Monte Pellegrino a Palermo: si ‘studiano’ le pareti rocciose con 3,7 milioni di euro pensando a Newton…

2 febbraio 2019

Si tratterà di studi e di ‘studiosi’ importantissimi – così ci sembra di capire leggendo il comunicato della presidenza della Regione siciliana – messi in campo per evitare che i massi rotolino giù lungo Monte Pellegrino. Del resto, le leggi sulla caduta dei gravi sono molto importanti e vanno pagate bene: in questo caso 3,7 milioni di euro… Newton e ‘studi’ a parte, a quando il rimboschimento di Monte Pellegrino?

E’ noto che Newton mutuò da Galileo il principio di inerzia, arrivando alla legge della gravitazione universale, unificando il moto dei corpi celesti con la caduta dei gravi sulla Terra. Ed è proprio riflettendo su Newton che la presidenza della Regione ha pensato di provare a bloccare la caduta dei massi dal monte Pellegrino di Palermo. Come? Facendo ‘cadere’ 3,7 milioni di euro per ‘studi’…

Insomma, la Regione siciliana è in bolletta, sta tagliando fondi a tutti, ma per fortuna si salva la Fisica con la effe maiuscola. Già è una cosa, no?

“Caduta massi e crolli dalle pareti rocciose di Monte Pellegrino – ‘canta’ un comunicato stampa di Palazzo d’Orleans, sede del Governo regionale siciliano -: finanziate le indagini tecniche per la stesura della progettazione esecutiva. Ne dà notizia il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in qualità di commissario di governo contro il dissesto idrogeologico nell’Isola, dando così seguito al piano di sicurezza già avviato nel luglio dello scorso anno con i primi lavori di consolidamento e che ora vede la seconda tappa del percorso, utile a garantire la piena sicurezza del sito”.

“Per l’esattezza – leggiamo sempre nel comunicato – verranno eseguiti studi tecnici, per un importo complessivo di 3,7 milioni di euro, sui tre versanti di Monte Pellegrino, sia in quelli più problematici e rischiosi, Addaura e Mondello, sia in quello Vergine Maria”.

“Interveniamo ancora una volta e in modo tempestivo – commenta il presidente Nello Musumeci – per scongiurare il rischio di cadute massi, con grave pericolo per l’incolumità dei residenti e degli automobilisti che percorrono le strade a valle. Verifiche di tal genere sono propedeutiche ad una progettazione esecutiva e, quindi, cantierabile, in grado di risolvere il problema in modo definitivo”.

“Lo studio di ingegneria – prove di impatto ambientale, analisi geotecniche e geologiche – indicherà, in modo dettagliato, gli strumenti da predisporre e le modalità operative, distinguendo – conclude il comunicato – tra interventi di protezione attiva, quali le reti e le funi, e di protezione passiva, ossia le barriere paramassi”.

Così, per curiosità: ma gli alberi ‘inghiottiti’ qualche anno fa dagli incendi quando verranno piantato nel Monte Pellegrino? Sembra, infatti, che gli alberi blocchino le frane in modo molto più semplice – ed economico – degli ‘studi’…

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