notte, il disagio dei più elementari bisogni fisiologici e l’indifferenza di tutti i politici di turno che avrebbero dovuto togliermi da quella situazione con una sola parola, ma quelle giornate e quelle nottate, per me erano destinate a finire e pensavo a chi giorno dopo giorno deve inventarsi un giaciglio meno freddo possibile, un pezzo di pane che non sia troppo duro, quando c’è.

A casa avrei ritrovato le braccia amorevoli del mio uomo e dei miei figli e resistevo a tutto. Quali braccia amorevoli accoglierà gli ultimi? Come resistono senza domani? Quale telecamera punterà i loro volti consumati dal bisogno per denunciare la loro condizione?

Questa non è più una società civile, siamo di fronte al ricco che mangia il povero, tra i ricchi la guerra tra ricchi che si pugnalano mentre si danno una pacca sulle spalle e tra i poveri la guerra tra poveri che si spinge fino alla miserabilità dei comportamenti.

Questi sono tempi brutti, terribili da vivere e raccontare, situazioni medioevali camuffati da una democrazia immatura e da una libertà inesistente.

Queste sono le riflessioni, che negli anni, hanno rappresentato il motore trainante, che si è tradotto in forza, resistenza e orgoglio per non affollare i portici, anche se qualcuno purtroppo c’è finito, qualche altro si è ammazzato. Che valore può avere una corona, un trono e uno scettro in un castello dorato, se i figli di questa terra sono feriti nell’orgoglio e nella dignità che solo un lavoro onesto può dare?

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