Reti del gas, cablaggio e altro ancora: tutti sul suolo pubblico, ma i Comuni siciliani non incassano un euro!

20 febbraio 2019

A denunciare una situazione di somma ingiustizia è il vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta. Con lui facciamo una chiacchierata a trecentosessanta gradi. Ex Province: “Se non si risolve la questione finanziaria vanno bloccate le elezioni provinciali”. Le ZES: “Scatole vuote”. La sentenza della Corte Costituzionale sugli Enti locali: “Problema serio”. Il problema della dispersione scolastica  

“La storia è la seguente. Con il denaro pubblico – in pratica, con il denaro dei cittadini – è stata realizzata la metanizzazione dei Comuni siciliani. Dopo di che, per motivi ‘misteriosi’, gli impianti sono stati affidati ai privati. I privati distribuiscono il metano ai cittadini utilizzando impianti che insistono sul suolo pubblico, incassano i soldi dai cittadini, ma ai Comuni non danno nulla. C’è o no, in questa storia, qualcosa che non funziona?”.

Dopo aver saputo che i Comuni e le ex Province siciliane pagheranno le bollette per la fornitura di energia elettrica raddoppiate – e dopo averlo comunicato ai nostri lettori (COME POTETE LEGGERE QUI) – apprendiamo un’altra ‘bella’ notizia: i Comuni siciliani senza soldi, i Comuni siciliani che tartassano i cittadini con tasse e imposte di tutti i tipi, con Autovelox, con ZTL e via continuando non incassano nemmeno un euro da coloro i quali – e come vedremo sono tanti soggetti – occupano il suolo pubblico.

Come mai? E’ il tema che affrontiamo con Paolo Amenta, il vice presidente dell’ANCI Sicilia che ci racconta sempre cose interessanti.

“Quello che succede – ci dice Amenta – è veramente incredibile. E non riguarda solo le reti del gas, ma tanti altri soggetti che occupano, con reti nel sottosuolo, il suolo dei Comuni, fatturano facendo pagare questo o quel servizio ai cittadini, ma non lasciano nulla ai Comuni. E’ così anche per il cablaggio: il sottosuolo delle città della nostra Isola è pieno di cavi per il cablaggio. Si tratta, anche in questo caso, di occupazione del suolo pubblico. In tante città assistiamo alla presenza di cabine: ebbene, è tutto gratis, i Comuni non incassano nulla!”.

Chiediamo ad Amenta: qualcuno ha posto il problema?

“Certo che il problema è stato posto – ci risponde il vice presidente dell’ANCI Sicilia con delega alle questioni finanziarie -. Sul gas, ad esempio, abbiamo condotto una lunga battaglia. Sembra che tutto sia stato chiarito: debbono pagare. Anche se non mancano le opposizioni. E lo stesso discorso vale per altri servizi”.

Passiamo alle ex Province. A che punto siamo? 

“Al punto di partenza. Non mancano le parole e le promesse, ma i risultati non si vedono. Come ripeto spesso, alle ex Province siciliane, per assicurare i servizi previsti dalla Legge, servono 500 milioni all’anno. E per ora c’è uno stanziamento di 111 milioni di euro. Il resto è propaganda”.

Cosa si deve fare?

“Si deve aprire una nuova pagina. Ma questa pagina – ripeto, al di là delle promesse – non è ancora stata aperta”.

Cosa pensate di fare?

“La mia idea è semplice: bloccare le elezioni”.

Le elezioni che dovrebbero eleggere i presidenti delle tre Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e dei sei Consorzi di Comuni?

“Esatto. Com’è noto, sono elezioni di secondo grado. Dovrebbero essere gli amministratori comunali a candidarsi. Ma se non si chiarisce la situazione finanziaria gli amministratori dei Comuni siciliani non hanno motivo di candidarsi e di celebrare le elezioni. Perché dovrebbero andare ad eleggere presidenti che, poi, si ritroverebbero senza le risorse finanziarie per assicurare i servizi ai cittadini, come prevede la Legge?”.

La soluzione possibile c’è?

“Certo che la soluzione c’è: cambiare la legge Delrio, che la Regione siciliana ha recepito. Se non si cambia la legge e non si trovano le risorse finanziarie, lo ribadisco, le elezioni provinciali sono perfettamente inutili”.

Intanto, nei giorni scorsi, il presidente della Regione, Nello Musumeci, e il suo vice, l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, sono andati a Roma per affrontare il problema delle ex Province con il Governo nazionale.

“Anche noi dell’ANCI abbiamo incontrato i rappresentanti del Governo nazionale, prima dell’incontro di Musumecui e Armao”.

E che cosa vi hanno detto a Roma?

“Che i soldi per le ex Province della nostra Isola sono stati inseriti nell’accordo tra Stato e Regione siglato qualche anno fa dall’ex assessore all’Economia, Alessandro Baccei”.

E che fine hanno fatto ‘sti soldi?

“E’ quello che stiamo cercando di capire”.

Non è che i soldi per le ex Province siciliane previsti dall’accordo Stato-Regione siglato ai tempi di Baccei sono finiti da qualche altra parte? 

“Mi auguro di no”.

Torniamo ai Comuni: com’è finita la storia dei 5 dodicesimi portati a 4 dodicesimi? Per la cronaca, parliamo della possibilità, per i Comuni siciliani, di avviare le scoperture di tesoreria: facoltà di scopertura che, a quanto pare, è stata ridotta con problemi seri per tanti Comuni siciliani. Che, in questo momento, non possono pagare stipendi, forniture e servizi per garantire la funzione pubblica 

“Non è cambiato nulla: sono stati autorizzati solo i 4 dodicesimi. Il risultato è che ci sono Comuni siciliani che non sanno come andare avanti”.

Cambiamo ancora argomento: parliamo delle ZES, Zone Economiche Speciali. 

“Una domanda di riserva non c’è?”.

Perché?

“Senta, ho visto nascere e morire le Zone France Urbane; ho visto nascere e morire le Zone Franche Doganali; ho visto nascere e morire le Zone Franche Montane. Ora siamo arrivati alle Zone Economiche Speciali: che vuole che le dica?”.

Appunto: che ci dice?

“Che queste ZES da realizzare attorno ai porti della Sicilia rischiano, là dove dovessero partire, di assestare il colpo di grazia alle aree interne della nostra Isola. Ma poi, cerchiamo di essere seri: 200 milioni di euro di credito di imposta per tutto il Sud in tre anni, di cui due già andati a vuoto: e secondo voi questo significa investire nel Mezzogiorno? Le ZES sono una scatola vuota”.

Ha letto della sentenza della Corte Costituzionale in base alla quale gli Enti locali non potranno ripianare i disavanzi ‘spalmandoli’ per trent’anni? (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

“L’ho letta”.

Si applica anche in Sicilia?

“Magari! Così salta tutto e ridiscutiamo tutto”.

Scherza?

“Ovviamente. Anche se con la sentenza della Consulta che sancisce l’impossibilità, per gli Enti locali, di ripianare i disavanzi in trent’anni c’è poco da scherzare. I giudici costituzionali sottolineano, in particolare, due punti sui quali non si può che essere d’accordo con loro: non si possono indebitare le generazioni future facendogli pagare i disavanzi del presente e non si possono indebitare gli Enti locali, per trent’anni, per pagare spesa ordinaria”.

Secondo lei come finisce ‘sta storia? Sa, glielo chiediamo sia perché non ne parla nessuno, sia perché, nel silenzio generale, i ‘giuristi’ in salsa sicula governativa – da quello che abbiamo capito – obietterebbero che il Comune che ha provocato tale sentenza era in default, mentre la Regione siciliana no… Questo, a suo avviso, potrebbe giustificare l’applicazione di tale sentenza ai Comuni in default, mentre chi non ha dichiarato il default potrebbe continuare a ‘spalmare’ disavanzi per trent’anni…

“Non entro nel merito di questa vicenda. Confermo, questo sì, che la sentenza c’è. E’ un fatto ufficiale”.

Com’è possibile che in Sicilia ci sono Comuni che hanno a disposizione fondi a bizzeffe per appalti per centinaia e centinaia di milioni e poi, però, non hanno i soldi – in alcuni casi, poche migliaia di di euro – per occuparsi degli anziani, dei minori e, per esempio, della dispersione scolastica.

“Quello della dispersione scolastica è un problema gravissimo. La SVIMEZ ci dice che in Lombardia il tempo pieno, a scuola, raggiunge quasi il 50%. Mentre in Sicilia non supera il 7%. Questi sono i veri problemi che la nostra Regione dovrebbe affrontare”.

Il tempo pieno nella scuola siciliana è ai minimi storici. L’inverno sta passando e tante scuole della nostra Isola sono rimaste senza riscaldamenti. Però, ad esempio, il Comune di Palermo si appresta spendere 450 milioni di euro per tre tratte di Tram…

“Io, da amministratore comunale, fra il Tram e il tempo pieno nella scuola non avrei esitazione: privilegerei il tempo pieno a scuola. Ciò posto, anche negli investimenti non mancano i paradossi. La Sicilia ha a disposizione 2 miliardi e 400 milioni di euro del Patto per il Sud. Sa quanti ne ha impegnati? Impegnati e non spesi?”.

No, ci dica. 

“Appena 200 milioni di euro. E sa cosa prevedono alcuni impegni di spesa di questi fondi? La realizzazione di luoghi dove portare gli animali per i propri bisogni. Testuale: l’ho letto”.

 

 

 

 

 

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