Treni: basta con Trenitalia del Centro Nord che dimentica il Sud

18 marzo 2019

“Trenitalia ha come azionista al 100 per cento Ferrovie dello Stato, ovvero, usa i soldi di tutti gli italiani, ma opera a vantaggio solo del Centro-Nord e ha dimenticato il Sud. Che diventi azienda di diritto pubblico e al servizio di tutto il Paese”. La petizione lanciata dal giornalista e scrittore, Pino Aprile. Il ‘delirio’ delle ferrovie in Sicilia

A lanciare la proposta – che si sostanzia in una petizione su change.org – è il giornalista e scrittore Pino Aprile, l’autore di Terroni.

“Trenitalia – si legge nella petizione – è un’anomalia non più tollerabile: non può fare ‘l’azienda privat’, avendo quale unico azionista le Ferrovie dello Stato (ovvero soldi di tutti gli italiani), per operare a vantaggio solo di alcuni e a danno degli altri. Una stortura italiana per dividere l’Italia (o continuare a tenerla divisa, pure sui binari). L’ultimo ettolitro che fa traboccare il vaso è stato versato da tempo. È ora di finirla: TRENITALIA DIVENTI PUBBLICA”.

La petizione è accompagnata da un approfondimento su come, in Italia, operano le Ferrovie:

“Trenitalia torni a essere un’azienda pubblica, e risponda degli obblighi di un’azienda pubblica a tutti i cittadini del Paese, non dando troppo ad alcuni e niente ad altri – si legge nella petizione -. L’ultima di Trenitalia è il no a un collegamento decente, pur se molto parziale e vergognosamente tardivo, per lo sviluppo di una fascia importante amplissima e dimenticata del Mezzogiorno: la costa jonica, oltretutto risorsa turistica poco sfruttata, perché di fatto irraggiungibile, essendo stata condannata dall’Italia ‘unita’, da un secolo e mezzo, a non avere treni, autostrade e aeroporti, ma a pagare perché altri ne abbiamo, persino a perdere, per alimentare l’unico traffico che producono: quello delle tangenti”.

Secondo Trenitalia “non risultano evidenti opportunità commerciali sufficienti per istituire il Frecciargento Sibaritide-Roma”.

Invece, “i numeri ci sono”, assicura la parlamentare del Movimento 5 Stelle,  Rosa Silvana Abate, che ha reso nota la vicenda. La verità, quindi, è che “non risultano evidenti opportunità commerciali sufficienti”, perché Trenitalia resti privata.

VIA GLI ATTUALI DIRIGENTI – “E, per cominciare: via, e subito, il presidente di Trenitalia, Tiziano Onesti e l’amministratore delegato e direttore generale Orazio Iacono”, leggiamo sempre nell’approfondimento che accompagna la petizione.

A questo punti arriva una disamina sugli investimenti che si fanno nel Centro Nord Italia con un titolo molto efficace:

“CRITERI CHE CAMBIANO CON LA LATITUDINE2

“Non ci caschiamo più – leggiamo sempre nell’approfondimento -: il Mose che dovrebbe ‘salvare Venezia’ ingoia in corruzione due euro ogni tre, ma si fa, pur se rischia di essere non solo inutile, ma persino dannoso, ammesso che funzioni (immaginate si fosse fatto qualcosa del genere a Reggio Calabria)”.

“Il Terzo Varco fra Genova e Milano, inspiegabilmente, per poche decine di chilometri e a costi unici al mondo (provate a immaginare se ad avere tale ‘stranissimo’ record fosse Napoli), è stato giudicato inutile e antieconomico, ma si fa ugualmente. E non si sa perché (o forse sì)”.

Così si arriva alla TAV, opera faraonica che vede insieme, in un abbraccio all’insegna degli appalti, la Lega di Salvini, PD e Forza Italia:

“La linea TAV Torino-Lione – si legge nell’approfondimento – è una delle opere più folli di sempre: distrugge il territorio, spacca il Paese, forse fa cadere il governo, non serve a niente, a meno di non voler credere che davvero sia irrinunciabile, per la prossima generazione, far guadagnare su quella tratta (arteria vitale per l’economia del pianeta!), pochi minuti alle merci, il cui volume venne sovrastimato per far partire l’opera ed è in calo continuo, mentre le linee ferroviarie già esistenti sono sottoutilizzate”.

“Ma la TAV ‘si deve’ fare (pensate se fosse il Ponte sullo Stretto)”.

Altro giro e – è proprio il caso di dirlo – altra corsa:

“Hanno buttato 1.800 milioni sul Freccia 1000, per recuperare (sulla carta) qualche minuto sulla tratta già più veloce d’Italia, Milano-Roma; mentre, per fare la linea diretta Napoli-Bari (progettata e appaltata più di un secolo e mezzo fa dai Borbone e fermata dai Savoia per afflato ‘unitario’) o il treno per Matera (capitale europea della cultura pedonale) bisogna inviare i geologi a ‘studiare le rocce’ (insulto, uno dei tanti, dell’allora disgraziatamente ministro Delrio ai meridionali: di quei geologi non si è più saputo nulla, dispersi in plaghe terroniche, mentre il prode Graziano (sempre lui Graziano Delrio ndr) decideva di regalare al Nord la più lunga pista ciclabile d’Europa e ‘grandi opere’ bocciate anche dalla Corte dei Conti europea, riservando al Sud la più lunga ‘pedonabile’ del mondo: a piedi, terroni!”.

“Fra Torino e Milano – si legge sempre nell’approfondimento che accompagna la petizione – il trionfo dello spreco: una linea alta velocità per centinaia di treni al giorno, passeggeri e merci, su cui passano poche decine di treni passeggeri e nessuna merce (pensate l’avessero fatto fra Palermo e Catania). Giusto per un assaggio di come vanno le cose, circa le ‘opportunità commerciali sufficienti’”.

Poi la denuncia su come le Ferrovie trattano gli abitanti del Sud:

“IL SUD DISCARICA DEI TRENI DISMESSI DAL NORD – Se state per dirmi che molte di queste decisioni non spettano a Trenitalia, ditemi pure quale è l’azienda che, anche con i soldi dei meridionali, compra treni nuovi per le linee del Nord e butta su quelle del Sud convogli da rottamare, come se non pagassero, quei passeggeri così schifati, lo stesso biglietto e le stesse tasse, in proporzione al reddito, da cui deriva il 100 per 100 dei soldi delle Ferrovie dello Stato, con cui si ingozza immeritatamente Trenitalia, ‘privata’”.

E ancora:

“AL SUD NEGA I TRENI E INVESTE SUI PULLMAN – La Trenitalia per cui ‘non risultano evidenti opportunità commerciali sufficienti per istituire il Frecciargento Sibaritide-Roma’, è socia di una azienda che copre quella stessa tratta con pullman, per quattro corse al giorno, in aggiunta a quelle di altre società (totale 12 corse). Come dire che Trenitalia lucra sull’assenza di servizi di Trenitalia al Sud: correggetemi se sbaglio (lei è in errore, Aprile: non meritando voi il Frecciargento, perché siete solo dei terroni, Trenitalia, per garantire la vostra mobilità, sostiene di un’azienda del Sud per darvi ‘la corriera’. E vi lamentate pure!). Pensate l’avessero fatto fra Rimini e Roma o Riccione e Milano”.

Tocca al capitolo trasporti e turismo:

“TURISMO EROICO AL SUD, SENZA TRENI, AUTOSTRADE, AEROPORTI – Il Frecciargento per la Sibaritide potrebbe rendere più facile l’impresa di turisti intenzionati a raggiungere le meraviglie del golfo jonico e più difficile per Zaia e altri pisquani, dire: «Non siete bravi come noi, pur avendo il paradiso»… irraggiungibile senza i treni, le autostrade, gli aeroporti che si è accuratamente evitato di fare al Sud, per impedire facessimo concorrenza a chi finge di non sapere come stanno le cose”.

E siccome Pino Aprile è un giornalista del Sud che conosce molto bene come sono andate le cose anche nella cosiddetta Prima Repubblica, ecco un racconto sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria:

“Persino per avere una Salerno-Reggio Calabria, Giacomo Mancini, allora ministro, dovette porsi contro l’IRI, i poteri del Nord, il suo stesso governo. E la pagò con la fine della sua carriera politica nazionale”. L

Chi scrive, in quegli anni, era un ragazzino che, però, ricorda i titoli dei giornali di quegli anni, quando al socialista calabrese Mancini ne dicevano di tutti i colori. Aveva tutti contro perché voleva investire al Sud, persino i fascisti!

“Le Ferrovie dello Stato – prosegue l’approfondimento di Pino Aprile – campano di risorse pubbliche e hanno diritto di attingere dalle nostre tasche, solo per garantire uguale diritto alla mobilità a tutti i cittadini italiani. Se delegano a Trenitalia che è ‘privata’ con i soldi nostri, è legittimo il sospetto che qualcuno ci voglia fregare. E se guardo dove è concentrata la rete ferroviaria, invece di essere distribuita, quali treni scorrano a Nord e quali catorci dismessi a Sud, ne ho la certezza: sì, questi ci stanno prendendo in giro. E se ci dicono che ‘non risultano evidenti opportunità commerciali sufficienti per istituire il Frecciargento Sibaritide-Roma’, o per qualsiasi altra tratta (tanto, se è a Sud, la risposta è sempre la stessa), allora prima o poi ci stufiamo di sentircelo dire. Ecco, quel ‘prima o poi’ è arrivato: via i massimi dirigenti di Trenitalia e l’azienda sia pubblica, come i soldi che usa, perché non possa più discriminare fra chi quei soldi versa”.

Per la cronaca, visto che noi viviamo in Sicilia, non possiamo non ricordare che, oggi, nella nostra Isola, i treni sono un delirio. Per raggiungere in treno Siracusa da Trapani, ad esempio, non bastano 11 ore.

Chi scrive era già giornalista negli anni ’80 del secolo passato e ha assistito al lento e sistematico smantellamento delle ferrovie siciliane: alcune tratte erano bellissime – come il tratto che collegava Castelvetrano a Sciacca, passando da Selinunte.

Oggi, se questa tratta ferroviaria fosse stata mantenuta in vita, sarebbe turisticamente eccezionale. Invece è stata smantellata per fare risparmiare le Ferrovie dello Stato, per fare guadagnare i gestori delle linea degli autobus (privati).

Le ferrovie sono un delirio, strade e autostrade cadono a pezzi, i collegamento marittimi servono per finanziare i privati, tra scandali e inchiesta giudiziarie (se cercate su questo blog troverete decine di articoli sui trasporti marittimi).

Che dire di altro?

QUI LA PETIZIONE DI PINO APRILE

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