Dieta Mediterranea, a Palermo la conferenza mondiale: parleranno del grano canadese? / MATTINALE 321

26 marzo 2019

Siamo proprio curiosi di capire se questa Conferenza – che verrà celebrata a Palermo – avrà il coraggio di affermare che la Dieta Mediterranea è l’esatto contrario della globalizzazione dell’economia, o se questi signori verranno invece in Sicilia per fare finta di nulla, celebrando uno stile di vita di fatto eliminato dal commercio internazionale incontrollato di prodotti agricoli. Preverrà la ragione o l’ipocrisia?

Riteniamo importante illustrare e commentare una notizia: Palermo ospiterà, dal 15 al 17 maggio, la seconda Conferenza mondiale sulla rivitalizzazione della Dieta Mediterranea. Si parlerà delle “strategie verso sistemi alimentari più sostenibili nella regione mediterranea” e de “a dieta mediterranea come volano per collegare consumi e produzioni in modo sostenibile e sano“.

A noi sembra un tema molto legato al nostro territorio e alla nostra agricoltura. La Conferenza mondiale sulla Dieta Mediterranea – e qui la cosa comincia a farci sorridere – avrà il patrocinio di due istituzioni che, in realtà, non hanno mai fatto nulla di serio per tutelare ciò che sta a monte della stessa Dieta Mediterranea: cioè la produzione dei cibi legati al nostro territorio.

Ci riferiamo alla Regione siciliana e al Comune di Palermo, che proprio per l’indifferenza mostrata verso i temi dell’agricoltura non hanno alcun titolo per affrontare questo tema. A voi risulta che la Regione siciliana e il Comune di Palermo si occupino dell’enorme quantità di prodotti agricoli esteri che invadono la nostra Isola e quindi anche Palermo?

Già in tempo di globalizzazione dell’economia – che per definizione impone uno stile alimentare diametralmente opposto a quello previsto dalla Dieta Mediterranea – parlare, per l’appunto, di Dieta Mediterranea è ipocrisia allo stato puro.

Ma questo, evidentemente, gli organizzatori fanno finta di non saperlo. Così avremo a Palermo i rappresentanti del Ciheam (Centro internazionale di studi agronomici mediterranei avanzati), dell’Unione per il Mediterraneo, della IFMeD (Fondazione internazionale della dieta mediterranea), del Ministero degli Affari esteri italiano e della Federazione europea delle società di nutrizione.

E poi ancora i rappresentanti del Forum delle culture del Mediterraneo, del Ciheam-Bari, della Diaita (Società Diaita per gli stili di vita) dell’assessorato regionale dell’Agricoltura e della Pesca mediterranea, dei rappresentanti della sanità pubblica, del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), dell’Enea e del Crea (Consiglio per la ricerca e economia agricola).

Tutti questi personaggi verranno a celebrare una cosa che al tempo della globalizzazione dell’economia non c’è più: la Dieta Mediterranea.

A meno che – e questa potrebbe essere la notizia – non ci vengano a dire che la Dieta Mediterranea va aggiornata; e che la storia che lo stile alimentare imperniato sui prodotti agricoli dell’area mediterranea va sostituito – come di fatto è già avvenuto – con cibi che arrivano dal resto del mondo.

Sarà così? A noi sembra strano. E poiché ci occupiamo spesso di agricoltura proviamo a chiarire cos’è, in realtà, al Dieta Mediterranea e perché, sulla base dei fatti, oggi la Dieta Mediterranea, almeno in Italia, non esiste più, se non in casi in cui sono gli stessi cittadini – ma non le istituzioni – a imporla a se stessi.

Cominciamo col dire che, ormai da tempo, il biologo statunitense Ancel Keys – l’inventore della Dieta Mediterranea, si sta rivoltando nella tomba. Keys arrivò in Italia durante la Seconda guerra mondiale. E cominciò a studiare come combattere le malattie cardiovascolari.

Suo l’esperimento passato alla storia come Minnesota Study: un gruppo di volontari veniva sottoposto a un regime alimentare ipocalorico per osservare gli effetti che produceva.

Lo studioso americano, sin dai primi studi, capì che le abitudini alimentari del Sud Italia avevano qualcosa di particolare: qualcosa che riduceva, drasticamente, le patologia cardiovascolari. Così dopo la guerra si trasferì a Napoli e lo studio di quella che poi sarebbe diventata la Dieta Mediterranea gli piacque così tanto che disse addio all’America e visse il resto della sua vita nel Sud Italia e, precisamente in Campania, a Pioppi, nel Cilento, una zona montuosa della provincia di Salerno.

Keys si accorse che la dieta del Mezzogiorno è essenzialmente povera di grassi: cosa, questa, che migliorava notevolmente la salute dell’apparato cardiocircolatorio. Condusse uno studio accurato sugli abitanti di sette Paesi che facevano capo a tre Continenti diversi, per appurare che solo le popolazioni che vivevano nel bacino del Mediterraneo presentavano percentuali di ictus e infarti ben al di sotto della media.

Il primo a seguire la dieta alimentare del Mezzogiorno d’Italia fu lui stesso. E ne ebbe grande giovamento, visto che visse sereno e sano fino a 101 anni!

Ma cosa bisogna portare in tavola per seguire la Dieta Mediterranea?

L’immagine da prendere come guida è la piramide: alla base della piramide ci sono i cibi che vanno consumati spesso; salendo verso il vertice della piramide ci sono, invece, i cibi che debbono essere ingeriti con minore frequenza; fino ad arrivare ai cibi – e siamo al vertice della piramide – che vanno portati in tavola non più di una volta alla settimana (e anche meno).

Alla base troviamo l’acqua: almeno due litri al giorno. E almeno qui ci dovremmo essere: a meno che le falde idriche non siano state inquinate (e purtroppo non lo possiamo escludere, se è vero che, da tempo, si usa il glifosato anche per diserbare le strade!), l’acqua non dovrebbe presentare problemi. O almeno così si spera.

Sempre alla base, subito sopra l’acqua, troviamo i cereali e i loro derivati: pasta, pane, riso e via continuando. Per ciò che riguarda i cereali trasformati, è importante che le farine siano non raffinate: quindi pane e pasta integrali e via continuando.

Nella Dieta Mediterranea il 50-60% delle calorie che ingeriamo deve essere rappresentato da cereali e suoi derivati.

Ma qui già casca l’asino. Nella Dieta Mediterranea si raccomanda quello che oggi viene chiamato Km zero: cioè prodotti dei nostri luoghi. Ma noi sappiamo che, per il grano – duro e tenero – l’Italia ne importa grandi quantità dai Paesi esteri.

Sul grano duro – coltura d’elezione del Mezzogiorno d’Italia – la Dieta Mediterranea, in Italia, è già saltata da un pezzo, perché ormai da anni importiamo grano duro estero in buona parte pieno di contaminanti.

Quello che succede è vergognoso. E la vergogna è rappresentata dall’Unione Europea che, per giustificare l’importazione di grano da Paesi extra europei – e segnatamente dal Canada – ha innalzato i limiti dei contaminanti.

Ciò significa – ad esempio – che il grano duro contiene contaminanti in quantità elevata, che possono diventare dannosi per la salute umana: percentuale di contaminanti alta, che tale deve restare per giustificare l’arrivo in Europa di grano inquinato, in particolare, da glifosato e micotossine DON.

Il trucco introdotto dall’Unione Europea consiste nel seguente metodo. Gli ‘scienziati’ della UE hanno stabilito che una certa quantità di veleni – nel caso del grano duro glifosato e micotossine – possono essere presenti nella pasta prodotta con grano duro. A patto che una persona non mangi più di 5 kg di pasta all’anno.

Ma questo stride con i principi della Dieta Mediterranea che, come già accennato, alla base della piramide ha proprio gli alimenti a base di grano duro: pasta e pane!

In media, in Italia, ogni persona mangia 20 kg di pasta all’anno: percentuale che, nel Sud Italia, sale fino a 25-30 kg all’anno. Ciò significa che se noi mangiamo pasta industriale, prodotta con grano duro estero che contiene glifosato e micotossine DON – la pasta tanto celebrata nelle pubblicità – ci avveleniamo!

Si parlerà di questo problema durante i lavori della Conferenza mondiale della Dieta Mediterranea? Perché se abbiamo il grano duro del Sud Italia privo di glifosato e micotossine DON dobbiamo mangiare pasta e pane di grano duro estero? Semplice: perché così hanno stabilito le multinazionali che oggi controllano l’Unione Europea!

Ma non è finita. Salendo verso l’alto della piramide troviamo frutta e verdura, che – nella Dieta Mediterranea – debbono essere rigorosamente locali e di stagione.

La Dieta Mediterranea – per definizione – non prevede la serricoltura, cioè gli ortaggi e le frutta prodotti in serra al di fuori della loro naturale stagione produttiva.

Se il problema fosse solo questo, beh, potrebbe essere superato. Ma il problema è che, ormai, la serricoltura è stata in buona parte soppiantata dall’ortofrutta che arriva dall’universo mondo: pomodori e passata di pomodoro cinesi, ortaggi e frutta del Nord Africa o dalle Americhe e via continuando.

Questo già uccide il concetto di Dieta Mediterranea che, in quanto tale, dovrebbe privilegiare i prodotti dell’area mediterranea.

C’è, poi, un problema nel problema: e cioè la questione agronomica. Portare in tavola un prodotto dell’area mediterranea pieno di diserbanti e pesticidi distrugge il concetto stesso di Dieta Mediterranea che, oggi più di ieri, si lega all’agricoltura che deve drasticamente ridurre l’uso della chimica in agricoltura.

Ma le cose, oggi, stanno in termini esattamente opposti, perché la globalizzazione dell’economia, per definizione, segna e impone il trionfo della quantità sulla qualità: bisogna produrre di più e vendere i prodotti al prezzo più basso possibile. Cosa, questa, che mina alla base il concetto stesso di Dieta Mediterranea.

Un discorso a sé merita la l’olio d’oliva extra vergine, prodotto cardine della Dieta Mediterranea. A distruggere questa tradizione dalle basi ha pensato il Centro Nord Italia che, pur non producendo – se non in quantità irrisorie – olive da olio controlla il mercato di questo prodotto!

Inutile ripetere cose che i nostri lettori sanno già: l’olio d’oliva extra vergine dovrebbe essere del Sud Italia e così non è: arriva da chissà dove e viene trasformato in “extra vergine italiano”…

Va da sé che tutti gli imbrogli sull’olio d’oliva extra vergine minano dalla base la Dieta Mediterranea.

Salendo verso il vertice della piramide troviamo gli alimenti che debbono essere portati in tavola in modo morigerato come quelli di origine animale:  la carne bianca, il pesce, le uova, i formaggi, il latte e i latticini. Questi cibi non dovrebbero arrivare sulle nostre tavole più di due tre volte alla settimana.

Anche su questo punto ci dobbiamo fermare. La protesta dei pastori sardi ci ha fatto sapere che in Italia siamo pieni di latte di pecora rumeno; e non sappiamo da dove arriva la carne bianca e come vengono prodotti i formaggi.

Proprio sui formaggi l’Unione Europea è intervenuta mettendo al bando le tradizioni millenarie del Sud Italia per standardizzare i prodotti. Ufficialmente ciò è stato fatto a tutela della nostra salute; in realtà, a chi controlla oggi l’Unione Europea, più che la salute interessano gli affari e i formaggi, più che essere legati a tradizioni artigianali genuine, debbono essere espressione di fatti industriali, cioè di soldi e affari!

Anche sul latte e sui formaggi l’Unione Europea ha messo in discussione le basi la Dieta Mediterranea.

Al vertice della piramide troviamo, infine, gli alimenti che si dovrebbero evitare o portare in tavola raramente: carne rossa e zuccheri raffinati come dolci e preparati industriali.

Per concludere non ci resta che ascoltare che cosa ci verranno a raccontare a Palermo questi ‘intellettuali’ della Dieta Mediterranea. Chissà se parleranno del grano avvelenato che arriva con le navi e di tutti i prodotti agricoli di pessima qualità che invadono il nostro Paese.

Il nostro consiglio è sempre il solito: la Dieta Mediterranea facciamola noi, acquistando solo prodotti siciliani o, al massimo, del Sud Italia.

Le chiacchiere lasciamole ai chiacchieroni, che magari arriveranno a Palermo per celebrare la Dieta Mediterranea mangiando cibi a base di olio d’oliva extra vergine prodotto chissà come, pasta e pane di grano duro rigorosamente canadese, pomodoro e passata di pomodoro rigorosamente cinesi, pesce pescato al di fuori del Mediterraneo eccetera eccetera eccetera.

L’ideale sarebbe una bella manifestazione di agricoltori siciliani e, in generale, del Sud Italia il 15 maggio a Palermo. Per raccontare a questi signori che di tutto hanno bisogno agricoltura e Dieta Mediterranea, tranne che di ipocrisia…

Foto tratta da slideplayer.it

 

 

 

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