Disastro PD: a Roma soldi in più ai parlamentari, a Palermo aumento della TARI/ MATTINALE 325

30 marzo 2019

Ma come gli viene in testa di aumentare i soldi ai parlamentari? La vicenda è più brutta di quanto sembri, perché la vera ‘operazione è quella di assicurare ai parlamentari di Camera e Senato la possibilità di assumere tre persone, per cinque anni, a stipendio pieno (ovviamente contributi compresi). L’incredibile aumento della TARI a Palermo con la città piena di immondizia. Questo partito Democratico è da chiudere gettando la chiave!

A Roma, con il Governo Renzi e il Governo Gentiloni, sono riusciti a passare dal 40% preso alle elezioni europee del 2014 al 18% delle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Vero è che le diverse consultazioni elettorali non sono mai sovrapponibili, ma anche rispetto alle elezioni politiche del 2013 il PD è andato giù. Ma le batoste elettorali non hanno insegnato nulla ai dirigenti di questo partito, che continuano a commettere errori, uno dietro l’altro.

Ma fino a quando si tratta di idee politiche – che possono essere più meno condivisibili o no condivisibili – al limite può andare. Ma andarsele a cercare, beh, questo è veramente incredibile. Due i fatti di queste ore che fanno discutere.

Il primo fatto riguarda i soldi che, ogni mese, finiscono nelle tasche dei parlamentari. Siamo a Roma, insomma: Camera e Senato della Repubblica.

La seconda ‘genialata’ va in scena a Palermo, dove il PD, pur non avendo ufficialmente preso parte alle elezioni comunali del giugno 2016, governa la città. Sorvoliamo, per carità di patria, sul come il centrosinistra ha vinto le elezioni comunali di tra anni fa, tra ‘stranezze’ (chiamiamole così…) di tutti i tipi e con uno spoglio delle schede durato un mese (QUI TROVARE I NOSTRI ARTICOLI) e andiamo al dunque: pur gestendo il servizio raccolto rifiuti in modo disastroso, la Giunta comunale ha deciso di aumentare la TARI, la Tassa sull’immondizia!

Cominciamo con i soldi in più ai parlamentari nazionali. la proposta è di Luigi Zanda, da poco nominato tesoriere del PD. La vicenda è un po’ controversa. In soldoni, la proposta di Zanda punta ad equiparare il trattamento economico – con annessi e connessi – dei parlamentari di Camera e Senato a quello dei parlamentari europei.

Noi, notoriamente, non siamo molto teneri con il PD. Ma questa volta dobbiamo dire che c’è un difetto di comunicazione. Tutti contro Zanda: e, volendo, questo è anche giustificato. Ma nessuno che ancora si sia alzato per dire:

“Scusate, giusto non aumentare i soldi in tasca ai parlamentari nazionali italiani. Ciò posto, perché i parlamentari europei debbono avere certe agevolazioni?”.

La polemica, in queste ore, monta sul fatto che il cumulo dei soldi che ogni mese un parlamentare nazionale si porta a casa passerebbe intorno a 19 mila euro. Il calcolo è un po’ controverso e ve ne renderete conto leggendo, sulla rete i tanti articoli sull’argomento.

Ma sono pochissimi i giornali che vi raccontano un ‘dettaglio’ che, poi, ‘dettaglio’ non è: e cioè che la proposta di Zanda, alla fine, non riguarda tanto i soldi che finirebbero in tasca ai parlamentari, ma il costo complessivo di un parlamentare che lieviterebbe di molto. Perché?

Perché a differenza di un parlamentare nazionale, che ha a disposizione appena qualche migliaia di euro per pagare i proprio collaboratori, un eurodeputato ha a disposizione, ogni mese, le risorse per pagare, con regolare contratto (stipendio pieno e contribuzione per cinque anni) ben tre collaboratori! Che vengono pagati direttamente dal Parlamento europeo.

In pratica l’europarlamentare sceglie tre persone e li assume per cinque anni a stipendio pieno. Poi ci sarebbe pure un aumento dei soldi che finirebbero in tasca ai parlamentari di Camera e Senato: ma la vera ‘operazione’ dell’equiparazione sta nelle tre persone che ogni parlamentare potrebbe assumere, a stipendio pieno, per tutta la durata della legislatura senza eventuali vincoli di parentela.

E’ giusto? No: è sbagliatissimo. Perché un europarlamentare costa, ogni mese, una barca di soldi: solo che questo non lo dice nessuno, nemmeno i parlamentari grillini. La battaglia dovrebbe essere quella di ridurre il costo degli europarlamentari, che è veramente fuori da ogni regola, non certo quello di applicare il ‘metodo europeo’ in Italia!

Andiamo a Palermo. Dove il PD si ritrova ad amministrare una città senza aver mai vinto le elezioni. Alle elezioni comunali di quasi tre anni fa, è noto, il simbolo del PD non era presente. Gli esponenti di questo partito hanno preso parte alla competizione elettorale ‘nascondendosi’ dietro varie sigle.

Gli eventi hanno costretto il sindaco Leoluca Orlando a gettare la maschera. Oggi il PD è in Giunta e amministra la società – la RAP – che si occupa, in modo in verità molto approssimativo, della raccolta e del trattamento dei rifiuti. Ma, a quanto pare, i soldi non bastano mai. Ed è anche logico: la RAP annovera oltre mille e 800 dipendenti.

Così la Giunta ha deciso di aumentare di 6 milioni di euro la TARI. In tutto in una città sempre più povera, con una pressione fiscale che, in proporzione, è tra le più elevate d’Italia.

E’ anche incredibile il modo con il quale è stato deciso l’aumento della TARI: la notizia, prima che ai consiglieri comunali, è arrivata alla stampa. Ai 40 consiglieri comunali, dopo che la notizia è stata data dai giornali, è arrivato un avviso: prima convocazione del Consiglio comunale oggi, seconda convocazione domani. Tema: aumento della TARI.

Insomma, politicamente parlando, il Consiglio comunale di Palermo non conta molto: viene messo al corrente dei fatti dopo la stampa e viene anche convocato la domenica…

Chi in queste ore sta conducendo una battaglia per provare a risollevare un po’ il ruolo del Consiglio comunale è il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Antonio Randazzo. Che, su Facebook, carte alla mano, ha fatto quattro conti:

“VERGOGNOSO: 11 MILIONI DI EURO PER LO SPAZZAMENTO!!!

Dal prospetto riassuntivo predisposto dalla RAP per la TARI 2019 (che ricordo che prevede un aumento di 6 milioni di euro rispetto al 2018) emerge fra i costi un dato agghiacciante: LA RAP HA SOSTENUTO COSTI FISSI NEL 2018 DI CIRCA 11 MILIONI DI EURO per il ‘SERVIZIO DI SPAZZAMENTO E LAVAGGIO DELLE STRADE E AREE PUBBLICHE’.

I cittadini spendono milioni di euro per avere un servizio non adeguato e addirittura in alcune aree del territorio comunale non viene completamente reso”.

Randazzo non ha torto: ci sono zone della città che, per cinque, sei, sette giorni sono vere e proprie discariche a cielo aperto. Non ci sono cassonetti e l’immondizia rimane in strada. Compresa la frazione umida. Presa giornalmente d’assalto da gabbiani, topi e scarafaggi. Veramente un pessimo modo di gestire il servizio.

Dopo di che l’immondizia viene raccolta da mezzi meccanici che somigliano a trattori (ma quanto costano?), le strade e i marciapiedi rimangono sporchi.

Quello che vi abbiamo descritto va avanti da mesi. Come abbiamo scritto ieri, dovrebbero essere i cittadini di Palermo a chiedere all’amministrazione la restituzione di una parte della TARI per carenze nel servizio (QUI IL NOSTRO ARTICOLO), così come hanno cominciato a fare a Roma (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

Perché questo aumento della TARI a Palermo? Gli sprechi e i disservizi ci sono e Antonio Randazzo, su Facebook, li documenta quasi ogni giorno.

Ma forse la verità la leggiamo in un commento:

“Nei sei milioni di euro dovrebbe rientrare la sanzione per non aver rispettato le quantità minime di raccolta differenziata previste per legge”.

Il disservizio è dell’amministrazione comunale e della RAP (forse la prima ha più responsabilità della seconda): ma il conto, i signori del PD che governano il Comune, lo vogliono fare pagare ai cittadini.

Noi ribadiamo il nostro impegno con i lettori: pubblicheremo i nomi dei consiglieri comunali che voteranno sì all’aumento della TARI. 

Foto tratta da italiachiamaitalia.it

 

 

 

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