Sui rifiuti il Governo Musumeci ha ragione: ha contro le lobby delle discariche e degli inceneritori

4 aprile 2019

Non siamo quasi mai teneri con l’attuale Governo regionale. Ma questa volta ha ragione da vendere. Un plauso va all’assessore con delega ai Rifiuti, Alberto Pierobon, che sta lavorando bene: ha ridotto il conferimento dei rifiuti nelle discariche e ha detto “No” agli inceneritori di rifiuti. I grillini invece escono male da questa vicenda: ne escono male i parlamentari nazionali eletti in Sicilia e ne escono male i deputati regionali. E non ci piace il Ministro dell’Ambiente Costa, che arriva sempre in ritardo 

Nel polverone che è stato sollevato sulla gestione dei rifiuti in Sicilia emerge con una certa chiarezza un dato che ha poco o nulla a che vedere con la politica e molto a che vedere con gli affari: la pressione che, in queste ore, i ‘Signori delle discariche’ e i ‘Signori degli inceneritori dei rifiuti’ stanno esercitando sul Governo regionale siciliano.

Nessuno ci potrà accusare di essere favorevoli all’attuale Governo regionale di Nello Musumeci, perché gliene abbiamo dette di tutti i colori. Ma questa volta non possiamo che difendere un Governo regionale che, in materia di rifiuti, sta operando bene.

Parlano i dati ufficiali: il Governo Musumeci, quando si è insediato, ha ereditato una raccolta differenziata dei rifiuti ferma al 12% o giù di lì.

Oggi, in Sicilia – seppur con un’alta dispersione dei dati intorno alla media – la raccolta differenziata, nella nostra Isola, si attesta intorno al 35%. Aumentare del 20% la raccolta differenziata in un anno non è cosa da poco: non riconoscerlo sarebbe intellettualmente scorretto.

Questo dato va letto anche in termini economici e di tutela dell’ambiente.

In termini economici l’aumento della raccolta differenziata significa che i ‘Signori delle discariche’ – che in Sicilia dettano legge da quasi un ventennio – hanno incassato 50 milioni di euro in meno. 

In termini di tutela dell’ambiente abbiamo circa 400 mila tonnellate di rifiuti in meno nelle discariche, cioè nel sottosuolo della Sicilia.

Purtroppo, come già accennato, la dispersione dei dati intorno alla media è alta. Ci sono Comuni che raggiungono il 70% di raccolta differenziata, come Agrigento; o il 67% come Alcamo; o il 50% come Sciacca.

E poi ci sono tre palle al piede che rappresentano quasi mezza Sicilia: Palermo, Catania e Messina, i tre Comuni più grandi dell’isola dove la raccolta differenziata arranca. Sarebbe ingeneroso chiamare in causa gli attuali sindaci di Catania e Messina, rispettivamente, Salvo Pogliese e Cateno De Luca, che si sono insediati da pochi mesi. la stessa cosa non si può dire di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, che invece è in carica da sette anni.

La polemica di queste ore è piuttosto strana. Abbiamo letto qua e là che il Ministero dell’Ambiente avrebbe “bocciato” il Piano dei rifiuti della Regione siciliana. C’è un ‘piccolo’ problema: il Ministero dell’Ambiente non ha il potere di ‘bocciare’ il Piano per la gestione dei rifiuti della Regione siciliana.

Il Piano presentato dall’assessore regionale con delega ai Rifiuti, Alberto Pierobon, sta seguendo le vie ordinarie: è un atto del Governo regionale, non di una Regione commissariata in materia di gestione dei rifiuti!

Il Ministero dell’Ambiente può fornire delle osservazioni al Piano dei rifiuti della Regione siciliana, ma non può ‘bocciarlo’!

Perché, allora, alcuni tecnici del Ministero dell’Ambiente – a quanto pare senza che l’attuale Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, fosse a conoscenza di tutto questo (su questo punto controverso torneremo più avanti) – hanno criticato così duramente il Piano rifiuti della Regione, sollecitando la “assoluta necessità”, per la Sicilia, di realizzazione “due o più impianti di incenerimento” dei rifiuti “pari al fabbisogno di 685 mila tonnellate di rifiuti all’anno?”.

Ribadiamo: noi non siamo tra i difensori dell’attuale Governo regionale. Ma un Piano dei rifiuti che prevede, in prospettiva, la riduzione delle discariche, l’aumento della raccolta differenziata e un “No” secco agli inceneritori dei rifiuti non può che trovarci completamente d’accordo.

Chi è che, invece, non è d’accordo con queste scelte?

In questa storia c’è un retroscena che parla il ‘linguaggio’ politico del centrosinistra dei tempi di Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Rosario Crocetta. E’ una delibera di Giunta, approvata alla fine della scorsa legislatura, che si configura come un vero e proprio Piano stralcio dei rifiuti. Un atto che prevede la realizzazione di quattro termovalorizzatori per i quali risulta incardinata la procedura VAS (Valutazione Ambientale Strategica) presso gli uffici dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente.

Quattro termovalorizzatori: ma guarda un po’ che ‘combinazione appaltistico-pitagorica’: lo stesso numero di termovalorizzatori del tempi del Governo regionale di Totò Cuffaro, quando la vecchia politica siciliana – centrodestra e centrosinistra – aveva trovato la ‘quadratura del cerchio’ poi mandata all’aria dalla magistratura europea.

Ricordiamo che è stata la magistratura europea a bloccare i quattro termovalorizzatori siciliani, frutto di un accordo consociativo tra centrodestra e centrosinistra.

I ‘Signori degli inceneritori dei rifiuti’ (inceneritori che, se producono energia riutilizzabile si chiamano termovalorizzatori) sono tornati alla carica ai tempi del Governo regionale di Raffaele Lombardo. Che ha detto “no”. Cosa, questa, che, secondo l’ex presidente della Regione, sarebbe alla base dei suoi guai.

Sono tornati alla carica anche con l’attuale Governo regionale? Se l’assessore Pierobon ha chiuso ai termovalorizzatori evidentemente no.

Certo, poi è arrivata la strana ‘bocciatura’ del Ministero dell’Ambiente, che come abbiamo detto non è una ‘bocciatura’, perché il Ministero non può ‘bocciare’ il Piano.

Confessiamo che quando abbiamo letto sui giornali della ‘bocciatura’ del Piano regionale dei rifiuti della Sicilia da un lato eravamo un po’ divertiti dalle competenze improvvisamente affidate al Ministero; dall’altro lato, però, conoscendo i  grandi interessi che stanno dietro agli inceneritori dei rifiuti siamo rimasti un po’ perplessi.

Né ci ha molto convinto la dichiarazione del Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, voluto dal Movimento 5 Stelle, che si è sostanzialmente dissociato dalla inesistente ‘bocciatura’ del Piano regionale dei rifiuti della Sicilia da parte del suo Ministero.

Noi siamo rimasti perplessi dall’atteggiamento del Ministro Costa sulla vicenda delle autorizzazioni ai petrolieri che scorrazzano nel Mediterraneo; e rimaniamo perplessi anche oggi, perché non possiamo non notare che questo benedetto Ministro Costa arriva sempre dopo e mai prima!

Per la cronaca, ricordiamo che il Ministro Costa, il 3 settembre dello scorso anno, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“E’ necessario modificare l’art. 35 dello Sblocca Italia (Decreto ‘sblocca Italia’ del Governo Renzi ndr) sugli inceneritori proprio per riaffermare il
principio di prossimità di gestione dei rifiuti, per renderlo virtuoso”. Nella dichiarazione si legge anche che “il Ministro ha dato disposizione agli uffici legislativi affinché sia modificato l’art.35 dello Sblocca Italia contro cui tantissimi cittadini e comitati si sono sempre battuti”.

Da settembre ad oggi sono passati sei mesi: l’articolo 35 del Decreto Sblocca Italia sugli inceneritori è stato modificato? A noi risulta di no.

Ci dispiace scrivere queste cose. Ma il Movimento 5 Stelle, proprio sull’ambiente, ha già combinato troppi papocchi. Abbiamo già detto dell’ambiguità sui petrolieri che vanno a caccia di idrocarburi nei fondali del Mediterraneo.

Anche se il vero ‘casino’, i grillini, lo hanno combinato in Puglia, facendo propria la posizione del PD di Renzi che non voleva chiudere l’ILVA di Taranto: e infatti l’acciaieria di Taranto è ancora aperta, tra le proteste dei tarantini che sono stari presi tecnicamente in giro dai grillini: in campagna elettorale si erano impegnati a chiudere l’ILVA, poi hanno cambiato opinione…

La stessa cosa hanno fatto con la TAP, il folle gasdotto che sta distruggendo una parte della costa del Salento: in campagna elettorale erano contrari alla TAP, poi, una volta al Governo, hanno cambiato idea…

Quanto ai parlamentari del Movimento 5 Stelle – nazionali e regionali – prima di parlare e di scrivere dovrebbero informarsi in modo più dettagliato: eviterebbero le brutte figure (e ci fermiamo qui per carità di patria!).

Che dire, in conclusione? Che quando, sin dall’inizio di questa legislatura, abbiamo criticato Musumeci di essere appoggiato dalla vecchia politica siciliana non avevamo torto.

Ricordiamo – come già sottolineato – che la vecchia politica siciliana ha provato a realizzare quattro termovalorizzatori nella prima metà degli anni 2000. Ma gli è andata male. Quel ‘conto’ è ancora aperto: il centrodestra e il centrosinistra della Sicilia, ai quali la magistratura europea tolse il ‘boccone’ dei quattro termovalorizzatori, oggi, anche se con facce diverse, dovrebbero approvare il Piano dei rifiuti del Governo Musumeci nella Commissione Ambiente dell’Assemblea regionale siciliana (qui il parere è obbligatorio, ma non vincolante per il Governo) e, soprattutto, dovrebbero approvare la legge (del quale il Piano dei rifiuti è parte essenziale) a Sala d’Ercole.

Non è che l’assessore Pierobon farà la fine di uno dei suoi predecessori – Nicolò Marino – che è stato allontanato dal Governo regionale proprio per la sua posizione sulla gestione dei rifiuti?

Foto tratta da ilsicilia.it

 

 

 

 

 

 

 

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