La mancata verità sulla strage di via D’Amelio e il coraggio e la determinazione di Fiammetta Borsellino

4 febbraio 2019

Veramente bella l’intervista a Fiammetta Borsellino che il servizio pubblico della RAI – nel corso della trasmissione ‘Che tempo fa’ condotta da Fabio Fazio – ha mandato in onda. Parole coraggiose e grintose, quelle pronunciate dalla figlia del grande magistrato che ancora oggi, dopo ventisette anni, cerca la verità sulla strage di via D’Amelio     

“Una verità non è sensata se non può essere spiegata a una bambina di otto anni”.

Considerazione semplice ma efficacissima, quella che Fiammetta Borsellino ha pronunciato quasi a conclusione del suo bell’intervento in RAI, durante la trasmissione Che tempo fa condotta da Fabio Fazio.

Se, come scriveva Carlo Levi, “le parole sono pietre”, le parole pronunciate dalla figlia del grande magistrato, ucciso insieme con gli uomini e le donne della sua scorta nella strage di via D’Amelio, hanno toccato il cuore e le menti di milioni di cittadini: parole che sono destinate a restare nella memoria di un Paese che non riesce a fare i conti con la verità.

Già, la verità sulla strage di via D’Amelio. Che,  distanza di ventisette anni, rimane ancora avvolta da poche luci e da molte ombre. E bene ha fatto il servizio pubblico televisivo a dare la parola a Fiammetta Borsellino.

Tante le cose interessanti dette dalla figlia del grande magistrato che continua a cercare la verità in una vicenda dove i depistaggi, come ha raccontato la stessa figlia del giudice Borsellino, sono cominciati nei minuti successivi alla strage, quando è sparita l’agenda rossa: depistaggi che poi sono continuati.

A Fabio Fazio e ai telespettatori, a proposito del depistaggio, ci regala una metafora molto centrata: una partita di calcio dove i giocatori, a un certo punto, invece di correre dietro al pallone con il quale è iniziata la stessa partita cominciano a correre dietro a un secondo pallone che qualcuno ha gettato in campo…

Certo, qualche passo avanti è stato fatto. Ma con tanta fatica e dopo tanti anni. Fiammetta Borsellino ha ripercorso la storia, drammatica e amara, di suo padre. A cominciare convegno presso la biblioteca comunale: il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della sua scorta erano saltati in aria qualche settimana prima sull’autostrada Palermo-Trapani-Mazara del Vallo, all’altezza dell’uscita per Capaci.

Borsellino, in quell’occasione, disse qualcosa di particolare?

Poi la strage, l’agenda rossa del giudice Borsellino che scompare, l’inchiesta, i depistaggi, i processi. E le condanne di persone che con la strade non c’entravano nulla: condannati sulla base di dichiarazioni che, anni dopo, si scoprirà essere false.

E siamo arrivati ai nostri giorni. Ancora oggi le tredici domande posta da Fiammetta Borsellino non hanno ricevuto risposta, come ha ricordato rispondendo a una domanda di Fabio Fazio.

Nel suo racconto sfilano fatti personaggi e cose che hanno accompagnato questa storia che attende la verità: i già citati depistaggi, il pentito Scarantino che non racconta la verità, il pentito Spatuzza che chiarisce alcuni punti importanti, gli uomini dello Stato, il dossier su mafia e appalti e via continuando.

“L’Italia è un Paese senza verità”, disse un giorno lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia. Aveva ragione guardando al passato, l’autore de Il Contesto, dalla stage di Portella della Ginestra alla strategia della tensione, sino all’omicidio di Aldo Moro. Sciascia lascerà questa Terra il 20 novembre del 1989: ma la sua tesi si è proiettata nel futuro e ancora oggi è valida: tant’è vero che, ancora oggi, cerchiamo la verità sulla strage di via D’Amelio.

Anche Francesco De Gregori, negli anni ’70, nella canzone Disastro aereo nel Canale di Sicilia, qualche cosa sui ‘misteri d’Italia’ l’aveva intuita:

“… La fabbrica di vedove volava a diecimila metri,

sulla terra siciliana, il pilota controllava l’orizzonte,

la visibilità era buona.

Il pilota era un giovane ragazzo americano,

ma faceva il soldato a Verona.

E dieci chilometri sotto,

ginestre e cemento a due passi dal mare

e case popolari costruite sulla sabbia,

nient’altro da segnalare.

Solo la tomba di un giornalista,

ancora difficile da ritrovare…”.

Foto tratta da dagospia.it

 

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