La vertenza Sicilia di Formazione e politiche del lavoro: lettera a Luigi Di Maio

7 aprile 2019

L’11 aprile è previsto l’incontro tra il vice premier e Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, e i rappresentanti dei lavoratori della Formazione professionale e delle politiche del lavoro della Sicilia. Da qui una lettera che prova a fare il punto della situazione

di Adriana Vitale

Onorevole Vice Presidente del Consiglio, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle Politiche sociali Luigi Di Maio. Abbiamo già scritto un paio di missive indirizzate alla Sua persona e ci permettiamo di insistere in ragione del nostro diritto di vivere e alla vigilia del secondo incontro istituzionale fortemente voluto dai lavoratori.

Come abbiamo avuto modo di rappresentarLe direttamente a Palazzo Chigi lo scorso 13 luglio, nel contesto di una vertenza che investe decine di centinaia di lavoratori provenienti dal comparto della Formazione professionale interventi e servizi, è da cinque anni che in Sicilia non si erogano servizi di politiche attive degne di tale nome, come pure le abbiamo raccontato che per altrettanto tempo, infinito per noi, abbiamo lottato nella speranza di riprenderci il nostro lavoro, lo stesso che Lei chiede, lo stesso di cui ci siamo occupati per trent’anni nell’ambito della formazione e lo stesso per il quale siamo stati riqualificati e utilizzati nei centri per l’impiego per quindici lunghi anni, l’una e l’altra competenza, colonne portanti del Reddito di cittadinanza.

Ci siamo rivolti a Lei come ultima spiaggia, dopo averle tentate tutte nella nostra terra, spesso matrigna con i più deboli per cause che hanno radici lontane e facilmente intuibili.

Ci siamo fidati di Lei quando, in lungo e in largo, ha detto che non avrebbe mai più permesso vecchie consuetudini.

Ci siamo fidati di Lei quando ha detto che non avrebbe mai più permesso che si alimentassero le lobby.

Ci siamo fidati di Lei quando ha detto che sarebbe assurdo qualificare altri lavoratori se già esistono.

Ci siamo fidati di Lei quando ha detto che avrebbe dato risposte ai precari e anche a noi che siamo precari morali, con l’aggravante di non portare un tozzo di pane a casa.

Ci siamo fidati di Lei quando ha promesso la soluzione al nostro dramma.

Da quell’ormai lontano 13 luglio ne è passata di acqua sotto i ponti e ancora nulla di tangibile abbiamo toccato con mano. Pensavamo, a torto, che il percorso avrebbe visto tempi più celeri, eppure c’è voluto l’urlo della piazza a ridosso di Natale per ottenere ciò che c’era stato promesso:

“La collaborazione tra istituzioni per addivenire ad una soluzione dignitosa per tutti”.

Adesso ci siamo, siamo alla vigilia di una data importante “11 aprile 2019”, data che dovrebbe scrivere una nuova pagina, l’ultimo capitolo di un’odissea che auspichiamo sia a lieto fine, che ci dia un motivo per credere ad un cambiamento, perché di cambiamento le nostre famiglie non hanno visto nulla, anzi hanno toccato il fondo del peggioramento.

Ogni giorno che Dio ci concede è solo, ormai, la lotta per la sopravvivenza. Siamo certi che ha compreso chi siamo, cosa abbiamo fatto e il nostro dramma, anche se abbiamo motivo di credere che manine sicule abbiano compromesso quella magia che si era creata.

Con taluni evidentemente non siamo stati efficaci, un difetto di comunicazione ascrivibile ad una nostra precisa responsabilità, avremmo dovuto piangere e fare le vittime, ma abbiamo un difetto, il difetto della dignità.

Auspichiamo che il nostro urlo, a volte silenzioso e sempre rispettoso, da Palermo sia arrivato forte e chiaro direttamente a Roma nelle sedi istituzionali, come è stato udito l’urlo di altri lavoratori che hanno ottenuto ascolto e soluzione.

In trepida attesa che finalmente giorno 11 aprile si possa scrivere la parola fine,

Le inviamo cordiali saluti.

Foto tratta da inchiestasicilia.com

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