Regione, un mutuo da oltre 2 miliardi di euro per tappare il ‘buco’ provocato da Roma/ MATTINALE 270

3 febbraio 2019

La responsabilità di quanto sta avvenendo è della vecchia politica. E, in particolar modo, del centrosinistra che ha governato la Regione dal 2009 al 2017. Ma tra il 2013 e il 2017, quando sono andati in scena scippi e ‘Patti scellerati’ all’Ars c’erano anche gli esponenti di centrodestra che non dicevano nulla. Qualcosa hanno provato a fare i grillini, anche se appena arrivati. Ora il conto lo pagheranno le generazioni future dei siciliani  

Da qualche settimana la cronaca politica ci ha regalato una nuova formula linguistica: “spalmare”. Per la precisione, un miliardo e 600 milioni di euro di ‘buco’ del Bilancio della Regione siciliana sono stati “spalmati” in trent’anni. Tradotto significa che la Regione siciliana, con il consenso dello Stato, ha già contratto un mutuo da un miliardo e 600 milioni di euro che si vanno ad aggiungere ai quasi 9 miliardi di indebitamento.

Ma questo, a quanto pare, non basta. Perché ci sono altri 530 milioni di euro che, o vengono “spalmati” in trent’anni, come è stato fatto con il miliardo e 600 milioni di euro, o bisogna toglierli per metà dal Bilancio della Regione  dal Bilancio regionale di quest’anno (2019) e per metà dal Bilancio della Regione del prossimo anno (2020).

Il caos di queste ore è che, con il taglio, alla manovra economica e finanziaria della Regione di quest’anno, di circa 250 milioni di euro tanti settori della vita pubblica della nostra Isola risultano fortemente penalizzati. Due esempi sono eclatanti: il taglio di oltre 50 milioni agili operai della Forestale e altri 50 milioni di tagli al trasporto pubblico.

Al di là delle strumentalizzazioni che sono state dette in questi anni, ciò significherebbe l’abbandono del territorio boscato (con il pericolo di incendi) e il blocco dei trasporti, soprattutto per le categorie più deboli.

A questi si aggiungono i tagli già effettuati sulla sanità, i tagli alle ex Province, i tagli ai Comuni, la Formazione professionale che ormai dal 2011  non viene più finanziata dalla Regione e, per la prima volta, si comincia anche a parlare di tagli al precariato (sono a rischio i cosiddetti ex PIP, ma non solo).

Una considerazione sorge spontanea: a partire dal 2009, le finanze regionali siciliane sono andate sempre più assottigliandosi. Se oggi, dal Bilancio regionale, mancano oltre 2 miliardi di euro, se è già stato contratto un mutuo di un miliardo e 600 milioni di euro e se si profila un nuovo mutuo da 530 milioni di euro, ebbene, ci deve essere stato qualche problema.

Abbiamo già riportato le dichiarazioni di due esponenti del PD siciliano – Giuseppe Lupo, capogruppo all’Ars, e Davide Faraone, parlamentare nazionale – che attaccano l’attuale Governo regionale e, magari, il Governo nazionale dicendo che questi tagli sono insostenibili.

Questi due esponenti politici – che fanno parte del partito che è il vero responsabile di tutto quello che sta succedendo: il PD – invece di tacere, hanno pure il coraggio di parlare, chiamando in causa altri per fatti dei quali è responsabile la parte politica della quale fanno parte.

Come questo blog ripete spesso, l’attuale crisi finanziaria della Regione siciliana – che è molto più grave di quanto sembri – affonda le radici nelle scelte politiche adottate durante i cinque anni del Governo regionale di Rosario Crocetta-PD.

Sono tutte cose che, nel 2016, abbiamo previsto e descritto (QUI UNA NOSTRA INCHIESTA DI TRE ANNI ADDIETRO CHE RIGUARDA UNA PARTE RILEVANTE DELLE PENALIZZAZIONI INFLITTE ALLA REGIONE SICILIANA DAL GOVERNO RENZI E AVALLATE DAL GOVERNO SICILIANO A ‘TRAZIONE’ PD).

E’ vero, già nella primavera dello scorso anno, in occasione della ‘parifica’  del Bilancio 2017, la Corte dei Conti segnalava l’esigenza di una manovra da oltre 2 miliardi di euro. Prescrizione ribadita dalla magistratura contabile nello scorso novembre.

Tra le entrate della Regione, già nello scorso anno, c’erano oltre 2 miliardi fittizi: cioè crediti inesigibili, definiti tecnicamente residui attivi.

La domanda che di dobbiamo porre è: perché, nel 2017, quando ancora la regione siciliana era governata dal centrosinistra, compaiono questi 2 miliardi di entrate fittizie?

La risposta è semplicissima: perché le entrate ‘buone’ – cioè i soldi veri e non le entrate fantasiose – erano già state tolte dal Bilancio della Regione.

Il Bilancio della Regione siciliana, durante i Governi a guida PD, ha subito due ‘assalti’ che noi, in questi anni, abbiamo denunciato e documentato. Rivediamoli in sintesi.

Il primo ‘assalto’ è stato portato con i due ‘Patti scellerati’: quello Renzi-Crocetta del giugno 2014 e quello – sempre ‘Patto’ Renzi-Crocetta – del giugno 2016. Contestualmente dal Bilancio della Regione, dal 2014 in poi, vengono tolti un miliardo e 340 milioni di euro all’anno a titolo di ‘solidarietà’ verso lo Stato; idem per le le ex nove Province, alle quali vengono tolti circa 240 milioni di euro all’anno, sempre a titolo di contributo di ‘solidarietà’ per risanare i conti dello Stato più altri 220 milioni di euro circa di RC auto.

Tre anni fa il Governo nazionale ha ‘sistemato’ anche alcune pendenze che aveva nei confronti della Regione. Da anni la Regione siciliana trascinava nel proprio Bilancio, fra le entrate, soldi che vari soggetti – e tra questi c’era anche lo Stato – non versavano. Così, nel 2015, la regione siciliana – con il voto del Parlamento dell’Isola – ha cancellato con un colpo di spugna 10 miliardi di crediti ‘inesigibili’.

Ma erano tutti ‘inesigibili’ tali crediti? Noi, tre anni fa, abbiamo posto questa domanda. E la domanda se la sono posta e l’hanno posta anche i parlamentari del Movimento 5 Stelle (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

Così arriviamo al paradosso: tre anni fa, dal Bilancio della regione, sono stati cancellati 10 miliardi di crediti e non si è mai capito se erano o no tutti inesigibili; nel 2018, quando la Corte dei Conti ‘parifica’ (cioè approva) il Bilancio consuntivo 2017 certifica che, fra le entrate, ci sono oltre 2 miliardi di residui attivi (cioè di entrate fittizie).

C’è o no qualcosa che non va in tutta questa storia?

Il centrosinistra che ha governato la Regione siciliana ha grandissime responsabilità. Ma all’Ars, tre anni fa, c’erano anche i parlamentari di centrodestra: e c’era anche l’attuale presidente della Regione, Nello Musumeci. Ebbe e, noi non ricordiamo sua dichiarazioni su tali fatti.

Dopo di che la Regione, oggi, è senza soldi. E cosa si sta facendo? Invece di chiedere allo Stato i soldi che ci ha rubato è già stato contratto un mutuo da un miliardo e 600 milioni di euro e, con molta probabilità, ne verrà contratto un altro da 530 milioni di euro.

Traduzione: i soldi che i Governi nazionali di centrosinistra hanno sottratto alla Regione siciliana negli anni passati (e che, in parte, continuano a sottrarre: ancora oggi la Regione siciliana paga un miliardo e 340 milioni di euro all’anno, forse qualcosa in meno grazie all’attuale Governo nazionale: ma solo qualcosa in meno: il grosso rimane) li pagheranno, di tasca propria, i siciliani.

Li pagheranno gli attuali cittadini siciliani: e li pagheranno, soprattutto, i siciliani che debbono ancora nascere. “Spalmare”, infatti, significa trasferire il debito che si è creato sulle spalle delle generazioni future. Che avranno un motivo in più per lasciare la Sicilia, forse anche prima di arrivare all’università.

 

 

 

 

 

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