La morte del Centro storico di Palermo: i nomi delle attività commerciali scomparse

26 marzo 2019

Un’isola gastronomica a base di “fast food” e “street food” con il chiassoso contorno di movide notturne e commerci di paccottiglie orientali e cineserie: questo è oggi il Centro storico di Palermo, segno tangibile non soltanto della morte di tradizioni artigianali e commerciali, ma anche la testimonianza di una decadenza senza fine. Con un grottesco Tram che conduce ai centri commerciali. Che tristezza!

di Antonino Privitera

E’ da tempo oramai e con una certa ricorrenza che vengono date notizie di esercizi commerciali che abbandonano il Centro storico di Palermo, in ultimo la confetteria Veniero di Piazza Borsa o ex Cassa di Risparmio V.E.
E’ un dato di fatto che molti negozi storici che un tempo caratterizzavano con la loro presenza il commercio nella città antica lascino con rammarico le loro radici ed il contesto commerciale nelle aree che un tempo erano punto di riferimento per la Città e per l‘intera Sicilia.

Rileggendo i nominativi delle attività che hanno già lasciato il Centro storico vengono i brividi, nomi che le nuove generazioni magari non hanno mai sentito, ma che fino a qualche decennio fa furono i perni delle attività nell’area più commerciale di Palermo.

Oggi tutte le attività artigianali che furono la ricchezza della città restano solo sulle indicazioni toponomastiche delle vie: dei materassai, degli argentieri, calderai, maestri d’acqua, vetreria, bottai, cartari, coltellieri, scopari, tintori, credenzieri, franzieri e qualche altra località da molti non è nemmeno localizzata e conosciuta come: “Porta Carbone” e la “Fieravecchia”.

Non c’è giorno che qualche negozio o attività lascia il Centro storico;  via Maqueda e via Roma, ricche di meravigliosi palazzi che le fiancheggiano e che – dal progetto Giarrusso – per tanto tempo hanno rappresentato il “centro commerciale” urbano oggi sono una sequenza ininterrotta di negozi chiusi.

Migliaia di negozi hanno chiuso o sono andati via dal Centro storico ed è quasi impossibile ricordarli tutti; per un segno di riconoscimento proviamo a citarne alcuni dei quali addirittura anno iniziato la loro attività nel 1700:
“Agnello, Pustorino , Gulì , Barbisio , Bellanca e Amalfi , Battaglia, Giglio, D’Antona, Luisa Spagnoli, Miraglia, Alabiso, Dell’Oglio, Savona, Romano, Hugony, Niceta, Richard Ginori, Barrale, Torregrossa; Pantaleone; Russo e Hugony, Silverini; i mobilieri Athena, Barraja; calzature Grillo, Spatafora; cartolerie De Magistris, Bellotti; le librerie Dante, Flaccovio; i giocattoli Studer; le gioiellerie Barraja, Di Cristofalo, Fecarotta , Fiorentino, Giglio, Longo, Sutera; l’ombrellificio Bolazzi; le ferramenta D’arpa, Guajana, Fiore, i supermercati Standa, Upim, Emporio Roma, ecc…”.

Per non parlare di tutte “le putie” di generi alimentari; dei bar, gelaterie, pasticcerie; laboratori fotografici e del famoso mercato della Vucciria che resta vivo solo nel famoso dipinto di Renato Guttuso e le cui “balate” non sono più bagnate!

Ma perché tanti negozi che hanno fatto la storia di Palermo hanno chiuso i battenti?

La considerazione più semplicistica ti porta ad addossare la colpa all’avvento dei centri commerciali ubicati nelle immediate periferie e dotati con grande magnanimità dalle Amministrazioni comunali di enormi aree di parcheggio che hanno sostituito le aree a verde e di inadeguate e incomplete strade di collegamento, ma dove hanno pensato bene di fare arrivare il Tram!

Queste strutture sono sempre aperte e si sono sostituite ai luoghi eleganti ed alle botteghe cittadine, hanno massificato e spersonalizzato i rapporti umani e culturali e ti circuiscono con offerte commerciali esasperate dalla grande distribuzione e dal predominio delle multinazionali.

Le famiglie, piuttosto che fare la escursione domenicale, visitare parchi e giardini, fare giocare i bambini all’aria aperta vanno a rinchiudersi in questi luoghi ove si sentono protetti, e possono finalmente stare chiusi a spendere godere dei vantaggi dell’aria condizionata, spintonandosi per farsi largo nei moderni vicoli addobbati da luccichii e piante finte che sostituiscono i viali e le piazze della città.

Ma c’è dell’altro. Le scelte urbanistiche effettuate già dagli anni ’60 del secolo scorso con il ‘Sacco’ di Palermo hanno aperto una breccia che ancora non si è chiusa. Molte opportunità che casualmente avrebbero potuto fornire un’inversione al negligente mancato recupero del Centro storico sono state vanificate dalle decisioni comunali di svuotarlo di tutte le attività amministrative ed abitative.

A causa delle scelte effettuate sostanzialmente dalle Amministrazioni comunali oggi ci troviamo con un Centro storico praticamente privo di nuclei familiari e totalmente senza attività commerciali e soprattutto amministrative; le facoltà Universitarie non sono più frequentate come prima e molti palazzi di proprietà hanno un ruolo solo rappresentativo; i trasporti ferroviari sono al lumicino e le attività connesse sono marginalizzate; le amministrazione scolastiche sono in periferia e, fatto determinante, il Comune che ha grandi proprietà non li utilizza – magari preferendo di pagare affitti – ed ha decentrato quasi tutte le attività.

Con l’avvento della Città Metropolitana ciò è ancora più evidente; i palazzi della Provincia regionale sono poco inutilizzati e altri (anche recentemente acquistati) sono tristemente sotto utilizzati se non vuoti: Palazzo delle Ferrovia, Palazzo Barone, Palazzo Jung, Palazzo Comitini, Palazzo Sant’Elia.

A fronte di tutto ciò e delle realtà culturali ed artistiche presenti, il sindaco ha pensato bene di “marginalizzare” l’area monumentale istituendo la ZTL priva di parcheggi viciniori e di “specializzare” le attività commerciali in: “fast food”, “street food”, movide notturne e commerci di paccottiglie orientali e cineserie
Era questo il destino di uno dei più grandi Centri storici d’Europa?

Foto tratta da ilmoderatore 

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