Pronto Soccorso di Palermo: ‘Aspettando Godot’ e proteste contro le persone sbagliate

26 marzo 2019

Picciotti, lo diciamo con estrema chiarezza: ‘accussì un po’ continuare!’ Sì, continuare a far gestire la sanità pubblica da una Regione siciliana senza soldi è pura follia. Ricordiamo che, già tre anni fa, la Corte dei Conti – la Corte dei Conti! – invitava il Governo regionale dell’epoca a non utilizzare i fondi della sanità pubblica siciliana per finalità che nulla avevano a che vedere con la stessa sanità…  

Ha accompagnato il figlio al Pronto Soccorso dell’ospedale Civico di Palermo. Un ragazzo con il piede fratturato. Dopo di che – leggiamo sulle cronache – il papà cinquantenne avrebbe perso la pazienza. Con molta probabilità, avrà aspettato un po’ di tempo. Quanto tempo? Negli articoli che abbiamo letto qua e là questo non è specificato. Dopo di che si è rivolto a un’infermiera. Con toni non troppo, come dire?, tranquilli. Poi – raccontano sempre le cronache – avrebbe colpito a calci l’infermiera…

Fatti che accadono con una certa frequenza, nei Pronto Soccorso della Sicilia. Comportamenti gravi, quelli tenuti dai cittadini che vanno sempre condannati. Perché – in primo luogo – la violenza non è mai la soluzione giusta. E poi perché – in secondo luogo – i cittadini che lamentano attese estenuanti nei Pronto Soccorso non è certo con i medici e con gli infermieri che se la debbono prendere: semmai dovrebbero prendersela con i politici che sono i veri responsabili dello sfascio della sanità siciliana.

Il problema di siciliani, di tanti siciliani è che non solo ricorrono – sbagliando alla violenza; non solo se la prendono con chi – medici e infermieri – non ha alcuna responsabilità; ma, quel che è di peggio, gli stessi cittadini, al momento del voto, vanno a votare per quei politici che hanno ridotto la sanità pubblica siciliana in un delirio.

Anche noi, qualche giorno fa, siamo finiti in un Pronto Soccorso. La nostra automobile è stata tamponata, ci siamo ‘beccati’ il classico ‘colpo di frusta’ e ci siamo recati al Pronto Soccorso.

Conoscendo l’antifona ci siamo muniti di un bel libro. Dopo oltre due ore di attesa abbiamo chiesto informazioni. E abbiamo scoperto che eravamo al punto di partenza, o giù di lì.

Nel frattempo continuava l’arrivo di pazienti: alcuni in piedi come noi, altri in barella. Abbiamo atteso un’altra mezz’ora; poi un’altra mezz’ora ancora. Poi…

Poi ci siamo fatti quattro conti: a giudicare da quello che abbiamo visto, beh abbiamo capito che… Insomma, stavano arrivando le ombre della sera.

Ci siamo fatti altri quattro conti: il libro avevamo finito di leggerlo e, francamente, meglio tenersi il ‘colpo di frusta’ per la notte piuttosto che aspettare chissà quanto tempo ancora. Così e ne siamo andati a casa. Un pomeriggio perso.

Ma noi non avevamo un piede fratturato. Ci sono persone che, invece, non possono fare quello che abbiamo fatto noi, perché hanno bisogno di essere curate. E queste persone sono condannate ad aspettare, aspettare, aspettare…

Poi, quando arriva il loro turno – e questo succede spesso – non ci sono posti letto: così vengono ‘parcheggiati’ dove capita (non troviamo un altro termine più calzante) ad aspettare, aspettare, aspettare…

La Regione siciliana, di fatto, ha trasformato i Pronto Soccorso della nostra Isola – escludendo alcune eccezioni – in una serie infinita di ‘Aspettando Godot’, luoghi dove i cittadini aspettano, aspettano, aspettano…

Da un anno a questa parte, al di là delle chiacchiere dell’attuale assessore alla Salute-Sanità, Ruggero Razza, la situazione è notevolmente peggiorata. Gli unici provvedimenti adottati dall’assessore per fronteggiare il caos nei Pronto Soccorso è il rafforzamento della repressione: per reprimere i cittadini esasperati che optano per la violenza.

C’è un rimedio a questo disastro? Secondo noi sì, il rimedio c’è: togliere alla politica siciliana – e segnatamente alla Regione siciliana – la gestione della sanità pubblica.

Sapete perché siamo fermamente convinti di quello che diciamo? Perché ci occupiamo di politica siciliana, per lavoro, dal lontano 1985. Conoscendo questo mondo – che non è un bel mondo: tutt’altro – nutriamo il presocratico dubbio che i politici e i burocrati della Regione, con qualche eccezione, non abbiano lontanamente idea di quello che succede nei Pronto Soccorso della nostra Isola.

Per un motivo semplice: perché politici e alti burocrati della Sicilia, se hanno bisogno di cure, non fanno certo la trafila come tutti gli altri normali cittadini.

Cerchiamo di essere sinceri: voi riuscite a immaginare un politico siciliano che passa quattro ore al Pronto Soccorso a leggere un libro aspettando la Godot-visita? Noi non ci crediamo.

Ma il motivo per il quale la sanità va tolta dalle mani della politica siciliana non è legato solo all’insensibilità e alla non conoscenza di questo mondo: la sanità pubblica va tolta dalle mani dei politici siciliani perché i politici siciliani, ormai da anni, utilizzano a piene mani i fondi della sanità pubblica dell’Isola per pagare spese che con la sanità non hanno nulla a che vedere.

Attenzione: non lo diciamo solo noi: lo hanno detto, nel 2016, i giudici della Corte dei Conti, quando hanno contestato alla politica siciliana di utilizzare i fondi della sanità pubblica per pagare i dipendenti di alcune società regionali, l’ARPA e le rate dei mutui della Regione! (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

La situazione non è migliorata per un motivo semplice: perché sono peggiorati i conti della Regione, se è vero che l’attuale Governo regionale di Nello Musumeci ha ereditato, dal precedente esecutivo, una situazione finanziaria disastrosa.

Ma l’attuale Governo regionale non ha cambiato ‘musica’: lo scorso anno, per esempio, ha ‘risparmiato 115 milioni di euro dalla sanità pubblica siciliana per pagare i Comuni!

Quindi la prima cosa da fare – subito – è togliere la sanità pubblica dalle mani della politica siciliana. Cominciando a fare una cosa semplicissima che, però, non è stata mai fatta: un’analisi su come sono stati spesi i fondi della sanità siciliana da quando si è concluso il Piano di rientro dal deficit ad oggi. Credeteci: si scoprirebbero cose incredibili!

Ricordiamoci che, per la sanità siciliana c’è un bilancio a sé che, fino a qualche anno fa, ammontava a circa 9 miliardi di euro all’anno. Oggi ci dicono che è un po’ ridotto: sembra si attesti intorno a 8 miliardi e mezzo di euro all’anno.

Non possono essere i politici a stabilire se e come debbono essere sostenuti – con contributi  fondo perduto – i grandi centri privati che operano nella sanità siciliana. Se un centro sanitario privato offre prestazioni che vengono erogate anche dalla sanità pubblica che motivo c’è di continuare a foraggiarlo?

Credeteci: esempi ce ne sono: e i medici siciliani, questi esempi, li conoscono benissimo. Per un motivo semplice: perché questo è il loro mestiere.

Togliendo la sanità pubblica dalle mani della politica siciliana si avrebbe la matematica certezza che i fondi del settore non verrebbero più utilizzati per altre finalità. Insomma, per dirla in breve, continuare a fare gestire i fondi della sanità pubblica a una Regione siciliana senza soldi è una follia!

Chi dovrebbe gestire la sanità siciliana? I tecnici del settore: cioè i medici. Che non dovrebbero avere nulla a che spartire con la politica siciliana e che dovrebbero spendere i fondi solo per la sanità.

Foto tratta da lasicilia.it

 

 

 

 

 

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