Massoneria, che fine ha fatto la legge regionale proposta da Claudio Fava?/ MATTINALE 319

24 marzo 2019

L’ammettiamo: noi abbiamo sottovalutato la legge ‘anti-incappucciati’ approvata dall’Ars. Oggi, alla luce di quanto è emerso nel Trapanese, ci sembra più che mai opportuno rendere più trasparente l’azione della massoneria. Anche per fugare i dubbi che aleggiano su questa organizzazione, come ricorda il parlamentare nazionale, Aldo Penna

Che fine ha fatto la legge ‘togli i cappucci’ approvata dall’Assemblea regionale siciliana? Il riferimento è ai cosiddetti “incappucciati”, cioè i massoni. Questa legge, lo ricordiamo, è stata fortemente voluta dal presidente della commissione Antimafia del Parlamento siciliano, Claudio Fava. Noi, a dir la verità, l’abbiamo un po’ sottovalutata. Ma a giudicare da quello che sta succedendo, beh, forse ci siamo sbagliati.

Dubbi sul ruolo della massoneria nella nostra Isola li manifesta il parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Aldo Penna. Che sottolinea la presenza, nel corso dei decenni, di “un perfetto sistema criminale che organizza o estorce il consenso per perpetuare incarichi politici, da cui emanano poi poteri burocratici e amministrativi, calpestando ed umiliando la libertà e la democrazia del popolo siciliano e contribuendo all’arretratezza e mancato sviluppo”.

“Arrestare questa formidabile macchina del male e del malaffare – aggiunge Penna – significherà liberare la Sicilia e consentirle finalmente di crescere, economicamente e politicamente. Infine se la Sicilia su iniziativa di Fava si è dotata di una legge che impone ai massoni nel governo o nella burocrazia di dichiarare la propria appartenenza alla massoneria come mai il Presidente della Regione non si cura di farla applicare?”.

Quello che sta venendo fuori nel Trapanese – provincia che ha antiche tradizioni massoniche (i massoni giocarono un ruolo chiave nella cosiddetta impresa del Mille di Garibaldi, proprio a partire dalla provincia si Trapani COME STIAMO RACCONTANDO NEL LIBRO DI GIUSEPPE SCIANO’ CHE STIAMO PUBBLICANDO A PUNTATE) – desta impressione.

Ma ci permettiamo di ricordare che oltre trent’anni fa a Trapani città scoppiò il ‘caso’ del Centro studi ‘Scontrino’. Correva l’anno 1986 e gli inquirenti, da una decina di anni, si arrovellavano su un esposto che risaliva alla fine del 1975. In tale esposto, con una certa dovizia di particolari, si denunciavano irregolarità in alcune nomine. E si invitavano gli inquirenti ad approfondire tali questioni andando a spulciare tra le carte del Circolo ‘Scontrino’ di Trapani.

Le indagini furono laboriose. O forse vennero rallentate: non si sa. Si sa soltanto – questo raccontano le cronache di quegli anni – che un bel giorno, per la precisione il 6 aprile del 1986, l’allora capo della Squadra Mobile di Trapani, Saverio Montalbano, grande poliziotto e grande investigatore, si catapultò nella sede del Circolo ‘Scontrino’ di Trapani.

Si scoprì, così, che in un luogo frequentato dalla Trapani bene avevano sede ben sei logge massoniche: Iside, Iside 2, Hiram, Cafiero, Ciullo d’Alcamo, Osiride. All’inizio sembrava tutto a posto. Poi, però, saltò fuori una settima loggia, denominata “Loggia C”: e fu, come dire, un gioco di artificio!

Nella “Loggia C” c’erano quasi centro iscritti: quasi tutti nomi importanti: dirigenti e funzionati pubblici, imprenditori, commercianti, uomini politici locali e regionali, qualche dirigente della Prefettura e mafiosi. Ma c’era, soprattutto, un legame con la Loggia P2 di Licio Gelli.

Di massoneria, a Trapani, si è tornati a parlare tre anni fa, con un’indagine della magistratura (COME POTETE LEGGERE QUI).

Dal passato torniamo al presente. Dall’inchiesta di Castelvetrano emerge un sistema che, come osserva Penna, permea quasi tutto il sistema pubblico della Sicilia. A questo punto, anche per fare chiarezza, sarebbe opportuno conoscere chi sono i massoni siciliani che operano nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione.

Del resto, i vertici siciliani della massoneria, in questi ultimi anni, si sono opportunamente aperti alla società, sottolineando che non hanno nulla da nascondere. Noi ci vogliamo credere. Ma appunto perché ci vogliamo credere sarebbe più che mai opportuno ‘togliersi i cappucci’ e fare tutto alla luce del sole.

Penna si rivolge al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. Il quale dovrebbe far sapere ai siciliani, tanto per cominciare, se nella sua Giunta ci sono o ci sono stati massoni, facendo nomi e cognomi.

Lo stesso discorso il presidente della Regione lo dovrebbe pretendere dai dirigenti generali e, in generale, da tutti i dirigenti regionali.

Lo stesso discorso dovrebbe essere esteso ai 70 parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana. E di questo dovrebbe occuparsi il presidente, Gianfranco Miccichè. 

Lo stesso discorso dovrebbe essere esteso al mondo della sanità siciliana. Noi siamo certi che i primari delle strutture sanitarie della nostra Isola sono diventati tali per merito: e appunto per questo ci sembra importante comunicare l’eventuale iscrizione a logge massoniche.

Se la massoneria non ha niente di ‘segreto’ e di ‘inconfessabile’ – e noi lo vogliamo credere – dovrebbero essere gli stessi massoni a plaudire alla legge Fava. perché chi avversa questa legge lascia nell’immaginario retro-pensieri che è interesse di tutti eliminare con un’operazione-verità.

Foto tratta da corrieredelmezzogiorno.corriere.it

 

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