Mariella Ippolito: “Musumeci dice che ho lavorato male? L’ho votato e continuo a stimarlo”

17 gennaio 2019

Gira voce che il presidente della Regione, Nello Musumeci, avrebbe chiesto all’assessore al Lavoro e alla Famiglia, Mariella Ippolito, di dimettersi. Vero? Falso? Noi siamo andati a intervistare l’assessore. Che ci ha parlato di tante cose. Da Raffaele Lombardo al Reddito di cittadinanza, dagli ex sportellisti al Governo nazionale. E viene fuori che…  

Con Mariella Ippolito, assessore regionale al Lavoro e alla Famiglia, dovremmo parlare di un’indiscrezione che circola con insistenza da qualche giorno: le pressioni che avrebbe ricevuto per presentare le dimissioni. Invece siccome sappiamo che, da qualche tempo, è alle prese con una frattura che le sta provocando problemi non indifferenti, cominciamo la nostra intervista facendoci raccontare cosa le è successo:

“E’ successo – ci dice – che ho preso una botta che, lì per lì, mi sembrava una cosa di poco conto. Sono andata avanti per un mese. la situazione è peggiorata e così, a un certo punto, mi sono recata in ospedale. Li mi hanno fatto la radiografia e mi hanno detto: ‘Tranquilla, dottoressa, non c’è niente. Tutto a posto’. A me, però, il mio tallone, non sembrava molto a posto. Così ho chiesto ai medici: ‘Scusate: possiamo fare una Risonanza magnetica? Così abbiamo fatto la Risonanza. Ed sono venute fuori due doppie fratture al tallone. A questo punto avrebbero voluto intervenire chirurgicamente”.

E lei che ha risposto?

“Ho risposto di no, che, in ogni caso, non mi sarei fatta operare lì”.

Scusi, assessore, ma in quale ospedale è successo tutto questo?

“A Caltanissetta”.

Dopo l’ospedale di questa città si è fatta visitare da qualche altra parte?

“Sì, nel piccolo ospedale di Mussomeli”.

E com’è andata?

“Mi hanno fatto la TAC. E hanno detto che non c’era bisogno di alcun intervento chirurgico. Così mi hanno ingessata. Per quarantacinque giorni ho portato il gesso. Che ho tolto da qualche giorno”.

Tutto a posto, adesso?

“Ma quando mai. Il callo osseo non s’è formato, perché soffro di osteoporosi. Devo restare a riposo. Detto questo, mi piace sottolineare che all’ospedale di Mussomeli ho trovato grande professionalità. A mio avviso l’ospedale di Mussomeli non deve chiudere”.

Che idea s’è fatta della sua disavventura sanitaria?

“Penso sorridendo a quello che, scherzando, diceva un vecchio presidente dell’Ordine dei medici di Caltanissetta o forse di Agrigento”.

E che diceva?

“Che in Sicilia la vera sanità consiste in un bel biglietto aereo…”.

Andiamo alla sua attività di assessore. Girano tante voci…

“Alle voci non dò alcun peso”.

Agli articoli di giornale sì, però.

“Ho letto varie notizie non virgolettate. Ho letto, per esempio, che, in conferenza stampa il presidente della Regione, Nello Musumeci, avrebbe detto che io non ho fatto bene. Io e altri. Poi ho letto anche le pagelle: mi hanno dato quattro. Qui ci sono rimasta male: sa, a scuola prendevo sempre dieci. Poi ho anche letto che la Befana mi avrebbe portato il carbone…”.

Ne ha parlato con il presidente Musuneci?

“No”.

Ci racconta un po’ della sua esperienza di assessore? Chissà, conoscendo un po’ i personaggi della politica siciliana, magari  riusciamo a capire perché girano certe voci…

“L’assessorato che gestisco è complesso e delicato. Sono due dipartimenti – Lavoro e Famiglia – che si occupano di temi che interessano direttamente la vita delle persone. E’ una grande responsabilità che ho avvertito sin dal primo giorno. Sa, quando c’è di mezzo il lavoro, c’è di mezzo il futuro e la stessa vita delle persone”.

Se non ricordiamo male, una delle prime questioni che ha dovuto affrontare è stata quella che riguarda gli ex PIP e gli ASU.

“Ricorda bene. Una vicenda complicata. C’era l’INPS che si rifiutava di pagare questo personale – parliamo di un bacino di oltre sei mila persone – perché era scaduta la convenzione con la Regione. Mi sono recata a Roma. E…”.

E si è incatenata.

“Per l’appunto. Sono entrata subito nel cuore di questa storia e nel cuore di queste persone. Vengono pagati con retribuzioni basse. E riescono a tirare avanti con sacrifici. Come si possono lasciare oltre seimila persone senza retribuzione? Molti di loro sono sposati – alcuni sposati tra di loro – e hanno anche figli. Così mi sono catapultata negli uffici dell’INPS, a Roma, e ho chiesto di incontrate il presidente Tito Boeri. Ho detto: se non mi ricevete non me ne vado”.

E com’è finita?

“Mi hanno ricevuta. E’ stata sistemata la questione convenzione e i lavoratori hanno ricominciato ad essere retribuiti. Anche se rimane in piedi la vicenda relativa alla stabilizzazione”.

All’Ars hanno provato a stabilizzare gli ex PIP nella Resais. Ma pare ci siano problemi…

“Sì, la norma è stata impugnata. La Regione ha fatto opposizione e ora attendiamo il giudizio del Consiglio di Stato”.

Ci sono sempre i precari ASU…

“Ci occuperemo anche di loro”.

Lei ha trattato con il Governo nazionale per la questione Reddito di cittadinanza. Che, per essere erogato, presuppone il corretto funzionamento dei Centri per l’impiego. A che punto siamo con questa storia?

“Ci sono stati vari incontri”.

Ai quali lei ha preso parte con il tallone dolorante…

“Anche. La situazione è la seguente: in Sicilia ci sono 65 Centri per l’impiego e circa mille e 780 dipendenti”.

E a Roma gli sono sembrati troppi…

“Certo, considerato che in tutti i Centri per l’impiego dell’Italia ci sono circa 8 mila dipendenti, quelli della Sicilia possono sembrare troppi. In realtà, il problema non è questo. Il problema è capire quali sono le criticità”.

Avete esaminato le criticità dei Centri per l’impiego della Sicilia?

“Certo. Abbiamo effettuato una ricognizione con i parlamentari della commissione Lavoro del Senato. Una visita ufficiale. A Termini Imerese, ad esempio, i telefoni erano finti. A Palermo la gente è costretta a prendere il turno di notte. Insomma, c’è un problema di riorganizzazione del lavoro di questi uffici. Nel rispetto di chi vi lavora e degli utenti. Sempre con riferimento a Palermo, ho inviato due richieste al sindaco, Leoluca Orlando, chiedendogli nuovi locali. Ancora non ho ricevuto risposta. Preciso che sono i Comuni che devono mettere a disposizione i locali. Poi c’è anche un problema di collegamento nazionale, questione tutt’altro che secondaria. Insomma, il lavoro da fare c’è: c’è da erogare il Reddito di cittadinanza, poi Garanzia giovani. Il personale non mi sembra in eccesso. Anzi”.

A proposito di politiche del lavoro, è aperta la questione dei dipendenti degli ex Sportelli multifunzionali. Qual è la sua posizione?

“La mia posizione, su questi lavoratori, è sempre stata chiara. Stiamo parlando di personale qualificato che è stato formato con le risorse della Regione. Per quale motivo non dovrebbe essere impiegato nelle politiche del lavoro, in una Sicilia che ha urgente bisogno di mettere in contatto domanda e offerta di lavoro?”.

La nostra sensazione è che lei si sia esposta un po’ troppo in favore dei lavoratori: e questo alla vecchia politica siciliana non piace. Alla vecchia politica siciliana le politiche del lavoro non sono mai andate a genio: qui in Sicilia la domanda e l’offerta di lavoro si incontrano nelle segreterie dei deputati…

“Io ho solo fatto il mio lavoro, con abnegazione, nell’interesse della collettività. Tra l’altro, io non ho una segreteria. Di altre cose non posso parlare, perché non le conosco. So solo che io e i miei collaboratori abbiamo dato l’anima nel nostro lavoro, soprattutto in alcune vertenze”.

Tipo?

“Almaviva, per esempio. C’erano duemila persone che rischiavano il posto di lavoro. Ci siamo spesi senza risparmio e i risultati non sono mancati”.

Ma lo sa che ci sono persone convinte che Almaviva ci sia ancora per merito di qualche sindaco di centrosinistra? 

“Prendersi i meriti degli altri fa parte delle miserie di un modo di fare politica che non mi appartiene”.

E sui tirocini?

“Sui toricini, mi consenta, abbiamo fatto un buon lavoro. Parlano i numeri: 15 mila tirocini obbligatori, 30 mila extracurriculari. Insomma gli Avvisi 20, 21 e 22 sono andati bene. C’è anche il sì della Corte dei Conti. Sono stati sei mesi di lavoro intenso. A me – che nella vita faccio la farmacista e sono abituata alle cose pratiche – sei mesi sono sembrati un’eternità. Ma mi hanno spiegato che, anzi, siamo stati celeri”.

E glielo confermiamo noi: i tempi della Regione siciliana – si lasci servire – sono altri. C’è stato anche il problema delle categorie svantaggiate.

“Siamo intervenuti anche in favore delle categorie svantaggiate. Abbiamo istituito l’Osservatorio sulla disabilità, coinvolgendo pazienti e familiari. Nel complesso, abbiamo impegnato 540 milioni di euro per l’inclusione sociale. Poi il Reddito di libertà per le donne: 200 mila euro, certamente una somma contenuta. Ma era importante dare il segnale. Poi, ancora, il Reddito d’inserimento, i Cantieri di lavoro e di servizio. E un milione di euro per affrontare il problema della violenza sulle donne: provvedimento che sono riuscita a fare inserire con violenza… E, ancora, l’Ufficio immigrazione e il Consiglio di parità”.

Parliamo di politica. O meglio, di alleanze politiche. Lei viene data in quota Autonomisti di Raffaele Lombardo. 

“Guardi, Lombardo lo conosco da circa un anno. Ma svolgo attività sociale da sempre nel paese dove vivo e dove esercito l’attività di farmacista: Milena. Con la politica elettorale mi sono misurata la prima volta cinque anni fa, con la lista di Antonio Ingroia. E poi un anno fa, in occasione delle elezioni regionali. I Popolari e Autonomisti mi hanno offerto la candidatura. E ho accettato”.

Com’è finita?

“Tutto sommato bene. Ho fatto campagna elettorale, sì e no, negli ultimi quindici giorni. E gli elettori della mia provincia – Caltanissetta – mi hanno premiato con poco più di 2 mila e 200 voti”.

Che non sono pochi.

“L’ho detto: faccio attività sociale da anni. La gente mi conosce”.

E il ‘premio’ nel Governo regionale com’è arrivato?

“E’ stata un’idea del senatore Antonio Scavone”.

E l’idea di metterla fuori dal Governo regionale di chi è?

“Non posso rispondere, perché non ho elementi per rispondere a una domanda del genere. Una cosa, però, la posso dire”.

Dica.

“Che mi sento un po’ in colpa. La frattura del tallone, con tutte le conseguenze che mi ha creato, mi ha un po’ allontanato dal lavoro. E mi dispiace tantissimo. Poi debbo dire un’altra cosa e vorrei che lei lo scrivesse con chiarezza: in questi mesi ho incontrato spesso gli esponenti del Governo nazionale e i parlamentari che sostengono lo stesso Governo: Di Maio, Catalfo, Trentacoste, Campagna e altri ancora. Tutti molto attenti verso il Sud e la Sicilia”.

Domanda finale. Assessore, dobbiamo comunicarglielo: in giro si dice che la stanno costringendo a dimettersi perché il presidente Musumeci non se la sente di ‘dimetterla’…

“Sono una signora e, anche in politica, non mi occupo di pettegolezzi. Ho sostenuto Musumeci e ho fatto votare per lui. E la mia stima rimane incondizionata”.

Foto tratta da comunicato.it

 

 

 

 

 

 

 

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